Economia

Davos: l’agricoltura sostenibile cresce

A sostenerlo nel corso della terza giornata del World Economic Forum è stato David MacLennan, Ceo della società di servizi agricoli Cargill. Tra gli altri temi ambientali affrontati, lo sviluppo necessario delle rinnovabili
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18 gennaio 2023 Aggiornato alle 20:50

L’ambiente è stato uno dei temi centrali delle terza giornata del World Economic Forum.

Negli ultimi anni sono aumentati sempre di più gli investimenti per le questioni ambientali e anche il capitalismo si deve allineare a questa nuova realtà. È quanto è stato sostenuto da Brian T. Moynihan, Presidente e Ceo di Bank of America, sottolineando la necessità che la sostenibilità diventi una questione globale.

Sostenibilità

Con l’aumento dei consumi, è necessario trovare un equilibrio e cercare di rendere il tutto più sostenibile. Evitare il consumo di plastica e a quest’ultima preferire il Pet, sicuramente più ecologico. Puntare sulle energie rinnovabili e sull’agricoltura sostenibile.

David MacLennan, Presidente e Ceo di Cargill, fa sapere che negli ultimi 5 anni sono aumentati gli investimenti sull’agricoltura sostenibile: forse stiamo iniziando a concepire il business in maniera differente.

L’obiettivo è quello di creare tutto ciò che serve, dall’abbigliamento al cibo, nella maniera più sostenibile che ci possa essere, questo è quanto affermato da Doug McMillon, Presidente e Ceo di Walmart.

Energia

Dall’ambiente si è passati al tema del clima e della crisi energetica. La guerra in Ucraina ha sicuramente contribuito alla crisi energetica, ma in realtà la situazione era preoccupante anche prima. L’Europa deve investire sull’energia e sulle nuove tecnologie, per essere più competitiva.

A tal proposito, è intervenuto Anders Opedal, Presidente e Ceo di Equinor, il quale ha sottolineato la necessità di cooperazione tra le varie aziende europee, anche per evitare sabotaggi, come accadde lo scorso anno ai gasdotti di Nord Stream, che hanno messo in luce la vulnerabilità energetica europea.

Economia

Ci si è concentrati anche su alcune nazioni in particolare, come l’India e il Giappone. Per quanto riguarda il Giappone, ci si è focalizzati sull’aspetto puramente economico. Da anni, la sua economia è caratterizzata dalla deflazione, un generale abbassamento dei prezzi.

A causa della deflazione, però, il Giappone è stato colpito da debiti molto alti, un periodo reso ancor più difficile dalla Russia e dalla politica zero-covid della Cina. Il ministro dell’Economia, del Commercio e dell’Industria del Giappone, Yasutoshi Nishimura, parla di una «curiosa deflazione permanente».

Julie Bishop, ex ministra degli Affari Esteri dell’Australia, suggerisce al Giappone di imporre il suo ruolo nella regione del Pacifico, a causa della sua politica protezionistica non ha stretto forti legami commerciali. Comunque, Stephen Pagliuca, co-presidente della Bain Capital, ha dichiarato che per adesso il Giappone sta seguendo la giusta direzione grazie a un’economia un po’ più aperta, e che le tensioni tra Cina e Stati Uniti potrebbero costituire un’ottima opportunità.

La situazione dell’India è differente. L’economia indiana, infatti, è una delle più fiorenti tra le economie mondiali. A sostegno di ciò, il ministro delle Ferrovie, Ashwini Vaishnaw, ha sottolineato l’approccio pragmatico dell’India e del suo Primo Ministro, Narendra Modi. Quest’ultimo, infatti, ha scelto di focalizzarsi sui consumi e sui settori più fragili; ha investito moltissimo sulle infrastrutture nella capitale.

La produzione che avanza, quindi, permette una crescita dell’India a lungo termine. Bene anche il dato dell’inflazione che, attualmente, si trova al 5%. A marzo 2022, per esempio, è stata registrata una crescita del 19% rispetto a pochi mesi prima. Natarajan Chandrasekaran, Presidente di Tata Group, evidenzia come la situazione indiana sia sempre più in netto miglioramento e che, rispetto a 10 anni fa, la differenza è notevole.

Lavoro

Altro tema importante è sicuramente quello del lavoro, collegato alla necessità di maggiore sostenibilità. Sempre più fondamentali diventano gli investimenti sulle nuove tecnologie, ma al tempo stesso è opportuno non incrementare il già presente digital divide.

La tecnologia ha un ruolo centrale, con la pandemia si è affermata ancora di più, e se da un lato ha distrutto moltissimi posti di lavoro, dall’altro ne ha creati di nuovi. C’è però un problema di fondo: la maggior parte dei lavoratori non ha competenze digitali.

Questo il fulcro dell’intervento di José María Álvarez-Pallete, Presidente di Telefónica, il quale sostiene la necessità di puntare sulla formazione continua dei lavoratori in questo senso, permettere una formazione tecnologica, in modo tale da aumentare i posti di lavoro di 20 milioni nei prossimi 5 anni. Sulla stessa linea si pone anche Martin J. Walsh, Segretario del Lavoro negli Stati Uniti.

Sempre a proposito di tecnologie, si è discusso anche sull’importanza degli investimenti in questo settore. Per esempio, puntando sull’intelligenza artificiale, attraverso un suo uso responsabile, si possono avere molti guadagni sia sociali che economici. Inoltre, sarebbe opportuno incrementarne l’informazione verso i consumatori, che molto spesso ignorano queste nuove tecnologie.

Occupazione giovanile

Ancora tema del lavoro, molti giovani non sono laureati, e allora ci si chiede come possano essere inseriti nella realtà lavorativa. In realtà, la maggior parte dei Ceo sostiene che la laurea non sia importante per il lavoro; ciò che serve realmente è un’educazione “pratica”. Hadi Partovi, Ceo di Code, ritiene che sia fondamentale che il sistema scolastico fornisca digital skills o insegnamenti di computer science.

L’attenzione si è poi spostata sull’aspetto fiscale, a tal proposito è importante l’intervento di Paolo Gentiloni, Commissario europeo per gli affari economici e monetari, il quale sostiene che per superare la crisi energetica, è fondamentale puntare a delle misure più mirate altrimenti i conti pubblici potrebbero risentirne.

Sull’argomento si è espresso anche Arkhom Termpittayapaisith, ministro delle Finanze tailandese, che sottolinea che la politica fiscale messa in atto dalla Tailandia è una politica espansiva, che serve a sostenere la sua economia.

Sempre inerente al tema, importante è stato l’intervento di François Villeroy de Galhau, governatore della Banque de France, riguardo ai tassi di interesse della Bce (Banca Centrale Europea). Questi, infatti, dovrebbero raggiungere il picco entro la prossima estate. A proposito dell’inflazione, egli afferma «penso che vinceremo la guerra».

Demografia, tra invecchiamento e natalità

Si passa poi a un altro problema di fondamentale importanza: viviamo in una società che sta invecchiando. Si calcola che entro il 2050, la percentuale della popolazione mondiale di età superiore ai 60 anni quasi raddoppierà dal 12% al 22%.

Desmond Lee, politico di Singapore, riporta l’esempio della sua città-Stato. Singapore è abbastanza piccola, e un quarto della popolazione è costituito da persone over 65. Questo dato è, al tempo stesso, una fonte di ricchezza e una fonte di perdita.

C’è un modo per puntare ad aumentare il tasso di natalità? Un problema che accomuna la maggior parte dei Paesi riguarda la stabilità economica dei giovani. Darryl White, Ceo della Bank of Montreal, sottolinea che in America il 50% dei giovani tra i 18 e i 29 anni vive ancora con i genitori, una percentuale che aumenta in diverse parti del Mondo.

Il problema principale è che i giovani non hanno le finanze per comprare una proprietà, evidenzia Noura Berrouba, Global Shaper e vice-curator di Stockholm Hub.

A tal proposito, Lee sostiene che il piano messo in atto da Singapore è quello di investire il più possibile sui giovani e sull’istruzione.

La crisi, tra pandemia e guerra, ha colpito duramente il settore immobiliare. La crisi abitativa è una realtà in diversi Paesi del nostro Pianeta. Gli esperti del settore propongono una riconversione degli uffici, sempre meno utilizzati grazie alla rivoluzione del lavoro nel periodo post covid, in appartamenti, questo è quanto suggerito da Howard Lutnick, capo di Cantor Fitzgerald.

Sanità

La pandemia ha, ovviamente, colpito anche il settore sanitario. Seth Moulton, politico statunitense, ha parlato di due pandemie: una di Covid-19 e l’altra di salute mentale, su cui si investe ancora troppo poco.

Secondo Belen Garijo, Ceo di Merck, è stata proprio la pandemia a manifestare tutte le mancanze che si hanno nel settore sanitario, ci ha colpiti ed eravamo impreparati, e tutto ciò ha dei costi. Una società che sta bene e si prende cura della salute, sia mentale che fisica, è più attiva e di conseguenza più produttiva.

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