Ambiente

Caldo mortale: entro il 2100 ucciderà 60 volte di più

Il nuovo studio pubblicato su Lancet racconta i rischi delle ondate di calore con città a 50 gradi, soprattutto in Medio Oriente e Nord Africa. Se limiteremo il surriscaldamento, potremo prevenire l’80% delle morti
Credit: Edouard Bossé
Tempo di lettura 3 min lettura
7 aprile 2023 Aggiornato alle 09:00

Quello che fino a qualche decennio fa poteva sembrare fantascienza è oggi già realtà: in decine e decine di città nel Medio Oriente e nel Nord Africa, ogni estate si vive a cinquanta gradi. Sono infatti in aumento i luoghi in cui si raggiungono regolarmente i 45° e oltre e se non riusciremo ad arginare l’avanzata del surriscaldamento globale andrà sempre peggio, con milioni di famiglie costrette alla fame o a fuggire.

Per contro però, oltre l’80% delle morte legate alle ondate di calore previste in questi luoghi entro la fine del secolo potranno essere prevenute se il riscaldamento globale sarà limitato entro i +2° gradi, afferma ora un nuovo studio pubblicato su The Lancet Planetary Health.

Le aree del mondo conosciute come Mena (Middle East and North Africa) oggi sono alle prese con una forte siccità, carenza di risorse idriche e temperature elevate, esponendo popolazione e biodiversità agli effetti devastanti della crisi del clima. Quest’area si sta scaldando al doppio della media globale: ciò significa che le temperature massime durante l’anno saliranno a oltre i 50°C da qui al 2100, rendendo invivibili diverse città.

Lo studio indica che circa entro fine secolo 123 persone su 100.000 moriranno ogni anno solo per cause legate al calore. Una media che è sessanta volte maggiore rispetto alle morti legate al caldo di oggi e molto più alta delle previsioni più disastrose per il resto del Pianeta. Ciò dovrebbe essere un motivo in più di preoccupazione per i leader mondiali che a fine anno si incontreranno proprio in questi territori, a Dubai, negli Emirati Arabi dove si terrà la COP28, Conferenza delle parti sul clima. Emirati che oggi, causa petrolio, sono responsabili delle emissioni che surriscaldano il globo.

I ricercatori della London School of Hygiene & Tropical Medicine (Lshtm) che hanno realizzato lo studio pubblicato su Lancet hanno analizzato le possibili condizioni di caldo in 19 Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa a seconda di vari scenari.

In caso di emissioni elevate la maggior parte della zona Mena sperimenterà livelli sostanziali di riscaldamento entro il 2060 sino a un aumento medio di mortalità che va dai due decessi su centomila di oggi a circa 123 su 100.000 nel periodo tra il 2081 e il 2100.

Il Paese che pagherà il conto maggiore in termini di vittime sarà l’Iran con un tasso di mortalità che potrebbe arrivare a 423 morti per 100.000 abitanti, ma anche con i territori palestinesi (186), l’Iraq (169) e Israele (163) avranno impatti devastanti, così come gli stati del Golfo più piccoli, come il Qatar e gli Emirati Arabi Uniti, vedranno aumenti relativi delle morti legate al caldo.

Se però «il riscaldamento globale sarà limitato a 2°C si eviteranno gli impatti catastrofici sulla salute stimati nel nostro studio», sostiene Shakoor Hajat, autore principale e professore di salute ambientale globale presso il Lshtm. «Anche con un’azione più forte, i paesi della regione devono sviluppare modi diversi dall’aria condizionata per proteggere i propri cittadini dai pericoli del caldo estremo», ricorda infine l’esperto.

Leggi anche
Clima
di Giacomo Talignani 4 min lettura
Futuro
di Redazione 2 min lettura