Ambiente

Il paradosso di BP: più profitti e meno impegni per il clima

Come Shell e Exxon Mobil anche la compagnia britannica ha annunciato profitti record. E la decisione di ridimensionare i suoi obiettivi climatici, facendo infuriare gli ambientalisti (e non solo)
Credit: EPA/MIGUEL GUTIERREZ
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8 febbraio 2023 Aggiornato alle 18:00

Profitti aumentati, impegni climatici abbassati. Sembra un paradosso ma è così: per le Big Oil la salute del Pianeta può attendere. Dopo Shell, che ha raddoppiato il suoi profitti nel 2022 (si parla di circa 40 miliardi di dollari) e dopo il gigante petrolifero statunitense Exxon Mobil che segna utili per 56 miliardi, ora anche la multinazionale BP ha annunciato che grazie al gas ha raggiunto il record storico di 27,7 miliardi di dollari di profitti.Tutti gli utili dei giganti dei combustibili fossili sono legati soprattutto alle ripercussioni dell’invasione russa in Ucraina e alla crisi energetica che ha portato a trarre vantaggi dall’aumento dei prezzi del gas. Come noto però - nonostante molte economie si basano ancora su un mix energetico - la transizione ecologica prevede un graduale (che per la scienza dovrebbe essere immediato) abbandono dei combustibili fossili che causano le emissioni climalteranti, da sostituire con le nuove forme di energie pulite, dalle rinnovabili all’idrogeno. Anche le compagnie petrolifere, consapevoli della necessità impellente di questo cambiamento nel tentativo di mantenere le temperature sotto l’ormai famosa soglia di +1,5 gradi, hanno annunciato nel tempo i propri piani climatici. BP aveva promesso in precedenza di tagliare la produzione entro il 2030 di almeno il 40%, una promessa che dopo aver annunciato i suoi ingenti profitti non intende mantenere: il gigante dell’oil and gas infatti ha ridimensionato i suoi obiettivi con un abbandono più graduale del fossile e un taglio alla produzione limitato ora al 25% (rispetto al 2019) sempre entro il 2030. Una notizia che preoccupa anche per gli obiettivi climatici che l’intero Pianeta sta tentando di centrare per evitare il surriscaldamento. In primis, nella battaglia con azioni radicali per cercare di far cambiare linea alle compagnie, ci sono spesso gli attivisti: quelli di Greenpeace per esempio sono impegnati in questi giorni a occupare la nave White Marlin che sta trasportando una piattaforma utile a Shell per espandere le sue estrazioni e le trivelle nel Mare del Nord. Proprio durante la campagna non violenta per contrastare l’operato delle aziende petrolifere, Greenpeace aveva denunciato la necessità di tassare quanto prima gli extra profitti e i guadagni delle aziende responsabili delle emissioni, una denuncia arrivata poche ore dopo che la Shell aveva annunciato di aver raddoppiato i profitti. Ora che anche BP ha comunicato i suoi utili gli attivisti tutto si aspettavano meno che un ulteriore freno alla transizione verde, un rallentamento legato appunto al ridimensionamento degli obiettivi climatici dell’azienda. Se da un lato BP ha comunque promesso di accelerare gli investimenti in tecnologie a energia pulita, dall’altro spaventa il continuo investire nell’oil and gas: nei prossimi sette anni prevede infatti una maggiore produzione di greggio e gas.L’ennesima notizia degli ottimi profitti incassati dai giganti del petrolio ha scatenato il dibattito in Gran Bretagna. Per esempio il segretario generale della confederazione dei sindacati TUC, Paul Nowak, ha indicato la necessità di maggiori tasse straordinarie per le compagnie petrolifere e del gas, soprattutto «mentre milioni di persone lottano per riscaldare le loro case e mettere il cibo in tavola». Come chiosa Kate Blagojevic, responsabile della giustizia climatica di Greenpeace UK, «BP è l’ennesimo gigante dei combustibili fossili che estrae oro dalle vaste sofferenze causate dalla crisi climatica ed energetica. Quel che è peggio è che i loro piani ecologici sembrano essere stati fortemente minati dalle pressioni degli investitori e dei governi per fare ancora più soldi sporchi con petrolio e gas. Proprio per questo abbiamo bisogno che i governi intervengano per cambiare le regole».

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