Diritti

Anoressia, FdI: in carcere chi spinge alla magrezza estrema?

Il ddl di Fratelli d’Italia vuole istituire il reato di istigazione ai disturbi del comportamento alimentare. Non è la prima proposta che punta a colpire la galassia di siti Pro Ana e Pro Mia. Ma è la strada giusta?
Credit: gustavo fing
Costanza Giannelli
Costanza Giannelli giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
29 marzo 2023 Aggiornato alle 09:00

Colpisce 4 milioni di persone solo in Italia, in gran parte giovani tra i 14 e i 25 anni, eppure quella dei disturbi alimentari è un’epidemia “silenziosa”. Se ne parla in quando escono i dati (sempre più allarmanti), nelle giornate dedicate o quando i casi di cronaca lo rendono inevitabile, ma aiutare chi ne soffre è ancora complicato, sia perché non abbiamo abbastanza mezzi, sia perché lo stigma sociale è ancora molto forte. Eppure, per 4.000 giovani all’anno queste patologie diventano mortali, al secondo posto tra le cause di morte dopo gli incidenti stradali.

Per combattere questa “malattia sociale”, che negli ultimi 3 anni ha registrato il 40% di diagnosi in più e il doppio delle richieste di ricovero, Fratelli D’Italia ha proposto la via della penalizzazione, attraverso l’introduzione del reato di istigazione all’anoressia e alla bulimia.

Presentato il 15 marzo proprio in occasione della Giornata del Fiocchetto Lilla, il ddl 559, Disposizioni in materia di disturbi del comportamento alimentare, prevede l’introduzione di uno psicologo nelle scuole per aiutare i ragazzi fin dai primi sintomi ma, come ha spiegato il primo firmatario, il sen. Alberto Balboni, alla prevenzione affianca la «repressione», perché «siamo al limite dell’istigazione al suicidio».

Per questo, il secondo dei 5 articoli che compongono il ddl prevede l’introduzione del reato di istigazione “a pratiche idonee a provocare un disturbo del comportamento alimentare”: chiunque, con qualsiasi mezzo, determina o rafforza l’altrui proposito di ricorrere a condotte alimentari idonee a rafforzare o provocare disturbi del comportamento alimentare e ne agevola l’esecuzione, “è punito con la reclusione fino a due anni e la sanzione amministrativa da euro 20.000 a 60.000”. Le pene aumentano se il reato è commesso nei confronti di una persona “in minorata difesa”, sui minori di 14 anni o su persone priva della capacità di intendere e di volere: in questi casi, la pena può arrivare fino alla “reclusione fino a 4 anni”, oltre a una sanzione amministrativa che va da 40.000 a 150.000 euro.

Il ddl, ha spiegato il sen. Lucio Malan, «vuole introdurre misure specifiche di sostegno e punire con un articolo del Codice penale chi istiga, spinge e incoraggia a tenere e incrementare i comportamenti alimentari che non di rado hanno un finale fatale. Chi è vittima di questi disturbi è intelligente, istruito, ma si trova spesso in un vicolo cieco. Questi ragazzi hanno bisogno di un aiuto positivo».

Non è difficile intuire quale sia l’obiettivo del ddl, soprattutto dietro la specifica “anche per via telematica”: ovvero la galassia formata dalle centinaia di migliaia (le stime parlano di almeno 300.000 siti) di blog, chat e profili Pro Ana e Pro Mia (pro-anoressia e pro-bulimia) che hanno trovato spazio anche su Tiktok e che quotidianamente costituiscono una rete di scambio di informazioni, consigli, confronto e supporto per mangiare sempre meno e raggiungere la magrezza estrema, in cui anoressia e bulimia vengono coltivate come obiettivi a cui aspirare, filosofie dell’esistenza che orientano le vite, spesso giovanissime, di chi se ne lascia “ispirare”.

La proposta di FdI non è originale: già nel 2008 l’ex ministra della Salute Beatrice Lorenzin aveva presentato un testo di legge per chiedere l’oscuramento di circa 300.000 siti italiani accusati di promuovere l’anoressia. 6 anni dopo l’idea era arrivata dal Pd, quando Michela Marzano aveva proposto di estendere a queste realtà l’articolo 580 del Codice Penale (reato di istigamento al suicidio) con l’articolo 580-bis. L’ultima proposta finita in un nulla di fatto, nel 2022, è stata quella della senatrice Maria Rizzotti, in quota Forza Italia: la Senatrice aveva depositato il ddl per istituire il reato di istigazione ad anoressia e bulimia all’inizio di ogni legislatura dal 2009.

La proposta di criminalizzare l’istigazione ai disturbi alimentari, quindi, ha ricevuto negli anni consensi bipartisan: ma punire è la strada giusta?

La domanda ritorna ogni volta che la politica avanza una proposta di questo tipo. Le risposte, anche da parte di esperti e associazioni, però, non sono sempre positive. E non solo perché le persone che animano queste realtà virtuali spesso avrebbero bisogno di aiuto e assistenza più che del carcere, ma anche perché se la pericolosità di queste reti è innegabile, le persone affette da Dca hanno moltissimi altri ostacoli verso la guarigione: attese lunghissime, ineguale ripartizione geografica dei centri (che, tradotto, significa ricoveri a centinaia di chilometri da casa), centri che continuano a chiudere, quasi nessuna diagnosi precoce o pediatrica

In questo senso, la svolta potenziale sembrava essere arrivata nel 2021, quando un emendamento alla Manovra di Bilancio aveva stabilito che i Disturbi del Comportamento Alimentare sarebbero entrati nei Lea, i Livelli Essenziali di Assistenza: questo significava non solo riconoscere pienamente lo status di queste condizioni come malattie, ma fondi dedicati e prezzi calmierati su tutto il territorio, così da permettere a tutte e tutti di poter accedere ai percorsi di cura.

Come accaduto già dal 2017 per la Pma, però, anche questo importante passo avanti è rimasto di fatto lettera morta.

Leggi anche
Body positivity:
di Costanza Giannelli 3 min lettura
Futuro
di Laura Dalla Ragione 4 min lettura