Economia

Avremo una rete unica nazionale a banda larga

Firmato il protocollo d’intesa per l’integrazione delle reti di Tim e Open Fiber sotto il controllo di Cassa depositi e prestiti. Accordo definitivo entro il 31 ottobre
Credit: Monisha Selvakumar/unsplash
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31 maggio 2022 Aggiornato alle 09:00

La rete unica a banda larga in Italia è sempre più vicina. Domenica 29 maggio, Cassa depositi e presiti ha firmato un protocollo d’intesa insieme a Tim, Open Fiber e ai fondi infrastrutturali Kkr e Macquarie che prevede l’integrazione delle reti di Tim e Open Fiber sotto un unico tetto.

L’obiettivo è quello di accelerare la diffusione della fibra ottica e delle infrastrutture Vhcn (Very High Capacity Networks) sull’intero territorio nazionale, «permettendo così l’accesso ai servizi più innovativi ed efficienti dal mercato offerto alla generalità della popolazione, agli enti pubblici e alle imprese, contribuendo in tal modo a uno sviluppo più celere, duraturo e sostenibile del Paese», si legge in una nota congiunta.

L’accordo preliminare annuncia la separazione delle attività infrastrutturali di rete fissa da quelle commerciali di Tim, e l’integrazione delle prime con la rete controllata da Open Fiber. Le modalità sono ancora da definire, e le società si impegnano a raggiungere un accordo definitivo entro il 31 ottobre 2022.

È la principale novità rispetto al precedente memorandum, sottoscritto nell’agosto 2020 e rimasto lettera morta. Rinunciando a controllare la futura rete unica, Tim si concentra sui servizi di telecomunicazione e trasmissione di dati e ha l’opportunità di ripianare il debito che secondo l’ultima finanziaria approvata il 31 marzo 2022 pesa per 22,6 miliardi di euro.

«Dalla separazione dell’infrastruttura di rete fissa traiamo le risorse per investire nei sevizi e nello sviluppo dei rapporti con i clienti e del mobile, competendo più agevolmente nel mercato dei servizi digitali», ha commentato l’amministratore delegato di Tim Pietro Labriola, che il 7 luglio presenterà il progetto di riorganizzazione della società in occasione del Capital Market Day.

Lo scorporamento però preoccupa i sindacati, che il 15 giugno hanno indetto uno sciopero nazionale promosso dalle sigle Slc Cgil, Fistel Cisl e Uilcom Uil per protestare contro le “incertezze societarie” e il piano di taglio dei costi del lavoro presentato il 16 maggio.

«Siamo contrari al piano di separazione di Tim, condiviso con Cdp, e alla riduzione dei costi complessivi del lavoro», ha dichiarato Giorgio Serao della segreteria nazionale Fistel Cisl all’agenzia Radiocor del Sole 24 Ore. E ha aggiunto: «Ci hanno fornito dati assolutamente insufficienti, mancano i numeri dai quali partire per valutare le ricadute sul costo del lavoro al fine di arrivare eventualmente a un processo condiviso».

Cinque mesi, dunque, per raggiungere un accordo definitivo che dovrà poi ottenere il via libera dalle Autorità nazionali ed europee competenti. La regia della nuova rete combinata è affidata a Cassa depositi e prestiti, che oggi controlla circa il 10% di Tim e il 60% di Open Fiber.

A dicembre 2021, l’azienda guidata da Mario Rossetti ha presentato il piano industriale 2022-2031, che assicura un investimento fino a 10 miliardi per la copertura di 24 milioni di unità immobiliari complessive – 13,8 milioni delle quali già coperte – incluse le cosiddette “aree bianche”, ovvero gli oltre 7.000 comuni a bassa densità di popolazione dove Open Fiber opera come concessionario pubblico.

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