Economia

Criptovalute, una moda o una rivoluzione che cambierà il mondo?

Il mondo delle criptovalute è in ebollizione: tassi di crescita impressionanti, grandi aziende e investitori finanziari sempre più coinvolti. Rischiano davvero di cambiare le regole del gioco globale?
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9 gennaio 2022 Aggiornato alle 12:00

È sufficiente partire da un semplice dato: nell’ultimo anno, l’adozione delle criptovalute è salito dell’880% rispetto all’anno precedente. Un tasso di crescita quasi irreale. Ma un tasso di crescita che ci dice anche che il fenomeno potrebbe essere ancora solo all’inizio della sua esplosione, con ancora un potenziale inesplorato e in grado di cambiare – per davvero – le regole dell’economia nei prossimi anni.

Si può essere scettici, si può credere che tutto questo alla fine si rilevi una banale moda o una bolla speculativa; ma almeno a questo momento ci sono alcuni numeri difficili da ignorare, come illustrato in un recente report di Iconium, società leader in Italia per gli investimenti su asset digitali. Il ROI (redditività del capitale investito) per chi ha puntato sui Bitcoin ha segnato un tasso di crescita, nell’ultimo anno, del 152%. Non solo Bitcoin, tra l’altro: se si considerano le 100 criptovalute più performanti sul mercato (ne vengono lanciate continuamente di nuove), quelle comprese nel cosiddetto CIX 100, il ROI sale come tasso a +179%. Tra le altre criptovalute che si stanno facendo largo nel mercato – esattamente come si fanno largo nel mercato tradizionale le valute che noi tutti già conosciamo e usiamo, quello dominato da dollaro ed euro – vanno segnalate prima di tutto Ethereum (che ha raddoppiato la sua presenza nel mercato), Binance (addirittura sestuplicato), Avalanche, Solana. E Terra, fondata dal coreano Do Kwon nel 2018 prima ancora che raggiungesse i 30 anni, che opera in quella che è considerata da molti la “stablecoin algoritmica” (ovvero in termini molto semplificatori l’architettura digitale attraverso cui circola e funziona) più stabile e con le migliori prospettive di crescita.

Altri dati interessanti: il TVL, ovvero l’ammontare totale di liquidità legato alle criptovalute e ai loro protocolli, è arrivato ormai a 230 miliardi di dollari (con una crescita del 1300% rispetto all’anno precedente), mentre la capitalizzazione delle società legate a questo mondo è più che raddoppiata (passando da 1.000 miliardi di dollari a 2.200 miliardi, con una punta toccata a novembre di 3.000 miliardi prima di un “raffreddamento” di fine anno dell’entusiasmo degli investitori). Nel mondo ci sono ormai oltre 300 milioni di utilizzatori delle criptovalute, e le aziende che hanno deciso di utilizzarle sono ormai quasi 20 mila. Nel 2021 El Salvador ha compiuto un passo nel suo piccolo storico, accettando il Bitcoin come moneta di scambio ufficiale al 100%, aprendolo quindi al mercato finanziario nella sua interezza. Oggi 1 Bitcoin vale circa 48 dollari (dopo aver toccato punte fino ai 68/69, a novembre), ma il riscontro forse più interessante – e impressionante – sta nel fatto che nel 2011 per comprare 1 oncia d’oro erano necessari circa 400 Bitcoin, oggi ne bastano 0,04.

Al di là delle nude cifre e tassi di crescita (comunque impressionanti), le criptovalute sono l’architrave del cosiddetto web 3.0, quello basato sulle blockchain, in cui i naviganti possono – almeno potenzialmente – tornare a impossessarsi del controllo sui propri contenuti (un classico prodotto generato dal meccanismo del blockchain è infatti l’NFT, il Non Fungible Token che molti creator stanno usando per monetizzare i prodotti del loro ingegno, della loro arte, della loro fama); nel momento in cui si parla improvvisamente di Metaverso, di una realtà virtuale quindi sempre meno virtuale e parziale ma sempre più concreta e onnicomprensiva, pare tutto una congiunzione astrale perfetta. Internet non vuole più delegare per forza a elementi terzi (e tradizionali) le transazioni finanziarie, ora è sempre più concentrato a crearne di “native digitali”. a esempio, una società come Genesis Global Trading ha emesso prestiti in criptovalute per un controvalore di oltre 100 miliardi di dollari, mentre un’altra società legata alla “nuova” finanza – Coinbase –ha fra i suoi clienti 10 dei primi 100 hedge fund al mondo.

L’attenzione della finanza, grande e piccola, macroeconomica e microeconomica, è insomma altissima. Il fatto che al momento solo l’1% della capitalizzazione di mercato delle banche globali sia legato a transazioni finanziarie con le criptovalute è visto come una opportunità (di crescita), e non come un limite (di profitti e dimensioni). Sia grandi aziende (Facebook col suo Metaverso, ma per dire anche Adidas o Disney) che piccoli imprenditori (i gamer su Twitch, a esempio) si stanno lanciando in queste nuove frontiere di transazione economica. Frontiere ovviamente ancora giovanissime, verdi, incerte, mutevoli. Ma ignorarle, o decidere già che si tratti di un fenomeno effimero e senza futuro, potrebbe non essere la scelta più lungimirante. Anche solo per gestire il fenomeno, inquadrarlo. Ed evitare che crei in futuro derive pericolose e fuori controllo.