Fridays for future: “La nostra rabbia è energia rinnovabile”
«Abbiamo visto un governo conpolitiche anticlimatiche e negazioniste. Abbiamo vistole aziende fossili fare fatturati miliardari, mentre si alzano le bollette per le famiglie. Ogni mese che passa la crisi climatica avanza eil Nord Italia è già in siccità». È un grido di rabbia quello di Alessandro Marconi, 19 anni, neoeletto portavoce diFridays for future, che oggi sarà in piazza a Roma per un nuovoGlobal Climate Strike. L’obiettivo delle migliaia di giovani che protesteranno da Torino, a Milano, a Genova, a Bari, è tramutare questo sentimento in “energia creativa per il cambiamento”. Infatti, recita lo slogan dello sciopero, “La nostra rabbia è energia rinnovabile”. Tra i manifestanti si avverte forte la delusione per un governo «che non fa gli interessi di noi italiani e di chi muore dicrisi climatica, da nord a sud», come spiega Ester Barel, 20 anni, anche lei tra i portavoce del movimento che ha organizzato il corteo di Milano. Lo conferma anche unaricerca diEMG Different, promossa daWwf. Almeno 6 giovani (tra i 18 e i 34 anni) su 10 in Italia soffrono gli effetti concreti del surriscaldamento globale sulla propria quotidianità. Per il 44% degli intervistati intervenire per cambiare la situazione è dovere delle istituzioni, mail 63% non è soddisfatto dell’operato del Governoin questo senso. L’esecutivo sta «portando avanti una politica iniziata già da Draghi, pertrasformare l’Italia in un hub del gas– dice Marconi – Questo significa investimenti non convenienti, secondo la comunità scientifica, come il raddoppio dei metanodotti, la costruzione di rigassificatori e altre misure per legarci ai combustibili fossili (per i quali siamo settimi in Europa per finanziamenti) e dare qualche miliardo di guadagni alle aziende fossili». I ragazzi, secondo l’analisi diWwf, bocciano anche le azioni delle aziende contro la crisi climatica: il 61% ritiene che la stiano alimentando la crisi climatica. Solo il 39% pensa che stiano realmente contribuendo a trovare soluzioni. «Vogliamo che chi causa la crisi climatica smetta di faregreenwashing», afferma Barel. Fridays for futureinvece sostiene la necessità di investire, a livello statale,nelle energie rinnovabili, con «10 gigawatt all’anno e il taglio di 20 dei 40 miliardi spesi in Sussidi ambientali dannosi» e nellecomunità energetiche, dice la ventenne. Ciò «permetterebbe di coprire il 50% del fabbisogno di elettricità del Paese in 6 anni» e sarebbe «una grandissima opportunità, per ridurre i costi dell’energia, renderla più democratica e legata al territorio e creare nuovi posti di lavoro», aggiunge Marta Maroglio, 20 anni, anche lei tra i portavoce che seguirà lo sciopero a Torino. La pensa così anche il 73% dei giovani intervistati daWwf, che ritiene le rinnovabili la soluzione alla crisi energetica che l’Italia sta affrontando. Un altro degli obiettivi sui qualiFridays for futureinsiste da mesi e che ribadirà in piazza è quello di untrasporto pubblico efficiente e pulito. «Dovremmo slegarci dalle auto che inquinano e promuovere l’utilizzo delle biciclette, creando nuove piste ciclabili, e di mezzi urbani a basso costo», spiega ancora l’attivista torinese. «Ogni anno nelle nostre città muoiono 50.000 persone per l’inquinamento. Il loro numero è comparabile a quello delle vittime della pandemia.Dobbiamo interrompere questa strage invisibile». Per Barel si tratta anche di una questione di «partecipazione democratica. Un trasporto accessibile può collegare la periferia e le persone più svantaggiate ai centri di potere delle città», afferma. Fridays for futureoggi sarà in piazza anche per i lavoratori, come ilCollettivo di fabbrica di GKNdi Campi Bisenzio(Firenze), che aderisce allo sciopero, e per tutti coloro che, ragazzi o adulti, vorranno partecipare. Dal reportWwfemerge che il 40% dei giovani prova un senso di impotenza verso la crisi climatica, il 28% soffre addirittura di eco-ansia. L’invito del movimento è a trasformarla in “energia rinnovabile”, per «alzare l’asticella del dibattito pubblico e costruire una comunità alternativa», conclude Barel.