Ambiente

Fashion: il nuovo rivestimento che non inquina

Ricercatori dell’University of Toronto hanno progettato, grazie a un polimero al silicio, un sistema per ridurre il rilascio di microplastiche durante il lavaggio dei capi. E scongiurarne la dispersione nell’ambiente
Credit: Alex Shuper
Tempo di lettura 4 min lettura
15 febbraio 2023 Aggiornato alle 13:00

T-shirt, foulard e pantaloni realizzati con tessuti sintetici non hanno un impatto sull’ambiente solo quando vengono prodotti o smaltiti, ma anche quando li laviamo. Durante i cicli di pulizia in lavatrice, nylon, poliestere, acrilico e rayon, subiscono dei piccoli danni a causa dell’attrito con il cestello e gli altri indumenti e disperdono migliaia di fibre microscopiche, lunghe circa 500 microgrammi, che, attraverso gli scarichi delle lavanderie, raggiungono i nostri corsi d’acqua.

Per questo, un team di ricercatori di ingegneria dell’University of Toronto ha progettato un sistema per ridurre la quantità di microplastiche che vengono rilasciate nei lavaggi. Lo racconta un articolo pubblicato sulla rivista scientifica Nature Sustainability.

Queste piccole fibre sono difficilissime da rintracciare e rimuovere e il loro accumulo minaccia gli ecosistemi di mari e laghi, ma anche la salute degli esseri umani: si inseriscono nella loro catena alimentare attraverso l’acqua del rubinetto e il consumo di pesce.

Governi e comunità di tutto il mondo sono a conoscenza dei rischi eppure, salvo qualche proposta, non si registrano impegni per arginare la dispersione di microplastiche. Inoltre, «non c‘è alcuna tendenza a prevenirne la creazione - afferma Kevin Golovin, alla guida del team che ha condotto lo studio - La nostra ricerca sta spingendo in una direzione diversa, in cui risolviamo effettivamente il problema».

La risposta, secondo gli esperti, sarebbe il Pdms (polidimetilsilossano). Si tratta di un polimero organico a base di silicio, presente in molti prodotti: dagli shampoo per rendere i capelli lucidi, agli oli e agli altri alimenti che producono schiuma quando vengono imbottigliati. Una delle sue proprietà, come hanno dimostrato diversi esperimenti dell’Università di Toronto su vetri e metalli, è quella di “avere un attrito molto basso”, cioè essere molto scivoloso.

Golovin e il suo team hanno creato, grazie a questa sostanza, un rivestimento a due strati, su scala nanometrica, per i tessuti sintetici.

In questo modo, le fibre del nylon – al centro dell’esperimento – riescono a sfregare meno tra loro e sul cestello della lavatrice e subiscono meno danni, disperdendo, di conseguenza, meno fibre nell’acqua.

L’aspetto più complesso, per i ricercatori, è stato trovare un sistema che permettesse a Pdms di rimanere aderente al tessuto.

A questo scopo, Sudip Kumar Lahiri, ingegnere tessile e autore principale dello studio, ha sviluppato un primer molecolare basato sullo stesso meccanismo dei coloranti per tessuti. Il tipo di legame che consente ai vestiti di non perdere la tinta anche dopo ripetuti lavaggi infatti poteva essere efficace anche per il rivestimento anti-attrito.

I due strumenti non funzionano separatamente, ma insieme hanno dato ottimi risultati: la nuova finitura previene il rilascio del 90% di microplastiche anche dopo nove lavaggi. «Con l’aggiunta del primer, il nostro rivestimento è abbastanza robusto da rimanere sull’indumento e continuare a ridurre la perdita di microfibre nel tempo», ha dichiarato Golovin.

Il Pdms inoltre non «deriva dal petrolio come molti polimeri utilizzati oggi».

Il prossimo passo è provare il sistema anche su tessuti diversi dal nylon e rendere il rivestimento, idrorepellente per composizione e più idrofilo.

Gran parte dei tessuti sintetici viene utilizzata per vestiti che devono essere in grado di assorbire il sudore.

«Molti sono realizzati con più tipi di fibre - afferma Golovin - Stiamo lavorando per formulare la corretta architettura polimerica in modo che la nostra finitura possa aderire durevolmente a tutte quelle fibre contemporaneamente».

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