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Eolo, la B Corp che connette l’Italia senza fili

La società lombarda è la prima azienda italiana di telecomunicazioni a ottenere la certificazione internazionale di sostenibilità sociale e ambientale. Ne ha parlato a La Svolta la co-Ceo Daniela Daverio
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
17 marzo 2023 Aggiornato alle 19:00

“Internet dove gli altri non arrivano”. È il motto di Eolo, la società di telecomunicazioni leader nel campo della banda ultra-larga che oggi connette oltre 6.900 comuni grazie alla rete a onde radio Fwa (Fixed Wireless Access), capace di raggiungere molti paesi dell’entroterra non serviti dalla fibra.

Stavolta però siamo stati noi a raggiungere loro per rivolgere qualche domanda a Daniela Daverio – ex direttrice finanziaria e poi generale dell’azienda e, dallo scorso anno, ceo della divisione Service in coordinamento con Guido Garrone, ceo della divisione Network – una delle pochissime donne a ricoprire un ruolo di leadership nel mondo delle telco.

A gennaio di quest’anno Eolo è diventata la prima azienda italiana di telecomunicazioni B Corp (B Corporation), la certificazione riconosciuta alle realtà che rispettano elevate performance di sostenibilità sociale e ambientale. Come avete raggiunto questo standard internazionale?

Nell’aprile 2021 abbiamo cambiato il nostro oggetto sociale diventando una Società Benefit, formalizzando così la nostra missione di coprire quei territori per lo più bistrattati dagli altri operatori e abilitarli a un percorso di digitalizzazione. Lo statuto di Benefit Corporation era già nelle nostre corde insomma, ma per acquisirlo abbiamo dovuto implementare il nostro vantaggio.

In che modo?

Alcuni elementi sono più intuitivi, come il fatto di utilizzare il 100% di energia rinnovabile nella nostra sede o di averla attrezzata per la raccolta differenziata fino alla scelta di router realizzati con materiale riciclabile. Dietro le quinte però c’è la promozione individuale dei nostri dipendenti nell’ottica di un percorso di soddisfazione, concetto che preferisco a quello di successo: dagli spazi di svago all’analisi delle competenze attraverso momenti di confronto e formazione.

Quale requisito vi ha messo più in difficoltà o ha richiesto sforzi maggiori per diventare una B Corp?

Senz’altro la nostra ampia flotta di auto aziendali. La nostra policy prevede l’inserimento di veicoli elettrici o ibridi e mettiamo a disposizione colonnine elettriche gratuite per la ricarica, ma per chi deve muoversi molto sul territorio il full electric è ancora problematico. Questo ha pesato sul nostro punteggio per un margine che abbiamo recuperato in altre voci della categoria relativa al risparmio energetico, a esempio installando pannelli solari sul tetto del campus aziendale.

Cosa ne pensate del modello lavorativo della settimana corta di cui si sta discutendo molto negli ultimi mesi?

Il Covid ci ha imposto un regime di flessibilità che in parte abbiamo mantenuto, consentendo il lavoro da casa il venerdì in vista del fine settimana. Al momento privilegiamo questo approccio, ma stiamo studiando la possibilità di lasciare libero il venerdì pomeriggio e sono convinta che la settimana corta non avrebbe impatti negativi sulla produttività.

La tua esperienza in Eolo inizia nel 2003 come product manager. Qual è stato il percorso che ti ha portato qui?

Prima di laurearmi in economia mi sono diplomata come perito informatico in un istituto tecnico: la tipica classe di 3 alunne su 26 studenti. Una situazione molto comune per le discipline Stem. Nonostante questo ho avuto l’opportunità di entrare nel mondo del lavoro senza l’idea di voler assomigliare agli uomini, ma riconoscendo una specificità dell’essere donna che in Eolo abbiamo promosso attraverso progetti chiamati “Pioneer al femminile”.

Ti è capitato di essere o di sentirti discriminata in quanto donna?

Ancora oggi mi succede di sedermi a tavoli di lavoro in cui sono l’unica donna: riconosco l’unicità delle singole persone e non ho mai vissuto questa condizione con un senso di inadeguatezza o diversità. Certo mi dispiace che le donne in questo settore siano ancora poche e sono delusa quando ne vedo alcune atteggiarsi con delle predisposizioni prettamente maschili: significa che la donna non è stata valorizzata in quanto tale.

Tornado all’azienda, quali sono i prossimi obiettivi di Eolo?

Oggi siamo più forti a Nord e Centro Italia: puntiamo ad ampliare la nostra copertura al Sud e a consolidare le prestazioni di rete che oggi ci consentono in ogni caso di raggiungere una velocità massima di 200 Mbsp (megabit per secondo), quanto basta a soddisfare le principali esigenze di connettività.

Non temete che una volta completato il progetto della rete unica molti clienti passeranno alla fibra?

Dove si presenti l’alternativa in fibra compriamo i servizi di accesso Ftth (Fiber to the Home) da Open Fiber per poi rivenderli ai nostri clienti in modo da restare l’operatore di riferimento, ma per molti comuni la connessione via radio resterà l’unica soluzione possibile. In questa direzione va anche l’accordo di collaborazione stretto a ottobre 2022 con Open Fiber per garantire la Fwa nelle cosiddette “aree bianche”, e prevediamo che in futuro questa tecnologia potrà coprire fino al 20% del territorio nazionale.

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