Ambiente

Il Madagascar in ginocchio per la tempesta Ana

Con la crisi climatica che intensifica i fenomeni meteo, l’isola è sempre più piegata da carestie e alluvioni. Colpite anche Mozambico e Malawi. In Africa già 77 morti e 130.000 sfollati
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28 gennaio 2022 Aggiornato alle 13:10

È una tragedia senza fine quella che sta colpendo il Madagascar. Questo Paese, povero, dove una difficile gestione delle risorse idriche e gli impatti del cambiamento climatico hanno spinto già almeno 30.000 persone a livelli di carestia secondo l’Onu, da poche ore è stato colpito dalla tempesta tropicale Ana che ha seminato morte e distruzione.

La tempesta ha impattato profondamente anche su Mozambico e Malawi, in un’Africa che nonostante sia responsabile solo del 3% a livello di emissioni globali, soffre sempre di più per l’intensificarsi di fenomeni meteo estremi collegabili alla crisi climatica indotta dall’uomo.

Sono almeno 77 le persone decedute nell’Africa meridionale a causa dell’impatto di Ana, di cui circa una cinquantina in Madagascar. Secondo le prime informazioni gli sfollati sarebbero 130.000, un “flagello” secondo i missionari che operano nelle comunità dell’isola e che sono già alle prese con problemi che vanno dalla fame alle malattie, tra cui anche il Covid.

Sempre secondo l’Onu più di 1,1 milioni di persone del popolo malgascio stanno già vivendo oggi una qualche forma di grave insicurezza alimentare e richiedono urgente assistenza alimentare: il Paese, già toccato a più riprese da cicloni ed eventi meteo importanti, soffre anche per periodi di estrema siccità in cui gli abitanti più poveri sono arrivati al punto di cibarsi di locuste e piante di vario tipo per riuscire a sopravvivere. Chi viveva di turismo inoltre, a causa del Covid e dei divieti, negli ultimi anni ha perso tutto e sopravvive a stento.

Ora la tempesta Ana con inondazioni, strade, scuole e ponti distrutti e migliaia di case devastate, ha costretto oltre 100.000 persone a fuggire in rifugi improvvisati. In Malawi la stessa tempesta ha portato all’interruzione della corrente a livello nazionale e in Mozambico si stanno ancora definendo le cifre sul numero di persone in fuga, con numerosi edifici crollati fra cui anche parti di ospedali. Anche qui il primo ministro Carlos Agostinho do Rosário ha ricordato come il Mozambico sia «un Paese che non contribuisce molto al cambiamento climatico, eppure ne subiamo di più il suo impatto».

In Madagascar al momento le scuole e le palestre della capitale, Antananarivo, sono state trasformate in centri di accoglienza di emergenza per gli sfollati. Nel frattempo, in questa stagione di piogge e clima incerto che andrà avanti fino a marzo, un’altra tempesta potrebbe colpire a breve l’Oceano Indiano portando nuove complicazioni dopo che Ana, con venti tra 100 e 130 chilometri orari e pesanti alluvioni, ha devastato il centro e nord del Madagascar, prima di colpire poi Mozambico e Malawi.

Per tantissimi africani le cui case sono riuscite a resistere all’urto della tempesta, si apre ora un altro problema nelle settimane a venire: le inondazioni hanno infatti spazzato via il bestiame e allagato i campi, privandoli della sussistenza agricola e aggravando la condizione della fame.

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