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L’alcol fa male sempre, anche poco

Una revisione sistematica ha confermato le indicazioni dell’Oms: bere una quantità moderata di alcol comporta “un rischio significativamente maggiore di mortalità”. Nelle donne più che negli uomini
Credit: Cottonbro studio
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
6 aprile 2023 Aggiornato alle 09:00

Qual è l’associazione tra l’assunzione giornaliera media di alcol e il rischio di mortalità?

A rispondere una volta per tutte ci prova ora una revisione sistematica pubblicata sulla rivista Jama Network Open e basata sull’esame di 107 studi che hanno coinvolto complessivamente oltre 4,8 milioni di partecipanti.

«L’idea che l’alcol faccia bene alla salute è fortemente radicata in molte culture», ha dichiarato al Time Tim Stockwell, ex direttore del Canadian Institute for Substance Use Research (Cisur) della University of Victoria e coautore della meta-analisi.

Una tesi che nel corso degli anni è stata spesso supportata in modo fuorviante dalle stesse ricerche scientifiche. Si trattava in molti casi di cosiddetti “studi osservazionali”, ovvero che non prevedono l’intervento sperimentale dei ricercatori ma solo l’osservazione del fenomeno.

Un metodo tra i più comuni nell’ambito della ricerca clinica ma che rischia di incorrere più facilmente in bias, distorsioni e problemi di validità.

Nel 1926, in pieno proibizionismo, il biologo della John Hopkins Raymond Pearl pubblicò un saggio intitolato “Alcohol and longevity”, nel quale sosteneva che “la mortalità tra i bevitori moderati è generalmente uguale o inferiore a quella tra gli astemi totali, e la longevità media è maggiore”.

O al contrario che “l’aspettativa di vita dei bevitori moderati, sia maschi che femmine, è più alta a tutte le età rispetto all’aspettativa di vita degli astemi”.

Ma in tutti i casi esaminati dalla nuova revisione, i ricercatori hanno rilevato in primo luogo come nessuna quantità di consumo di alcol abbia aiutato a prevenire la morte o allungato la vita.

Al contrario, è stato evidenziato «un rischio significativamente maggiore di mortalità tra le bevitrici che bevevano 25 grammi o più al giorno e tra i bevitori che bevevano 45 grammi o più al giorno».

«A livelli più alti per bevanda, le donne sembrano essere a maggior rischio di mortalità rispetto agli uomini», ha aggiunto Stockwell, secondo cui questo potrebbe dipendere dal fatto che le donne hanno in media una statura più piccola degli uomini, quindi possono essere danneggiate da un minor quantitativo di alcol.

Per tradurre questi numeri nella nostra esperienza quotidiana, si consideri che 12 grammi di etanolo corrisponde approssimativamente a un bicchiere di birra da 33 cl o uno di vino da 125 ml o ancora un bicchierino di liquore da 40 ml.

Quindi qual è la quantità giusta di alcol per non correre rischi? All’inizio di quest’anno, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dato una risposta chiara: nessuna, dal momento che “non esiste una quantità sicura che non influisca sulla salute”.

«Non possiamo parlare di un cosiddetto livello sicuro di consumo di alcol. Non importa quanto bevi: il rischio per la salute del bevitore inizia dalla prima goccia di qualsiasi bevanda alcolica», ha spiegato Carina Ferreira-Borges, consulente regionale per Alcol e droghe illecite presso l’Ufficio regionale europeo dell’Oms.

In altre parole, non ci sono prove attualmente disponibili che indichino l’esistenza di una soglia al di sopra della quale si attivano gli effetti cancerogeni dell’alcol e cominciano a manifestarsi nel corpo umano.

«L’unica cosa che possiamo dire con certezza – ha concluso Ferreira-Borges – è che più bevi, più è dannoso o, in altre parole, meno bevi, più è sicuro». Semplice. Come bere un biccher d’acqua.

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