Futuro

Bye bye Stazione Spaziale Internazionale!

Le attività in orbita della celebre ISS, che fa da base a 5 agenzie stellari diverse, continueranno fino al 2030. Poi, verrà rimandata in pensione sulla Terra, in fondo all’Oceano Pacifico. Lontanissimo da ogni attività umana
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3 febbraio 2022 Aggiornato alle 14:05

È arrivato il momento di andare in pensione anche per lei, la Stazione Spaziale Internazionale, oggi a servizio di 5 diverse agenzie spaziali e operativa dal 20 novembre 1998. A comunicare la fine delle attività di ricerca della ISS la Nasa: nel gennaio 2031 farà un tuffo nell’oceano Pacifico per poi inabissarsi nel punto più inaccessibile e lontano dalle terre emerse, il cimitero dei veicoli spaziali chiamato “Punto Nemo” in onore del Capitano Nemo di Jules Verne, a circa 2.700 km di distanza dalla terra.

Finiranno inabissati Zarja, conosciuto anche come Functional Cargo Block o FGB, il primo segmento della ISS lanciato a bordo di un razzo russo automatico; Nauka, l’ultimo grande componente aggiunto nel 2021, nonché il modulo di ricerca principale della Russia utilizzato per esperimenti di microgravità generale, l’aggancio e la logistica.

In questi anni di attività la ISS, grande all’incirca come un campo da football americano e che orbita attorno alla Terra circa una volta ogni 90 minuti, è stata continuamente abitata da astronauti dal novembre 2000 - l’equipaggio varia tra 2 e 7 astronauti.

Più di 3.000 le ricerche scientifiche messe a punto da oltre 4.200 studiosi del cosmo di tutto il mondo; quasi 110 i Paesi che hanno preso parte alle attività, incluse quelle didattiche ed educative che hanno coinvolto più di 1.5 milioni di studenti all’anno.

A settembre del 2021 un funzionario russo aveva segnalato la scoperta di piccole crepe che potrebbero peggiorare nel tempo sollevando preoccupazioni per il deterioramento delle apparecchiature e il rischio di guasti irreparabili. Anche se per il momento l’amministrazione Biden ha deciso che lavorerà ancora qualche anno.

Ad aspettarla nel cimitero dei veicoli spaziali, quasi 300 diversi frammenti di detriti affondati nel Pacifico sin dal 1971, tra cui almeno 5 stazioni spaziali, la maggior parte dei quali di origine americana o russa. Conosciuto anche come il “Polo oceanico dell’inaccessibilità” o “Area disabitata dell’Oceano Pacifico meridionale”, la regione intorno al cimitero spaziale è nota per la sua totale mancanza di attività umana. «È praticamente il posto più lontano da qualsiasi civiltà» ha commentato in una nota la NASA.

Per il momento non ci sono indicazioni precise su come avverrà il tuffo della Stazione e se prima di spegnersi per sempre, alcuni moduli verranno rimossi per alleggerire l’atterraggio nel Pacifico. «Abbiamo visto 5 o 6 frammenti con un’enorme scia di fumo durata per 10 o 15 secondi. Dopo un po’ abbiamo udito un paio di boati», raccontava il fotografo dell’agenzia Reuters Mark Baker nell’ormai lontano 2001 dopo che la navicella Mir, la veterana delle stazioni orbitali, si disintegrò entrando in contatto con l’atmosfera. Tonnellate di frammenti finirono in mare, ma di loro, nessuno seppe più nulla.

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di Redazione 3 min lettura