Futuro

Russia e Cina, Paesi (in)fallibili

Da una parte una strategia militare suicida, che ha fatto impennare l’inflazione di Mosca, dall’altra quella zero Covid, che sta penalizzando le aree più produttive di Pechino, dimostrano che anche Putin e Xi Jinping possono fallire
Vladimir Putin e Xi Jinping al XI Summit delle principali economie emergenti del Brics, nella sessione brasiliana del 14 novembre 2019
Vladimir Putin e Xi Jinping al XI Summit delle principali economie emergenti del Brics, nella sessione brasiliana del 14 novembre 2019 Credit: EPA/ANDRE COELHO
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20 giugno 2022 Aggiornato alle 06:30

Negli anni, orfani di una strategia politica sia a livello italiano che europeo, in molti si sono convinti che gli Stati autoritari ne fossero maestri.

Di più: che questi maestri di strategia fossero sostanzialmente infallibili, anche perché mantenendo un ferreo controllo sul Paese, sarebbero stati in grado di correggere le loro mosse in tempo per poter agire su tempi molto lunghi. Gli ultimi mesi paiono dimostrare che non è così.

La Russia di Putin ha fallito. Intendeva conquistare l’intera Ucraina ed è stata costretta a ripiegare perché aveva messo in atto una strategia militare suicida, mirando a un boccone troppo grosso. Forse avrà il Donbass, ma a che prezzo? Vladimir Putin è diventato un paria per la parte di comunità internazionale a ovest di Mosca.

E mentre guardiamo le scintillanti immagini trasmesse da tutti i telegiornali del McDonald’s autarchico in salsa propagandista, anche l’inflazione russa sta montando, con proiezioni che la indicano al 20% per l’anno in corso.

Crescono i prezzi di medicine, scarpe, vestiti, beni di prima necessità, mentre l’industria fatica: al momento vanno a pieno regime solo due fabbriche di auto, per carenza di componenti. La riduzione di spesa dei cittadini russi è a doppia a cifra (tra il 40 e il 60%!) in tutti i settori, dal vestiario ai viaggi, passando per cinema, teatri, alcol, mobili, ristrutturazione di casa.

La fuga di capitali dal Paese è stata massiccia, la fuga di capitale umano anche peggio: si calcolano nell’ordine delle decine di migliaia gli uomini, le donne, le famiglie che hanno lasciato la Russia e possiamo scommettere che tra questi ci sono alcune delle forze migliori (i più istruiti, per esempio).

La Cina, massimo esempio di grandi strategie che si dispiegano lungo piani trentennali, sta tafazzianamente perseguendo una strategia zero Covid che penalizza particolarmente le aree più produttive, a partire da Shanghai. In molte città bisogna mostrare un test negativo per poter fare acquisti o usare i mezzi pubblici.

Nuovi test di massa sono in corso nella capitale economica, uscita appena due settimane fa da un lockdown feroce al quale andrebbero sottoposti quelli che cianciavano di “dittatura sanitaria” in Italia. Nella stessa Shanghai interi condomini sono stati messi in un nuovo lockdown con test di massa perché uno dei residenti era passato da una zona nella quale era transitato anche un positivo.

I governi locali - riferisce il Nyt - sottraggono denaro ai sistemi di aiuto ai poveri per pagare i tamponi, mentre ci si accorge che le cose non funzionano un granché: a Pechino si è avuto il picco dei casi nelle ultime tre settimane. L’impatto sul PIL potrebbe essere intorno all’1,5%, un’enormità, mentre abbiamo più di un segnale che l’accettazione sociale non sia proprio elevatissima.

Vuol dire che Vladimir Putin e Xi Jinping non sappiano pensare strategicamente? Ma figuriamoci, ovvio che sanno farlo e ne hanno dato dimostrazione. Vuol dire, appunto, che sono ampiamente fallibili. Proprio come i governi dei Paesi nei quali viviamo, con le loro imperfette democrazie che - francamente - mi terrei strette.

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