Ambiente

Cina: leader (anche in Occidente) della mobilità elettrica

Entro il 2025, Pechino potrebbe rappresentare tra il 9% e il 18% del mercato europeo dei veicoli a batteria. Tra consolidati marchi occidentali e nuovi brand pronti a sfidare il Vecchio continente
Credit: Ding Ting/Xinhua via ZUMA Press
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
10 novembre 2022 Aggiornato alle 09:00

Entro il 2025 le automobili prodotte in Cina esportate in Europa potrebbe raggiungere la cifra di 800.000 vetture, in maggioranza elettriche. A stimarlo è uno studio di Strategy&, società di consulenza che fa capo al network PwC (PricewaterhouseCoopers), secondo cui il Vecchio continente potrebbe ritrovarsi con un surplus di importazione di oltre 221.000 veicoli entro lo stesso anno.

Al record dell’export contribuirebbero per oltre il 40% (330.000 unità) le auto realizzate in Cina per conto di marchi occidentali come Tesla, Bmw e Renault. «Mentre i produttori cinesi stanno vendendo sempre più Bev (veicoli elettrici a batteria, ndr.) in Europa, sia i produttori europei che quelli americani stanno spostando sempre più la loro produzione di Bev in Cina», ha dichiarato PwC.

Se l’Europa sconta ancora i problemi legati alla catena di approvigionamento e si concentra su veicoli elettrici ancora molto costosi, sostiene Felix Kuhnert di PwC Germania, «i produttori cinesi, d’altra parte, hanno ottimizzato e sviluppato i loro prodotti nel mercato interno, in modo che ora stanno portando in Europa modelli Bev convenienti, tecnologia innovativa e nuovi concetti».

L’operazione avviene in un momento cruciale per il mercato automobilistico, che nel 2035 dovrà dire addio ai motori a combustione interna. Il 27 settembre, infatti, i co-legislatori europei hanno raggiunto un accordo provvisorio sull’obiettivo di riduzione delle emissioni del 55% per auto nuove e del 50% per i nuovi furgoni entro il 2030 rispetto ai livelli del 2021, e del 100% per entrambe le tipologie entro il 2035.

Il prossimo passo di Pechino sarà quello di consolidare il brand all’estero. «I marchi cinesi sono ancora relativamente sconosciuti in Europa e hanno molto lavoro da fare per costruire una solida reputazione Bev, in particolare quando si tratta di modelli premium», sostiene PwC. Ma nel prossimo futuro la situazione potrebbe cambiare.

A guidare la corsa del Dragone saranno aziende come Morris Garages (Mg), acquistata nel 2007 da Saic (Shanghai Automotive Industry Corporation), e Aiways, la prima startup cinese a portare un veicolo elettrico in Europa.

Ma anche i marchi Byd, Nio e le sue innovative stazioni per il cambio rapido della batteria (battery swap) inaugurate in Norvegia, la compatta citycar low cost Ora Cat di Gmw (Great Wall Motor) presentata al Salone di Parigi, Xpeng, definita la anti-Tesla, e Zeekr di proprietà del gruppo Geely, che detiene anche una quota minoritaria della svedese Polestar (Volvo).

Secondo un recente rapporto pubblicato a ottobre da T&E (Transport & Environment), nel 2022 la Cina ha rappresentato il 5% di tutti i Bev venduti in Europa contro lo 0,4% del 2019. Tra i Paesi di destinazione al primo posto la Norvegia (12,5%) seguita da Svezia (11,1%), Regno Unito (7,6%) e Paesi Bassi (5,8%). Si prevede che entro il 2025 Pechino possa raggiungere una quota compresa tra il 9% e il 18% del mercato europeo dei veicoli elettrici a batteria.

«In un momento in cui le case automobilistiche cinesi e americane, stimolate da policy mirate e ambiziose, stanno rapidamente incrementando l’offerta di veicoli elettrici, le case auto europee tirano il freno a mano, a favore della vendita dei veicoli tradizionali – ha dichiarato Veronica Aneris, direttrice di T&E Italia – Una situazione che potrebbe avere gravi conseguenze non solo sul clima, ma anche sulla competitività dell’industria europea e dell’occupazione del continente».

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