Ambiente

Fridays for future: “La nostra rabbia è energia rinnovabile”

Impegnati oggi al Global Climate Strike, i giovani italiani non sono soddisfatti delle politiche climatiche del Governo e si sentono impotenti di fronte alla crisi. Vogliono “trasformare questi sentimenti in cambiamento”
Credit: Mika Baumeister
Tempo di lettura 5 min lettura
3 marzo 2023 Aggiornato alle 07:00

«Abbiamo visto un governo con politiche anticlimatiche e negazioniste. Abbiamo visto le aziende fossili fare fatturati miliardari, mentre si alzano le bollette per le famiglie. Ogni mese che passa la crisi climatica avanza e il Nord Italia è già in siccità».

È un grido di rabbia quello di Alessandro Marconi, 19 anni, neoeletto portavoce di Fridays for future, che oggi sarà in piazza a Roma per un nuovo Global Climate Strike. L’obiettivo delle migliaia di giovani che protesteranno da Torino, a Milano, a Genova, a Bari, è tramutare questo sentimento in “energia creativa per il cambiamento”. Infatti, recita lo slogan dello sciopero, “La nostra rabbia è energia rinnovabile”.

Tra i manifestanti si avverte forte la delusione per un governo «che non fa gli interessi di noi italiani e di chi muore di crisi climatica, da nord a sud», come spiega Ester Barel, 20 anni, anche lei tra i portavoce del movimento che ha organizzato il corteo di Milano.

Lo conferma anche una ricerca di EMG Different, promossa da Wwf. Almeno 6 giovani (tra i 18 e i 34 anni) su 10 in Italia soffrono gli effetti concreti del surriscaldamento globale sulla propria quotidianità.

Per il 44% degli intervistati intervenire per cambiare la situazione è dovere delle istituzioni, ma il 63% non è soddisfatto dell’operato del Governo in questo senso.

L’esecutivo sta «portando avanti una politica iniziata già da Draghi, per trasformare l’Italia in un hub del gas – dice Marconi – Questo significa investimenti non convenienti, secondo la comunità scientifica, come il raddoppio dei metanodotti, la costruzione di rigassificatori e altre misure per legarci ai combustibili fossili (per i quali siamo settimi in Europa per finanziamenti) e dare qualche miliardo di guadagni alle aziende fossili».

I ragazzi, secondo l’analisi di Wwf, bocciano anche le azioni delle aziende contro la crisi climatica: il 61% ritiene che la stiano alimentando la crisi climatica.

Solo il 39% pensa che stiano realmente contribuendo a trovare soluzioni. «Vogliamo che chi causa la crisi climatica smetta di fare greenwashing», afferma Barel.

Fridays for future invece sostiene la necessità di investire, a livello statale, nelle energie rinnovabili, con «10 gigawatt all’anno e il taglio di 20 dei 40 miliardi spesi in Sussidi ambientali dannosi» e nelle comunità energetiche, dice la ventenne.

Ciò «permetterebbe di coprire il 50% del fabbisogno di elettricità del Paese in 6 anni» e sarebbe «una grandissima opportunità, per ridurre i costi dell’energia, renderla più democratica e legata al territorio e creare nuovi posti di lavoro», aggiunge Marta Maroglio, 20 anni, anche lei tra i portavoce che seguirà lo sciopero a Torino. La pensa così anche il 73% dei giovani intervistati da Wwf, che ritiene le rinnovabili la soluzione alla crisi energetica che l’Italia sta affrontando.

Un altro degli obiettivi sui quali Fridays for future insiste da mesi e che ribadirà in piazza è quello di un trasporto pubblico efficiente e pulito. «Dovremmo slegarci dalle auto che inquinano e promuovere l’utilizzo delle biciclette, creando nuove piste ciclabili, e di mezzi urbani a basso costo», spiega ancora l’attivista torinese.

«Ogni anno nelle nostre città muoiono 50.000 persone per l’inquinamento. Il loro numero è comparabile a quello delle vittime della pandemia. Dobbiamo interrompere questa strage invisibile». Per Barel si tratta anche di una questione di «partecipazione democratica. Un trasporto accessibile può collegare la periferia e le persone più svantaggiate ai centri di potere delle città», afferma.

Fridays for future oggi sarà in piazza anche per i lavoratori, come il Collettivo di fabbrica di GKN di Campi Bisenzio (Firenze), che aderisce allo sciopero, e per tutti coloro che, ragazzi o adulti, vorranno partecipare.

Dal report Wwf emerge che il 40% dei giovani prova un senso di impotenza verso la crisi climatica, il 28% soffre addirittura di eco-ansia. L’invito del movimento è a trasformarla in “energia rinnovabile”, per «alzare l’asticella del dibattito pubblico e costruire una comunità alternativa», conclude Barel.

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