Ambiente

Incendi nelle foreste boreali: è record di emissioni

Una quantità allarmante di CO2 è stata rilasciata nell’atmosfera dalle foreste bruciate nel 2021, dice lo studio pubblicato su Science. Per gli autori della ricerca è una potenziale e pericolosa “bomba climatica”
Credit: fabian jones
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9 marzo 2023 Aggiornato alle 21:00

L’aumento degli incendi nelle foreste boreali, situate alle alte latitudini di nazioni come Canada, Russia, Stati Uniti, Norvegia, Svezia e Finlandia, ha provocato un drammatico incremento delle emissioni di CO2 nel 2021.

A denunciare questo sviluppo negativo è lo studio pubblicato sulla rivista scientifica Science da un team internazionale di ricercatori e ricercatrici: «Secondo le nostre misurazioni, nel 2021 gli incendi boreali hanno infranto i precedenti record. Questi incendi sono il frutto di 2 decenni di rapido riscaldamento globale e di estrema siccità nel nord del Canada e in Siberia, e sfortunatamente anche questo nuovo record potrebbe non durare a lungo» ha dichiarato il co-autore senior Steven Davis, professore di scienze del sistema terrestre presso la University of California.

La foreste boreali, chiamate anche taiga, sono uno dei più importanti biomi terrestri e rappresentano circa un terzo della massa forestale planetaria, con un’importanza pari alla foresta amazzonica. L’avanzare della crisi climatica-ambientale e la continua urbanizzazione hanno determinato l’innesco di incendi su vasta scala che hanno contribuito alla progressiva crescita delle emissioni.

Con un netto aumento nel 2021, dovuto al rilascio di 1,76 miliardi di tonnellate di CO2 nell’atmosfera, pari a un incremento del 150% rispetto al periodo 2000-2020. «Si prevede che l’escalation degli incendi nella regione boreale acceleri il rilascio del grande deposito di carbonio presente nello strato del suolo del permafrost, oltre a contribuire all’espansione verso nord degli arbusti. Questi fattori potrebbero potenzialmente portare a un ulteriore riscaldamento globale e quindi creare un clima più favorevole per il verificarsi di incendi » ha sottolineato il co-autore e ricercatore Yang Chen.

Inoltre, ha ricordato il collega Steven Davis, «gli incendi delle foreste boreali hanno rilasciato quasi il doppio di CO2 rispetto a quella dell’aviazione globale nel 2021. Se questo livello di emissioni derivanti da terre non gestite diventerà il new normal, stabilizzare il clima della Terra sarà ancora più difficile di quanto pensassimo».

L’analisi precisa della quantità di CO2, rilasciata dagli incendi delle aree boreali, costituisce una continua sfida per il team internazionale di ricerca, in quanto le rilevazioni satellitari sono rese difficili dal terreno accidentato che viene avvolto dal fumo. Inoltre la risoluzione dei satelliti non è abbastanza precisa per rivelare i dettagli di queste particolari emissioni di CO2, dato che nell’atmosfera è presente una grande quantità di gas alteranti prodotti da molteplici fenomeni antropici, che rendono ancora più confuso e complicato il quadro generale.

L’aggravarsi della crisi climatica-ambientale, con l’aumento dei casi di siccità, delle ondate di calore e di altri fenomeni estremi, potrebbe incrementare ulteriormente il rilascio di gas alteranti da parte delle foreste boreali nei prossimi anni. Per gli autori della ricerca si tratta di una potenziale e pericolosa “bomba climatica” che potrebbe andare fuori controllo, diventando uno dei cosiddetti tipping points climatici.

«Se vedremo sempre più incendi, potrebbe essere che tutte queste foreste non ci aiuteranno più di tanto, in quanto stanno diventando una nuova fonte di emissioni da aggiungere alle altre emissioni umane, rendendo la nostra sfida climatica ancora più grande» conclude il professore Steven Davis.

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