Diritti

Il report che smaschera la repressione in Venezuela

In una dettagliata indagine, Amnesty International denuncia la collusione dei mass media vicini al dittatore Maduro e le gravi violenze nel Paese. Chiedendo un intervento del Tribunale penale
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
11 febbraio 2022 Aggiornato alle 21:00

Non è la prima volta che le organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani puntano il dito contro le politiche repressive impiegate in modo massiccio e sistematico del dittatore socialista Nicolas Maduro, Presidente della Repubblica Bolivariana del Venezuela dall’aprile del 2013.

Una ricerca appena diffusa da Amnesty International in collaborazione con Foro Penal e Centro para los defensores y la justicia (due organizzazioni umanitarie venezuelane) ha messo in luce il rapporto tra le violenze perpetrate contro qualsiasi forma di dissenso e i messaggi fuorvianti veicolati tramite i mezzi d’informazione fedeli al governo Maduro.

«Conosciamo le politiche repressive del governo Maduro. La nostra ricerca documenta casi in cui vi è stata un’elevata correlazione tra stigmatizzazione pubblica e arresti arbitrari politicamente motivati. Questa correlazione è un nuovo indicatore di una sistematica politica di repressione che conduce alla persecuzione, un crimine contro l’umanità su cui il Tribunale penale internazionale è chiamato a indagare», ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice per le Americhe di Amnesty International.

Cosa si intende, però, per stigmatizzazione? Già nel 2011, il Relatore speciale delle Nazioni Unite sugli “Human Rights Defenders”, aveva definito questo fenomeno come la tendenza da parte degli organi dello Stato e dei mass media a descrivere gli attivisti per i diritti umani come “terroristi”, “nemici dello Stato” o “oppositori politici”, con l’obiettivo di delegittimarne il lavoro.

Da anni ormai il Venezuela sta attraversando una drammatica crisi economica. Secondo quanto riportato dal Global Network against Food Crises, un’agenzia sovvenzionata dall’ONU, nel 2019 la crisi alimentare ha raggiunto livelli senza precedenti, attestandosi come la quarta più grave al mondo, dopo Yemen, Repubblica Democratica del Congo e Afghanistan. Dal 2015 abbiamo assistito a un vero e proprio esodo: oltre un sesto dei venezuelani è fuggito dal Paese, scatenando quella che le Nazioni Unite hanno definito una delle “emergenze rifugiati” più gravi del Pianeta.

Non è certo un caso quindi che negli ultimi anni il rapporto sinergico tra le testate giornalistiche vicine a Maduro e la repressione delle proteste si sia rafforzato ulteriormente: nel periodo esaminato si sono registrati più di 1.200 arresti arbitrari. Servendosi dei dati raccolti e applicando una serie di modelli statistici, le due Ong sono giunte a risultanti inquietanti: nel 2019 vi sarebbe stata una correlazione tra i due fenomeni nel 29% dei casi, nel 2020 sarebbe salita al 42% e nel 2021 avrebbe sfiorato il 77%.

Il nesso tra la stigmatizzazione da parte dei mezzi di comunicazione e gli arresti arbitrari per motivi politici varia di anno in anno a seconda delle diverse forze di sicurezza coinvolte. Nel 2019, nel 74% dei casi erano stati i servizi d’intelligence (Direzione generale del controspionaggio militare e Servizi segreti bolivariani nazionali); nel 2020, nel 92% degli arresti erano intervenute le unità della Polizia bolivariana nazionale, tra cui le Forze speciali d’azione; nel 2021, infine, hanno operato maggiormente organi civili e decentrati, come la polizia municipale e i Corpi d’indagine scientifica, penale e criminale.

Inoltre, si è osservato che da gennaio 2019 a giugno 2021, lo stretto legame tra la narrazione discriminatoria portata avanti dal programma televisivo Con el mazo dando e gli arresti di natura politica compiuti dai servizi militari è sfociato nel 94% dei casi in processi di civili davanti a tribunali militari.

I mezzi di comunicazione coinvolti sono sia privati che pubblici, portali web, programmi televisivi e blog: in particolare, El Mazo Dando, Misión Verdad e Lechuguinos. Nella maggior parte dei casi si tratta di contenuti e format finanziati dal regime, come nel caso della rete televisiva nazionale Venezolana de Televisión (VTV). Non è raro che il Ministero del Potere Popolare for Foreign Affairs (MPPRE) pubblichi i suoi servizi sul proprio sito web.

Al momento il Tribunale penale internazionale ha aperto un’indagine sui crimini contro l’umanità in Venezuela. Le tre organizzazioni hanno quindi chiesto all’Ufficio del Procuratore di inserire i risultati della ricerca nel fascicolo giudiziario.

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