Bambini

Cos’è successo a Cutro?

Voglio raccontarti del naufragio in Calabria. Lì hanno perso la vita 72 persone: bambini, come te. Il loro era un viaggio diverso da come lo intendiamo di solito: non una vacanza, ma la ricerca di un nuovo inizio
Credit: Rocco Di Liso
Tempo di lettura 4 min lettura
11 marzo 2023 Aggiornato alle 11:00

La Calabria è una regione bellissima. È l’ultimo pezzo d’Italia ancora attaccato al continente. Separate dal mare, Reggio Calabria e Messina si fanno gli occhi dolci. In Calabria puoi bere il latte di mandorla e il bergamotto frizzante al bar. Io non so se esiste il Paradiso ma, se c’è, deve avere lo stesso odore dei bar calabresi nel primo pomeriggio.

Il 26 febbraio, però, è successo qualcosa di molto brutto in Calabria. Un peschereccio di legno blu che era partito da Smirne, in Turchia, ha fatto naufragio su una spiaggia del comune di Cutro. C’era un mucchio di gente a bordo - non si sa bene quante - stipata come sardine. Il mare era grosso e la barca ha colpito uno scoglio. Sono morte tantissime persone - per ora sono 72 - tra cui molti bambini, anche più piccoli di te.

I naufragi non capitano da soli, c’è sempre una causa, anzi, più di una. Ci sono le cause che fanno sì che una barca si rompa o si ribalti (il tempo, il peso sulla nave, il legno della barca) e ci sono le ragioni per cui le persone non vengono ripescate in tempo. Nel caso del naufragio in Calabria, ci sono delle gran litigate tra il Governo e alcuni partiti e associazioni. Il Governo dice di aver fatto tutto quello che poteva. Le associazioni dicono, invece, che i soccorsi non sono partiti in tempo, anche se il peschereccio era stato segnalato.

Un altra cosa che ha intristito e fatto arrabbiare le persone di Cutro è che, per vari giorni, il Governo e la sua Presidente, che si chiama Giorgia Meloni, non sono andati a parlare con i sopravvissuti e con la gente del posto. Anzi, il Ministro dell’Interno, che si chiama Matteo Piantedosi, ha detto delle cose molto tristi e brutte. Ha detto che è da irresponsabili partire così con dei bambini, che bisogna rimanere nel proprio Paese con orgoglio, anche se succedono cose gravi.

Le persone che sono naufragate in Calabria non sono turisti, però, sono migranti. Vuol dire che sono scappate dai loro Paesi d’origine a causa della guerra o della povertà o di una dittatura. Paesi come l’Iran e l’Afghanistan, per esempio. Il mondo è fatto di frontiere visibili e invisibili e non tutti possono andare da un posto all’altro comprando il biglietto d’aereo. La loro situazione, però, è così grave che pagano molto caro qualcuno, disonesto ma spesso anche disperato, che li porti illegalmente in un Paese dove la vita sembra più dolce.

Se la tua casa va a fuoco, magari guardi la finestra e ti dici: “Forse è meno rischioso buttarsi”. Con la migrazione illegale è la stessa cosa: pagare caro, attraversare Paesi interi a piedi su strade impervie e poi il mare su barchette traballanti è spesso meno rischioso che starsene a casa. L’orgoglio e la responsabilità non c’entrano più niente.

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha detto una cosa più giusta: «Il cordoglio deve tradursi in scelte concrete e operative da parte di tutti». Vuol dire che bisogna trasformare tutta questa tristezza in qualcosa di utile, altrimenti non si va da nessuna parte e la gente continuerà ad affrontare viaggi tremendi e traversate in mare per scappare da paesi dove vivere diventa troppo difficile. E bisogna farlo insieme.

Giovedì, a Cutro, il Governo si è riunito. Non dev’essere stato un bel momento perché la gente di Cutro era arrabbiata, i giornalisti erano arrabbiati, i Ministri erano tesi e le decisioni da prendere molto importanti.

Hanno annunciato di voler punire molto più duramente gli scafisti, ovvero le persone che guidano le navi di migranti verso i porti italiani ed europei. Vogliono fare in modo che i Paesi da cui partono più spesso i migranti (Tunisia, Turchia, gli Stati che si affacciano sul Mediterraneo) collaborino con l’Italia mettendo in guardia le persone dai pericoli del viaggio. Vogliono aiutare a partire chi fa dei corsi e delle formazioni per imparare un mestiere.

Le migrazioni illegali sono come i naufragi: sono un viaggio che poteva andare bene e che è andato storto. Vanno storto per tanti motivi diversi e vanno fatte tante cose diverse, in squadra, per cercare di rispondere con dolcezza ed efficacia a un problema grandissimo, che comincia ben prima del viaggio. Ora litigano tutti e sembrano un mare in tempesta. Peccato che il mare ci pensa da solo a essere in tempesta e, mentre i grandi litigano, le barche continuano a salpare. E sembrano dire: “Forse è meno rischioso buttarsi”.

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