Diritti

Giappone: almeno il 30% di donne dirigenti nelle aziende

Entro il 2023 il Governo mira a raggiungere questo obiettivo, secondo la bozza di piano pubblicata dal Gender Equality Bureau. Perché “una maggiore diversità può contribuire all’innovazione e alla crescita”
Credit: Ryoji Iwata
Chiara Manetti
Chiara Manetti giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
7 giugno 2023 Aggiornato alle 10:00

Per “favorire l’avanzamento delle donne” il Governo giapponese ha annunciato che si impegnerà a ottenere che rappresentino almeno il 30% dei direttori nelle grandi aziende entro il 2030. Lo rivela la bozza visionata da Bloomberg e rilasciata dal Gender Equality Bureau, l’Ufficio per l’uguaglianza di genere istituito nel 2001 come divisione dell’Ufficio di Gabinetto giapponese per pianificare e coordinare le politiche del Governo nipponico in materia di uguaglianza di genere.

Una decisione volta a “promuovere lo slancio per l’avanzamento delle donne nella società nel suo complesso” perché “garantire la diversità è essenziale per realizzare una società in cui uomini e donne possano sfruttare al meglio la propria individualità e le proprie capacità, oltre a contribuire alla crescita sostenibile delle aziende e allo sviluppo dell’economia giapponese attraverso la creazione di innovazione e la promozione della trasformazione aziendale”, spiega la bozza.

Il Giappone si è posizionato al 104° posto su 190 Paesi nello studio Women, Business and the Law pubblicato a marzo dalla Banca mondiale relativo alle opportunità economiche per le donne, mentre ha conquistato il 116° scalino su 146 nel Global Gender Gap Report dello scorso anno del World Economic Forum, molto al di sotto di tutti i suoi omologhi del G7, che si è tenuto a Hiroshima dal 19 al 21 maggio 2023. In vista del vertice, all’inizio del mese di maggio, il primo ministro giapponese Fumio Kishida ha annunciato che entro il 2030 quasi un terzo delle posizioni dirigenziali nelle principali aziende saranno occupate da donne, in un tentativo di risolvere lo scarso record del Paese sull’uguaglianza di genere.

Il Giappone aveva affrontato molte critiche per via della mancanza di donne in posizioni di rilievo nel settore privato e nella vita pubblica: l’anno scorso rappresentavano solo l’11,4% dei dirigenti nelle principali società quotate in Giappone, spiega il Guardian. Secondo le nuove disposizioni, le società quotate sul mercato primario dovranno avere almeno 1 donna nel consiglio di amministrazione entro il 2025; almeno il 30% delle donne in ruoli dirigenziali nelle principali aziende del Paese entro il 2030; garantire che i dipendenti maschi abbiano diritto al congedo di paternità; un sistema per mantenere inalterato il reddito per la famiglia anche quando si lavora a orario ridotto almeno finché i figli non abbiano compiuto 2 anni.

Per raggiungere i nuovi obiettivi, il Governo farà pressione affinché questa sfida venga inserita nei regolamenti delle società quotate nel Prime Market Index della Borsa di Tokyo già a partire da quest’anno, “entro la fine del 2023”. Ma il progetto abbozzato non prevede esclusivamente interventi in materia dirigenziale ed economica: tra le altre proposte, ci sono quelle volte a realizzare “una società in cui le donne possano vivere con dignità e orgoglio”. Tra queste, il rafforzamento delle misure contro la violenza coniugale, contro i reati sessuali e la violenza sessuale, il sostegno alle “donne con problemi difficili”.

Il Giappone ha cercato di ampliare e incentivare l’accesso delle donne nella forza lavoro per compensare l’invecchiamento della popolazione e il calo demografico ma, spiega Bloomberg, ha a lungo faticato a raggiungere i suoi obiettivi. L’anno scorso, circa il 18,7% delle società del Prime Market non aveva amministratrici. Altro obiettivo del piano: fornire indipendenza finanziaria alle donne. Molte, in Giappone, sono costrette a svolgere lavori irregolari mal pagati dopo aver avuto dei figli.

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