Economia

L’india ferma il boom delle criptovalute. Tassandole

Il governo di Narendra Modi promette nuove misure per regolamentare le transazioni in moneta virtuale, in continua crescita nel Paese. E annuncia una rupia digitale per il 2023
Credit: Ishant Mishra
Tempo di lettura 4 min lettura
2 febbraio 2022 Aggiornato alle 19:00

Pugno duro del governo indiano contro le criptovalute: la ministra delle finanze Nirmala Sitharaman ha annunciato l’intenzione di tassare il reddito derivante da operazioni in monete virtuali, spingendo la terza economia più grande dell’Asia a muoversi rapidamente verso la legalizzazione e regolamentazione di questo tipo di scambi. Non solo: entro il 2023 la ministra prevede di lanciare una rupia digitale controllata dalla banca centrale indiana.

Il duplice annuncio di Sitharaman arriva in un periodo di dure critiche dell’esecutivo di Narendra Modi nei confronti delle criptovalute, che secondo il Primo Ministro potrebbero facilitare il riciclaggio di denaro e finanziare il terrorismo. Per far fronte al cripto boom del Paese, il governo indiano aveva avanzato l’ipotesi che le monete digitali non controllate dal governo - tutte - dovessero essere bandite a titolo definitivo. Invece, è arrivato il primo passo per la regolamentazione: tassare del 30% il reddito derivante dal commercio di criptovalute e dai cosiddetti non-fungibile token (un tipo speciale di token crittografico che rappresenta l’atto di proprietà e il certificato di autenticità scritto su Blockchain di un bene unico).

«LIndia è uno dei Paesi che maggiormente ha visto la sua popolazione attiva sugli investimenti nel settore delle crypto a ogni livello», spiega a La Svolta Luca Bartolini, esperto di Sicurezza Informatica e criptovalute. «Penso che lo scopo, a livello politico, sia proprio riuscire a tassare i guadagni più che utilizzare in futuro la valuta digitale parallela. È comunque un bel segnale, perché di fatto se gli Stati riconoscono le criptovalute come un bene da tassare, è intrinseco un riconoscimento del loro utilizzo in maniera legittima, in controtendenza alle notizie di qualche mese fa che facevano pensare a divieti totali».

Solo nel 2021, la più grande piattaforma di trading di criptovalute dell’India, WazirX, con sede a Mumbai, ha raggiunto 10 milioni di utenti con un giro da 43 miliardi di dollari di moneta digitale. «L’entità e la frequenza di queste transazioni hanno reso necessario per il governo indiano iniziare a riscuotere le tasse. C’è stato un aumento eccezionale delle transazioni» ha affermato la ministra delle finanze Sitharaman.

«Alcuni Paesi hanno creato legislazioni specifiche per trattare il mercato delle crypto: El Salvador, con la sua Bitcoin Law, regolamenta anche il pagamento di beni, servizi e addirittura di imposte tramite criptovaluta» continua Bartolini, autore del libro Bitcoin & Criptovalute per Trogloditi. Il manuale definitivo per non farti fregare e operare in sicurezza.

In Europa la situazione è caotica e definita da Stato a Stato in maniera diversa: per esempio, in Portogallo non sono previste tasse sulle plusvalenze (se l’investimento è occasionale) e il loro utilizzo è equiparato a quello di valuta corrente. Nell’estate del 2021 la BCE ha avviato un progetto per un euro digitale, uno strumento che favorirebbe la digitalizzazione dell’economia e stimolerebbe l’innovazione nei pagamenti al dettaglio. «Ciò non implica necessariamente che lo emetteremo, ma che ci prepareremo a questa possibilità» ha fatto sapere in una nota la BCE.

Per quanto riguarda l’Italia, conclude Bartolini, al momento non è presente una normativa specifica, ma tramite diverse interrogazioni all’Agenzia delle entrate si è giunti all’interpretazione che si applica una tassazione in maniera simile a quella delle valute estere, con una aliquota del 26% calcolata sul controvalore in euro della plusvalenza, al netto dei vari cambi e dall’utilizzo delle stesse per acquisto di beni o servizi. «Rimane comunque l’obbligo di denunciarne la disponibilità nella dichiarazione dei redditi, ai fini del monitoraggio fiscale degli investimenti».

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