Economia

Economia Russia: crisi evitata (per ora)

Si pensava arrivasse nel 2022 ma così non è stato, grazie agli avanzi commerciali e di bilancio accumulati. L’unico effetto negativo, la contrazione del Pil (ma solo del 3%). Cosa succederà nel 2023?
Un grande murale raffigurante il presidente Vladimir Putin sul lato di un edificio residenziale a Kashira, Mosca. L'opera è stato realizzato dagli attivisti del movimento pro-Cremlino Molodaya Gvardiya
Un grande murale raffigurante il presidente Vladimir Putin sul lato di un edificio residenziale a Kashira, Mosca. L'opera è stato realizzato dagli attivisti del movimento pro-Cremlino Molodaya Gvardiya Credit: EPA/YURI KOCHETKOV
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14 febbraio 2023 Aggiornato alle 08:00

Le previsioni si sbagliavano e la crisi economica russa, attesa nel 2022, non è arrivata. Al momento dell’invasione dell’Ucraina, la Russia godeva di un avanzo di bilancio da 20 miliardi. Nel corso del 2022, questo avanzo si è andato poi a ridurre, rimanendo comunque alto rispetto ad altri Paesi. Allo stesso tempo, il Pil si è contratto, ma solo del 3%, quindi in misura minore rispetto alle aspettative.

A spiegare le motivazioni della tenuta dell’economia russa è l’economista russo Oleg Itskhoki, professore alla University of California, in un articolo pubblicato su RE:Russia.

Grazie all’avanzo commerciale della Russia, l’impennata dei prezzi e gli 8 pacchetti di sanzioni imposte al Paese non hanno generato una crisi finanziaria. Le esportazioni hanno provocato un afflusso di denaro senza poterlo poi spendere nell’importazione: in questo modo non si è verificato alcun deficit finanziario. Per queste ragioni, spiega Itskhoki, Putin non si è sentito obbligato a dover introdurre misure più severe ed è riuscito a sostenere la domanda e le imprese attraverso il flusso finanziario proveniente dalla vendita di gas e petrolio.

Quindi, l’avanzo commerciale - situazione in cui i beni esportati superano quelli importati - e l’avanzo di bilancio - il saldo contabile positivo che risulta dai flussi di entrate e uscite rilevati - hanno permesso alla Russia di evitare la crisi nel 2022 e di subire solamente una contrazione del Pil.

L’andamento non smentisce, però, l’efficacia delle sanzioni. Dopo aver imposto restrizioni sulle importazioni, l’Ue ha preso ulteriori provvedimenti riguardo l’esportazione di energia da dicembre, per questo ancora non si è potuta verificare la loro utilità: dal 5 dicembre 2022, l’Ue ha vietato il trasporto marittimo di petrolio greggio russo.

La Russia inizierà probabilmente a vivere una vera e propria crisi nel 2023: il declino delle esportazioni e l’aumento delle importazioni porteranno a una svalutazione del rublo.

La discesa è già cominciata. Come riportato dal quotidiano russo Kommersant, il ministero delle Finanze ha pubblicato pochi giorni fa gli esiti dell’ultima esecuzione del bilancio federale: il deficit a gennaio 2023 ha raggiunto 1,7 trilioni di rubli - 25 miliardi di dollari, più di 23 miliardi euro - mentre le entrate provenienti dall’esportazione di petrolio e gas sono scese del 46% e le spese sono aumentate del 59%. L’aumento è stato generato da una crescita delle spese di bilancio e da una diminuzione delle entrate, causate anche da un calo di entrate legate al petrolio e al gas.

Secondo le proiezioni della World Bank, del Fondo monetario internazionale (Fmi) e dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse), il Pil russo continuerà a contrarsi nel 2023: nell’ipotesi più favorevole è previsto un calo del 2,3% annuale, del 5,6% nel caso peggiore. Ma non è finita qui: è anche prevista per quest’anno una riduzione delle esportazioni, mentre le importazioni dovrebbero essere superiori a quelle del 2022.

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