Storie

Francesca Boni: «A 17 anni ho scoperto la moda sostenibile»

Bolognese, ha creato la prima mappa di negozi di abiti eco in Italia. Seguendo la filosofia less is more: «Non c’è bisogno di produrre più vestiti, più mobili, tutto questo c’è già»
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4 febbraio 2022 Aggiornato alle 21:00

Le intuizioni migliori arrivano da giovani? Nel caso di Francesca, è andata proprio così: aveva “solo” 17 anni quando ha deciso di dedicare la sua vita alla moda sostenibile. La lampadina green si è accesa mentre guardava un documentario che indagava luci e ombre del settore del fashion, uno dei più inquinanti al mondo.

The True Cost parlava di sfruttamento e conseguenze catastrofiche sull’ecosistema nel 2015, quando ancora si discuteva poco della relazione tra moda e ambiente. «Tutto parte da un semplice pensiero: Less is more. Da qui l’dea della mappa italiana della moda sostenibile che, dal 2019, ha raccolto migliaia di negozi ed e-commerce di moda sostenibile» spiega Francesca, bolognese, che oggi ha 22 anni e si è laureata alla Bocconi di Milano in Economia per arte, cultura e comunicazione. «Ora posso dedicare tutta me stessa a questo progetto, cosa che non avevo mai fatto prima perché ritagliavo il tempo tra esami e tempo libero».

La sua pagina Facebook “Il Vestito verde”, che poi è diventata anche un sito web alimentato al 100% da energia rinnovabile, raccoglie una community affezionata e rimanda alla mappa vista, dalla sua nascita, da più di un milione di persone: «Significa che ciò che credevo potesse essere solo un interesse personale è diventato un progetto che ha coinvolto tantissimi che, come me, ne hanno abbastanza di stare fermi ad aspettare un cambiamento».

La svolta per Francesca è stata come una scossa: è partita da una denuncia, diventata una consapevolezza che cresce a dismisura, e ha portato all’abbandono di uno stile di vita non sostenibile. «Non c’è bisogno di produrre più vestiti, più cosmetici, più mobili, più biciclette: la vera consapevolezza è rendersi conto che tutto questo c’è già».

E capire che ogni generazione ha il suo comportamento sostenibile, che seppur diverso dal nostro punto di vista non equivale a qualcosa di sbagliato: «I miei nonni avevano un approccio allo spreco molto nobile, per esempio. Non credo che la gen Z, da sola, riuscirà a cambiare le cose, ma sicuramente dobbiamo essere ascoltati di più perché saremo noi a incidere sul futuro del Pianeta».

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