Bambini

Russia: la propaganda comincia a scuola

Si canta l’inno nazionale almeno 1 volta a settimana e parte del programma è dedicato alle “Conversazioni su ciò che è importante”. Non mancano, però, voci fuori dal coro e proteste studentesche
Il primo ministro russo Mikhail Mishustin incontra gli studenti dell'Advanced Educational Scientific Center (AESC) - Kolmogorov boarding school il primo giorno del nuovo anno accademico a Mosca.
Il primo ministro russo Mikhail Mishustin incontra gli studenti dell'Advanced Educational Scientific Center (AESC) - Kolmogorov boarding school il primo giorno del nuovo anno accademico a Mosca. Credit: EPA/ALEXANDER ASTAFYEV / SPUTNIK /
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
10 dicembre 2022 Aggiornato alle 20:00

Ogni settimana nelle principali città russe i professori chiedono agli studenti di alzarsi in piedi e intonare l’inno nazionale. Non è così raro che qualcuno disobbedisca in segno di protesta alle indicazioni degli insegnanti: è il caso di 2 ragazze in una scuola secondaria di Mosca che all’inizio di novembre si sono rifiutate di alzarsi e hanno invece riprodotto l’inno nazionale ucraino da uno smartphone. L’accaduto, tutt’altro che un fatto episodico, è stato ripreso da un compagno di classe e in breve è rimbalzato da un telegiornale all’altro. Il video è comparso anche sui canali Telegram del governo.

Nei giorni successivi le studentesse sono state bersagliate da minacce. Secondo quanto riportato da Doxa, organo di informazione indipendente, il 18 novembre, sono comparsi sui social media dei videoclip in cui le ragazze si scusavano per le loro azioni.

Da mesi ormai, nelle scuole russe si combatte la propaganda putiniana con una contro-propaganda silenziosa e non. Sono tanti gli insegnanti e gli studenti che manifestano più o meno apertamente il proprio dissenso rispetto alla guerra in Ucraina, all’interno di un sistema educativo che dà credito alle narrazioni pro-Cremlino, rispetto alle tradizionali materie oggetto della didattica.

Gli insegnanti sono obbligati a tenere lezioni settimanali chiamate Conversazioni su ciò che è importante - dedicate ad argomenti come “l’amore per la Patria” - e gli amministratori hanno iniziato a reprimere anche le più piccole espressioni di sentimento anti-guerra.

L’agenzia indipendente russa iStories ha di recente sentito diversi genitori e insegnanti sulle strategie adottate per tenere al sicuro i propri bambini, senza però impedire loro di sviluppare un proprio pensiero indipendente sul tema della guerra.

Infatti, altri studenti hanno ricevuto avvertimenti o addirittura conseguenze legali per la loro condotta. Ha fatto scalpore a ottobre la notizia di una bambina di quinta elementare arrestata a Mosca dopo aver usato un avatar giallo-blu nella chat di gruppo online della sua scuola.

Non solo azioni, ma anche dichiarazioni e addirittura modi di vestire possono comportare delle sanzioni o la denuncia alle autorità. «Lo studente dovrà passare molto più tempo con questi adulti ed è importante per i genitori scoprire cosa pensano e cosa intendono fare in merito al comportamento del ragazzo - ha dichiarato Daniil Ken, capo del sindacato indipendente Teachers’ Alliance, a iStories - I genitori devono trovare un punto d’incontro con l’insegnante o assumersi loro stessi la “colpa”».

Ken, in questi casi, consiglia ai genitori di andare a scuola e fare tutto il necessario per stemperare la situazione, ma ritiene sia giusto anche “fare contro-propaganda” a casa. Questo non necessariamente implica il fatto di dover parlare di politica. «Non dovete persuadere i vostri figli a sviluppare opinioni o atteggiamenti diversi. Potete semplicemente spiegare loro che durante l’ora di “Conversazioni su ciò che è importante”, il loro insegnante stava solo recitando delle informazioni da una sorta di guida, non stava realmente insegnando».

Per Valery, un padre del Tatarstan, sebbene i genitori abbiano il dovere di proteggere a ogni costo la vita dei propri figli, i ragazzi dovrebbero cercare di non adottare atteggiamenti spiccatamente contrari alla guerra. «Dovete dire chiaramente a vostro figlio che il comitato investigativo e il procuratore generale mandano volentieri in prigione le persone che screditano le forze armate. E quindi proclamare a gran voce la propria opinione non è saggio», ha dichiarato.

Lui e la madre di sua figlia non hanno mai parlato apertamente di contropropaganda alla ragazza: «Lei sa come la pensiamo sul mondo e sull’ordine sociale in generale. So che mia figlia è contro la guerra e che per questo motivo ha legato dei nastri verdi in alcuni posti, ma non ha preso parte a proteste più grandi o più rischiose. E ne sono grato».

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