Ambiente

Anche Eni fa il pieno di utili

Nel 2022 la Big Oil italiana ha registrato un +36%. Per gli ambientalisti chi paga il conto sono clima e natura
Credit: Via ilmanifesto.it
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24 febbraio 2023 Aggiornato alle 21:00

Dopo le altre Big dell’Oil&Gas, che hanno già annunciato profitti per oltre 200 miliardi di dollari e incassi record, adesso arriva anche il turno dell’italiana Eni, gruppo controllato al 30% dal Tesoro: l’utile netto adjusted di competenza degli azionisti è risultato pari a 13,3 miliardi di euro.

Valori quasi triplicati rispetto alla media storica del passato e un aumento di 9 miliardi rispetto al 2021, con un utile operativo adjusted (Ebit adjusted) di 20,4 miliardi, raddoppiato rispetto a due anni fa.

Cifre che lasciano l’Ad di Eni Claudio Descalzi “soddisfatto” e che rispecchiano l’andamento di tutte le compagnie legate ai combustibili fossili che veleggiano soprattutto grazie ai prezzi del gas e alle ripercussioni dovute all’invasione russa in Ucraina.

Nel 2022 il flusso di cassa netto da attività operativa di Eni è stato di 17,46 miliardi, in aumento del 36% e l’indebitamento finanziario è sceso di 2 miliardi. Se si guarda alla produzione del gruppo è scesa del 4% (1,610 milioni di barili equivalenti) per via di “interruzioni non programmate e cause di forza maggiore” ha fatto sapere l’azienda. Il dividendo annuale 2023 è a 0,94 euro per azione, un aumento del 7% rispetto al 2022. Nonostante ciò l’incremento sembra non aver soddisfatto le attese in Borsa dove il titolo cala oltre il 4%.

«I risultati sono eccellenti, come la capacità di garantire in tempi rapidi forniture stabili all’Italia e all’Europa», ha comunque detto l’Ad Claudio Descalzi che ha poi presentato piani di decarbonizzazione per il 2026. Si continua comunque - nello spirito del Piano Mattei annunciato da Giorgia Meloni - a puntare molto sul gas «facendo leva sulle produzioni e diversificando gli investimenti tra i Paesi, per sostituire 20 miliardi di metri cubi di gas russo entro il 2025».

Come avvenuto al seguito dell’annuncio dei grandi profitti di Exxon, BP, Chevron, Shell, TotalEnergies, dopo le dichiarazioni di Eni sono arrivate le critiche degli ambientalisti dato che in anni di crisi climatica ed energetica, con la scienza che ci ricorda la necessità di decarbonizzare per abbassare le emissioni climalteranti, i colossi del petrolio continuano a guadagnare, fatto che spinge gli attivisti a chiedere maggiori tassazioni sugli extraprofitti.

“Mentre la crisi climatica si aggrava e milioni di persone sono alle prese con maxi bollette e caro energia, Eni annuncia oggi un utile operativo adjusted di gruppo nell’esercizio 2022 di 20,4 miliardi di euro. I profitti più alti di sempre e più del doppio rispetto al 2021, frutto degli altissimi picchi di prezzo raggiunti nel 2022 dalle fonti fossili al centro del suo business, come il gas. La gran parte di questi profitti andrà in forma di dividendi e riacquisto di azioni proprie a vantaggio degli azionisti, per il 70% privati. Una situazione doppiamente oltraggiosa, soprattutto perché anziché investire su una seria svolta verso la decarbonizzazione, l’azienda si limita a fare greenwashing, mentre continua a destinare gran parte dei propri investimenti a quelle stesse fonti fossili che hanno causato e alimentano la crisi climatica. Inoltre, puntare ancora sul gas significa condannare le famiglie e le imprese italiane a pagare bollette molto care anche nei prossimi anni”, commentano Greenpeace Italia e ReCommon in una nota.

Per le associazioni ambientaliste è dunque “ora che queste compagnie abbandonino definitivamente le fonti fossili per decarbonizzare le proprie attività e inizino a pagare per le perdite e i danni che hanno causato contribuendo in modo decisivo alla crisi climatica e alle sue devastanti conseguenze per le persone e per il Pianeta” e in questo chiedono aiuto anche agli investitori “che beneficiano di questi altissimi profitti e devono assumersi le proprie responsabilità e chiedere con forza al management delle società fossili un drastico cambio di rotta”.

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