Ambiente

10 azioni per salvare le foreste dagli incendi (e non solo)

Mentre l’Italia continua a bruciare, gli esperti della Società Italiana di Selvicoltura e Ecologia Forestale hanno preparato un decalogo per proteggere i nostri boschi
Credit: Adam Wilson/unsplash

La paura per le foreste italiane in fiamme va tradotta in azione e soprattutto prevenzione.

Scene come quelle degli ultimi giorni, in cui sono bruciati centinaia di ettari in Toscana nella zona di Lucca e la Versilia, dove nuovi focolai hanno colpito ora la Maremma e dove altrove, dalla Sardegna al Carso al Molise sino alla Capitale, sono andati in fiamme migliaia di alberi, probabilmente (con la crisi climatica in corso e le temperature elevate che si abbattono su terreni siccitosi) sono destinate a ripetersi ancora. Ma possono essere “gestite”, con un’attenzione particolare per prevenire eventuali danni.

Secondo i coordinatori dei Gruppi di Lavoro della SISEF, la Società Italiana di Selvicoltura e Ecologia Forestale che raggruppa decine di ricercatori ed esperti sugli incendi, «gli eventi estremi che colpiscono le foreste minacciano non solo la loro stabilità ecologica, ma soprattutto i benefici che offrono alla società, come la mitigazione climatica, il contrasto al dissesto idrogeologico, la fornitura di materiali rinnovabili, la regolazione della qualità dell’acqua e dell’aria, il benessere fisico e spirituale».

Per questo motivo, per tentare di salvare un ecosistema - quello dei boschi - che ricopre ormai il 40% del territorio nazionale, possono essere applicate delle precise strategie per la gestione sostenibile e l’adattamento climatico delle foreste italiane. In dieci punti, ecco il decalogo SISEF delle azioni necessarie per proteggere le foreste prima che sia tardi.

1. Via alla pianificazione forestale

Il primo intervento riguarda l’incremento e il finanziamento della pianificazione forestale (attualmente limitata al 15% delle foreste italiane) e la certificazione di gestione sostenibile (attualmente al 9%).

2. Investiamo nell’adattamento agli stress climatici

Segue l’investimento nell’adattamento delle foreste agli stress climatici e nella prevenzione dei danni dovuti agli incendi e agli eventi climatici estremi, che riducono o interrompono i benefici che le foreste forniscono alla società.

3. Ripristiniamo le foreste danneggiate

C’è poi la progettazione del ripristino delle foreste danneggiate, in modo da creare ecosistemi climaticamente resistenti; formare professionisti e tecnici sulle misure da attuare; riattivare e valorizzare i vivai forestali al servizio delle attività di rimboschimento e ricostituzione del bosco.

4. Stop al consumo del suolo

Quarto punto, fermare il consumo di suolo e rilanciare la pianificazione dell’area vasta agro-silvo-pastorale e urbanistica, ripristinando il mosaico agroforestale e ridando priorità a agricoltura, alimentazione di prossimità e servizi ecosistemici.

5. Combattiamo l’erosione e il dissesto idrogeologico

Dobbiamo lottare contro l’erosione e il dissesto idrogeologico nei bacini idrografici forestali e tutelare le foreste che proteggono e alimentano le risorse idriche; dare attuazione al collegato ambientale del 2015 e avviare forme di remunerazione economica per i servizi ecosistemici di regolazione delle foreste.

6. Promuoviamo la connettività ecologica

Sesto punto, promuovere la connettività ecologica e funzionale dei paesaggi agrari e forestali a scala nazionale; avviare la rete nazionale delle foreste vetuste e primarie, come richiesto dalla strategia EU per la biodiversità al 2030, e verificare quali habitat abbiano bisogno primario di attività di conservazione.

7. Puntiamo sugli operatori forestali

Importante anche rilanciare la dignità degli operatori forestali per la cura del territorio. Promuovere la professionalità di imprese boschive, la formazione e la sicurezza dei lavoratori boschivi.

8. Curiamo gli alberi “urbani”

Supportiamo l’impianto e la cura degli alberi nelle aree urbane (non solo città metropolitane); dotare di regolamenti del verde e di competenze adeguate le amministrazioni che ne sono sprovviste, in linea con il programma FAO Tree Cities of the World; imporre misure di compensazione e ripristino per tutte le opere di trasformazione del territorio in misura almeno doppia rispetto al suolo consumato e alle emissioni generate.

9. Occhio alla filiera del legno

Nono punto, riattivare la filiera nazionale del legno per diminuire la dipendenza dalle importazioni e evitare di delocalizzare impatti negativi sulle foreste di altri Paesi; migliorare la qualità dei boschi per una maggiore produzione di legno da opera di alta qualità; sostenere filiere produttive a elevato valore aggiunto nel settore della bioeconomia forestale (tessili, medicinali, chimiche); promuovere l’arboricoltura da legno e l’agroselvicoltura per la produzione legnosa di qualità; formare i tecnici forestali alla condivisione e all’uso di modelli matematici di previsione delle dinamiche forestali.

10. Incentiviamo il legno locale

Infine, dobbiamo incentivare l’impiego di legno locale e il suo uso “a cascata”, privilegiando gli impieghi a lunga durata come quelli nel settore edilizio e strutturale; incentivare l’aggregazione delle proprietà forestali e la ricomposizione fondiaria, per facilitare la gestione forestale sostenibile a scala opportuna; formulare piani di approvvigionamento sostenibile di biomassa legnosa di scarto a scopo energetico per piccoli impianti di teleriscaldamento nelle aree montane e interne, al servizio di edifici pubblici, attività industriali e strutture ricettive.

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