Ambiente

Case green: le nuove deroghe alla direttiva Ue

Dalla bozza della direttiva emerge la possibilità di esentare edifici storici e seconde abitazioni dall’obbligo di riqualificazione energetica. Ma gli italiani sono sempre più alla ricerca di immobili di classe A
Credit: Project Studio Noju by José Hevia
Tempo di lettura 4 min lettura
27 gennaio 2023 Aggiornato alle 18:00

Dopo le polemiche innescate dalla direttiva Ue sulle case green, arriva la marcia indietro: fra le diverse proposte della Commissione e del Parlamento, infatti, figurano varie ipotesi in cui non sarebbe obbligatorio effettuare ristrutturazioni per l’efficientamento energetico degli immobili. L’obiettivo della proposta è quello di portare gli immobili residenziali alla classe energetica E entro il 2030, per poi passare alla classe D dopo 3 anni e infine, tra il 2040 e il 2050, arrivare al livello più basso possibile di emissioni. Un progetto tanto ambizioso quanto poco aderente alla realtà italiana, dove circa il 60% di immobili residenziali, gran parte dei quali costruiti più di 50 anni fa, è di classe F e G.

Le stime di Ance - Associazione Nazionale Costruttori Edili - danno la misura di quanto potrebbero spendere i proprietari italiani per svolgere lavori di efficientamento (come sostituzione degli infissi e della caldaia o l’installazione di un cappotto termico). Anche considerando solo il 15% del patrimonio immobiliare più energivoro (circa 1,8 milioni di edifici), la spesa toccherebbe i 40 miliardi di euro all’anno. Un ammontare ben più alto di quello movimentato in 2 anni di Superbonus 110% che, nonostante persegua gli stessi scopi, ha coinvolto circa 360.000 condomini, case unifamiliari e unità indipendenti con ristrutturazioni per 62 miliardi.

Un impatto enorme per le tasche degli italiani, cui si aggiungono le perplessità riguardanti gli immobili storici distribuiti per tutta la Penisola: circa 2 milioni costruiti prima del 1919, il cui valore culturale verrebbero leso profondamente da lavori di riqualificazione energetica di questo tipo.

Già la settimana scorsa, Gilberto Pichetto Fratin, Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, cercava di rassicurare gli animi facendo affidamento sulle capacità dei singoli di Stati di intervenire per rimodulare la richiesta europea, ed effettivamente ciò è avvenuto.

Dalle bozze della direttiva, infatti, emerge la possibilità per gli Stati membri di decidere di esentare dai livelli minimi di prestazione energetica richiesta proprio gli edifici e monumenti sottoposti a tutela, tra i quali rientrano immobili storici e di particolare valore architettonico. Più ampia e fumosa, invece, la categoria degli edifici tutelati situati in determinate aree vincolate e protette, come centri storici, aree di notevole interesse pubblico o territori limitrofi a fiumi e laghi.

La novità più attesa è forse l’esenzione - oltre che degli edifici di culto e delle strutture temporanee (come uffici di cantiere e stabilimenti balneari) - degli “immobili a disposizione”, espressione con cui si indicano le abitazioni non locate e non utilizzate in modo continuativo. In poche parole le seconde case, che dal report Gli immobili in Italia - realizzato dall’Agenzia delle Entrate in collaborazione con il Dipartimento di Finanze - ammontano a 5 milioni e 556.000, il 17,2% del totale delle abitazioni.

La casa, bene rifugio per eccellenza degli italiani, ha davanti a sé un futuro all’insegna delle ristrutturazioni e efficientamenti. Un costo non indifferente ma che, nel medio-lungo periodo, potrebbe rappresentare un investimento strategico.

Il mercato immobiliare è ormai sempre più attento alle classi energetiche più alte, come si evince dai più recenti dati Istat: in media, nei primi 3 trimestri dell’anno scorso, i valori delle abitazioni sono saliti del 4,2% rispetto al 2021, ma quelli delle case nuove ben del 6,6%. Le motivazioni di questo rialzo sono da trovarsi nella loro quantità ristretta e concentrata nelle grandi città, ma anche nella crescente domanda di abitazioni con alti livelli di risparmio energetico, costi di gestione contenuti e materiali di costruzione sempre più all’avanguardia.

Sono gli italiani stessi a chiedere abitazioni di classe energetica A. Secondo l’indagine di Swg – commissionata da Confindustria Assoimmobiliare - il 56% delle persone che vogliono acquistare casa la cerca di classe A, mentre il 55% esclude che la possibilità di comprarne una con valori energetici da E a G, anche se il prezzo fosse minore. A conferma di ciò, il 71% crede che tutte le nuove abitazioni dovrebbero essere costruite in classe A. Secondo il 67% degli intervistati, inoltre, in futuro le case meno efficienti a livello energetico subiranno perdite di valore ma, allo stesso tempo, il 60% crede che ci saranno nuovi incentivi statali per efficientare gli immobili o per costruirne di nuovi in classe A.

Leggi anche
Sostenibilità
di Manuela Sicuro 5 min lettura
Urban patterns a Manarola (SP)
Casa
di Costanza Giannelli 6 min lettura