Ambiente

Case green, rimangono dei punti da risolvere

Un aiuto contro la crisi energetica, ma non senza criticità. È il verdetto delle forze politiche sulla direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici residenziali. Le voci più critiche arrivano dal Governo Meloni
Credit: Photography by Jim Stephenson
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9 febbraio 2023 Aggiornato alle 07:00

Un aiuto contro la crisi energetica, ma rimangono ancora alcune criticità da risolvere. È questo il verdetto delle forze politiche sulla direttiva europea sull’efficientamento energetico degli edifici residenziali, Casa Green. Le voci più critiche arrivano dalle fila del Governo di Giorgia Meloni.

Per il ministro degli Affari europei, Raffaele Fitto «l’Italia non può affrontare il tema dell’efficientamento energetico degli immobili come gli altri Paesi».

Secondo le stime dell’Enea, sono almeno 11 milioni gli immobili (il 74% del totale) che hanno una classe energetica bassa e che dovranno subire lavori per rientrare nella E e nella D tra il 2030 e il 2033.

C’è preoccupazione anche dal ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin: «Il nostro patrimonio immobiliare è antico, prezioso e fragile».

Il governo si è impegnato a tutelarlo e a «negoziare in Europa per obiettivi realistici», aggiunge il ministro delle Imprese, Adolfo Urso. Per il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, la direttiva rischia di tradursi per l’Italia addirittura in una sorta di «tassa patrimoniale». Una posizione sposata anche dal capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti.

I diversi esponenti del Parlamento europeo, sia della maggioranza che dell’opposizione, che si sono confrontati nel panel “Le Politiche europee sull’immobiliare allargato in Italia” organizzato dal think tank Remind Futuro Italia e Parlamento europeo in Italia, non bocciano però totalmente il provvedimento.

Secondo le stime europee del 2019, circa 31 milioni di cittadini vivevano in condizioni di povertà energetica.

Questo significa che faticano a scaldare la propria casa o a illuminarla. In Italia la percentuale era addirittura dell’8,5%. La misura che obbliga tutti gli immobili residenziali a raggiungere una data classe energetica entro il 2030 potrebbe essere quindi molto utile per ridurre l’impatto ambientale delle abitazioni, responsabili per il 40% del nostro consumo di energia, ma anche i consumi e le bollette.

A beneficiare della direttiva potrebbe essere anche il settore dell’edilizia, che impiega il 10% della forza lavoro europea, secondo i dati presentati nel panel, ma anche il valore degli immobili. «In Germania il valore medio degli immobili è cresciuto del 95%, in Olanda del 70%. Anche in Francia dove ci sono sanzioni piuttosto severe verso chi non si adegua agli standard energetici, del 35%. Solo in Italia e in Grecia c’è stato un deprezzamento, secondo Eurostat, nonostante gli incentivi e l’inflazione. Questo ci porta a pensare che senza ulteriori provvedimenti il valore scenderà ulteriormente - spiega Tiziana Beghin (Movimento 5 Stelle), membro della Commissione per il Commercio Internazionale e sostituta in Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia – Serve però gradualità».

Però «gli obiettivi fissati dall’Europa però non sono compatibili con le caratteristiche del nostro patrimonio immobiliare», dice Nicola Procaccini (Fratelli d’Italia), membro della Commissione per l’ambiente, la sanità pubblica e la sicurezza alimentare e dei Gruppo dei Conservatori e Riformisti Europe. Secondo le previsioni di diverse associazioni dell’immobiliare, due terzi degli edifici in Italia saranno da ristrutturare.

«Le 1500 proposte di emendamento suggeriscono che al posto di imporre dei vincoli bisognerebbe stabilire degli incentivi per raggiungere lo scopo», continua Procaccini. «Anche se molte sanzioni sono state smussate, le deadline temporali saranno difficili da rispettare», concorda anche Massimiliano Salini (Forza Italia), membro Commissione per i trasporti e il turismo e del Gruppo Partito Popolare Europeo.

«Secondo gli schemi attuali solo il 15% degli edifici nel nostro Paese rientra nella classe G – la più bassa – e il 40% in Europa – spiega Ignazio Corrao (indipendente), membro Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia e del Gruppo dei Verdi/Alleanza Libera Europea – Ci sono poi diversi beni esenti: quelli monumentali, quelli soggetti a valutazione per i requisiti storici, le case vacanze o altre meno utilizzate».

Molti edifici residenziali, «circa il 22% – aggiunge anche Beatrice Covassi (Partito Democratico), membro della Commissione per l’industria, la ricerca e l’energia e ambiente, della Commissione ambiente e del Gruppo dell’Alleanza progressista di Socialisti e Democratici al Parlamento Europeo – godono di una deroga fino al 2037», in modo da evitare sanzioni in caso di ritardi o rallentamenti causati dalla scarsità di mano d’opera, come è già successo con il Bonus 110%.

L’Italia parte, inoltre, da una buona base, proprio grazie all’Ecobonus, già orientato all’efficientamento energetico di molti edifici. «La direttiva europea permetterebbe di intervenire sugli immobili delle fasce di popolazione più povere, che non sono potute accedere in precedenza alle ristrutturazioni e aumentare la resilienza ai fenomeni climatici estremi», spiega Corrao, come le forti piogge e le alluvioni che hanno colpito il centro e il sud Italia.

Per farlo saranno stanziati «nuovi strumenti finanziari, ma si potranno utilizzare anche il Fondo per lo sviluppo e la coesione, il Fondo sociale per il clima e quelli del

Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) - afferma anche Covassi – Per accrescere la consapevolezza e dare informazioni saranno poi istituiti degli sportelli unici che assisteranno i cittadini in tutta Italia». Serve però, secondo Tiziana Beghin, anche una programmazione industriale parallela, che sostenga le industrie immobiliari e ci conduca «nella direzione verso la quale sta andando il mondo».

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