Ambiente

Emissioni climalteranti: crescita ridotta (grazie alle rinnovabili)

Secondo il rapporto dell’Agenzia internazionale dell’Energia le emissioni di CO2 derivate da usi energetici nel 2022 sono aumentate del 0,9%. A frenare l’impennata sono state le fonti energetiche green
Credit: Aleksandar Pasaric
Tempo di lettura 4 min lettura
3 marzo 2023 Aggiornato alle 17:30

La nostra rabbia è energia rinnovabile è il motto scelto da milioni di giovani nel mondo che, sotto la bandiera di Fridays For Future, sono scesi in corteo e nelle piazze per protestare contro l’inazione climatica e l’incapacità dei governi nell’affrontare realmente il collasso del clima.

Rabbia, quella dei ragazzi, che ha permesso davvero di spingere nella direzione di un Pianeta che sta pian piano iniziando - e ora lo si comincia a osservare anche in Italia con nuovi decreti e iniziative - a puntare sulle energie pulite per il futuro.

Quelle stesse energie, le rinnovabili, che ci permettono di dire che nonostante la costante crescita delle emissioni climalteranti una speranza per invertire la rotta c’è.

Come racconta il nuovo rapporto sulle emissioni di CO2 diffuso dall’Agenzia Internazionale per l’energia, la IEA, nel 2022 a livello globale le emissioni di anidride carbonica derivate da usi energetici - ovvero produzione elettrica, trasporti, industria, riscaldamento e raffrescamento - sono cresciute dello 0,9%: se è vero che continuano a salire, è anche vero però che proprio grazie alle rinnovabili il dato è migliore di quanto inizialmente temuto.

Senza solare ed eolico, ma anche auto elettriche, case in cui vengono installate pompe di calore o altri sistemi di efficienza energetica, probabilmente il dato delle emissioni sarebbe stato ancora più alto visto che avremmo dovuto bruciare più combustibili fossili per soddisfare la domanda di energia elettrica.

Al netto di questa parziale buona notizia, la IEA spiega che le emissioni dagli usi energetici lo scorso anno sono aumentate di 321 milioni di tonnellate, raggiungendo un nuovo record di 36,8 miliardi di tonnellate. Di questo aumento, 60 milioni sono attribuibili alla maggior domanda di riscaldamento e raffrescamento a causa delle condizioni meteo estreme che porta la crisi del clima, mentre altri 55 milioni allo stop delle centrali nucleari, a causa della carenza d’acqua e di esigenze di manutenzione.

Inoltre, il report spiega che le emissioni da combustione per energia sono aumentate di 423 milioni di tonnellate, mentre quelle dai processi industriali sono scese di 102 milioni di tonnellate per via della riduzione della produzione in Cina ed Europa.

L’invasione della Russia in Ucraina ha invece portato alle riduzioni delle esportazioni di gas da Mosca e di conseguenza la CO2 da gas naturale è scesa di 118 milioni di tonnellate (-1,6%).

Purtroppo però a compensare c’è stato l’aumento delle emissioni dal carbone (243 milioni di tonnellate, +1,6%). Se si osserva poi l’altro combustibile fossile, il petrolio, in questo caso l’anidride carbonica è aumentata ancora di più, 268 milioni di tonnellate (+2,5%).

Più in generale, in un contesto in cui il maggior aumento delle emissioni nel 2022 è venuto dalla generazione di elettricità e di calore, 261 milioni di tonnellate (+1,8%) soprattutto nelle economie emergenti dell’Asia, le note positive arrivano dalla crescita dell’uso dei veicoli elettrici (oltre 10 milioni di auto vendute, più del 14% delle vendite globali) e da una forte espansione delle rinnovabili (che nel 2022 rappresentavano il 90% della crescita globale nella generazione elettrica).

Seppur siano innegabili i primi risultati positivi legati alle energie pulite, la IEA avverte però che a oggi “le emissioni rimangono ancora su una traiettoria di crescita insostenibile”.

Per invertire la rotta della crisi climatica gli scienziati dell’Intergovernmental Panel on Climate Change ci dicono chiaramente che le emissioni globali devono essere ridotte di oltre il 40% entro il 2030, unico modo per allinearsi all’obiettivo di un aumento della temperatura globale non superiore a 1,5 gradi rispetto ai livelli preindustriali. Nonostante gli sforzi, è chiaro che se però le emissioni continuano a crescere anziché iniziare a mostrare il segno meno davanti alle percentuali, difficilmente raggiungeremo gli obiettivi indicati dalla scienza.

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