Ambiente

Chi ha messo la taglia sui cani

Il miglior amico dell’uomo è il mammifero dalle dimensioni più varie. Secondo alcuni studi condotti su 1.400 esemplari, la “colpa„ sarebbe di un gene mutato dall’antenato più antico: il lupo
Credit: Hannah Lim
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
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31 gennaio 2022 Aggiornato alle 21:00

Barboncini, alani, bassotti, pastori maremmani: non ci abbiamo mai fatto caso forse, ma le dimensioni dei cani variano più che in qualsiasi altro mammifero del Pianeta. La variante genetica responsabile di queste differenze fenotipiche risale probabilmente al cosiddetto “acient wolf” o “terribile lupo”: un antenato dei lupi moderni, uno dei carnivori preistorici più famosi del Nord America e dell’Asia orientale, vissuto durante il tardo Pleistocene e l’inizio dell’Olocene (125.000–9.500 anni fa). La mutazione riguarderebbe in particolare un gene chiamato IGF1, individuato dai ricercatori già 15 anni fa, che determinerebbe le variazioni di taglia tra razze diverse.

Le taglie dei cani fino a 200 anni fa differivano entro una certa misura. A oggi, invece, alcune razze sono fino a 40 volte più grandi rispetto a quelle piccole: è una novità frutto degli incroci e delle combinazioni studiati dall’uomo per creare nuove razze canine.

Elaine Ostrander, genetista presso il National Human Genome Research Institute degli Stati Uniti, ha condotto lo studio del 2007 che per la prima volta ha identificato il ruolo dell’IGF1; assieme ad altri colleghi, tra cui il genetista Jocelyn Plassais dell’INSERM-Università di Rennes, in Francia, ha analizzato i genomi di oltre 1.400 canidi, inclusi cani antichi, lupi, coyote e 230 razze canine moderne. In particolare, la variante si trova in un tratto di DNA che codifica una molecola in grado di influenzare i livelli della proteina IGF1, un potente ormone della crescita.

I ricercatori hanno identificato 2 versioni (tecnicamente “allele”) della variante. In tutte le razze, i cani con due copie di un allele tendono a pesare meno di 15 chilogrammi, mentre due copie dell’altra versione risultano maggiormente diffuse negli esemplari che pesano più di 25 chilogrammi. I cani con una copia di ogni allele tendono a essere di dimensioni intermedie.

I ricercatori, esaminando i genomi di altri canidi, hanno notato delle similitudini. «Questa scoperta non riguarda solo i cani, ma anche i lupi, le volpi e i coyote» sostiene la Professoressa Ostrander. Secondo alcuni studi, l’allele che determina le taglie più piccole, dal punto di vista evolutivo, sarebbe molto più antico rispetto agli altri. Coyote, sciacalli, volpi e la maggior parte dei canidi studiati presentano, infatti, due copie di questo determinato allele, tanto da far ipotizzare che fosse già presente nel patrimonio genetico di un antenato comune. L’opinione prevalente tra gli scienziati, però, è che il gene responsabile della taglia piccola sia molto recente e relativo esclusivamente ai cani domestici.

Non è chiaro quando si sia sviluppato l’allele più grande. Nei resti rinvenuti in Siberia di un lupo vissuto in quelle regioni circa 53.000 anni fa, si è rilevata una copia di questa versione. Il quadro è tutt’altro che completo. «Lo stesso gene IGF1 costituisce circa il 15% delle varianti tra le razze» afferma il Professor Plassais. «Non si tratta di una singola mutazione che rende un lupo delle dimensioni di un chihuahua, ma di tante piccole varianti che nel corso del tempo hanno reso alcuni cani sempre un po’ più piccoli».

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