Economia

Usa: stop al monopolio cinese

Nuove fonti di grafite per le batterie delle auto elettriche potrebbero ridurre la dipendenza energetica dalla Cina. Nel frattempo, Biden limita gli investimenti Usa nelle aziende tech di Pechino
Credit: Saquan Stimpson / CNP
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13 marzo 2023 Aggiornato alle 15:00

Nell’ultimo decennio, la Cina è stata in grado di imporsi come potenza economica globale, divenendo la seconda più grande economia al mondo. Rimangono, però, preoccupazioni riguardo alla sua politica commerciale, che ha portato a tensioni economiche e politiche, in particolare con gli Stati Uniti.

La Cina ha stabilito il suo monopolio anche nel settore automobilistico, dominando il settore della mobilità elettrica.

Il paese, infatti, controlla oltre il 90% della catena di approvvigionamento della grafite, materiale necessario per la realizzazione dell’anodo (elettrodo negativo), che insieme al catodo (elettrodo positivo) compone le batterie per le auto elettriche.

La grafite è sempre meno disponibile, ma sempre più richiesta (si stima che la domanda possa triplicare entro il 2030): oltre che dal settore automobilistico, infatti, è contesa dal settore siderurgico, dove viene utilizzata nella produzione dell’acciaio.

Questo materiale richiede lunghi processi di purificazione con l’utilizzo di sostanze chimiche corrosive, altamente inquinanti.

La Cina detiene inoltre il 60% del litio mondiale, altro componente fondamentale delle batterie agli ioni di litio, usate per le auto elettriche.

Per limitare l’approvvigionamento dalla Cina sono molte le aziende che, specialmente in America ed Europa, cercano altrove la propria fornitura di grafite, anche investendo direttamente in nuove miniere da esplorare o in impianti di lavorazione più sostenibili, talvolta alimentati da energie rinnovabili e in grado di produrre minori quantità di rifiuti.

Per il processo di purificazione, per di più, le nuove aziende del settore stanno optando per l’utilizzo di sostanze chimiche meno dannose.

Alcuni ricercatori stanno invece sperimentando l’uso di materiali alternativi per la realizzazione degli anodi, come la lignina, o il silicio (anche se in combinazione alla grafite).

Insomma, sebbene la grafite per il momento mantenga il suo primato nel settore della mobilità elettrica, staccarsi dalla dipendenza dai paesi asiatici sembra sempre più possibile, e necessario.

Anche per salvaguardare la sicurezza del Paese, ha sottolineato il Presidente Usa Joe Biden, che prevede di bloccare o quantomeno limitare gli investimenti statunitensi nelle aziende cinesi, specialmente nel settore hi tech (intelligenza artificiale, microchip, super computer, ecc.), di spicco per l’economia di Pechino.

L’obiettivo, per gli Usa, è quello di evitare che il trasferimento di competenze e risorse (finanziarie, ma anche strategiche, come l’export di semiconduttori) possa potenziare le capacità militari e logistiche dei rivali.

Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno limitato gli investimenti in aziende come Huawei e Zte, preoccupati che fossero controllate dal governo cinese e che, quindi, potessero essere utilizzate per la raccolta di dati sensibili o per il sabotaggio delle reti digitali americane.

Per questo, hanno adottato una serie di misure come il divieto per i propri connazionali di collaborare con queste aziende per la costruzione di reti 5G o di investire nelle loro azioni.

C’è chi sostiene, però, che queste restrizioni limitino la concorrenza e il libero mercato e che possano arrivare addirittura a danneggiare l’industria tecnologica globale.

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