Economia

Davos: tutto pronto per il World Economic Forum

Si terrà dal 16 al 20 gennaio nella cittadina svizzera. Tra i temi sul tavolo: inflazione, crisi energetica e cambiamento climatico
Credit: EPA/LAURENT GILLIERON
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13 gennaio 2023 Aggiornato alle 17:00

Dal 16 al 20 gennaio 2023 si svolgerà a Davos, in Svizzera, il World Economic Forum (Wef). Per quest’anno è previsto un record di presenze: attesi oltre 2.700 leader mondiali. Per l’Italia, è atteso Giuseppe Valditara, Ministro dell’Istruzione e del Merito. Inviti declinati da Matteo Salvini, Antonio Tajani, ma la grande assente sarà sicuramente Giorgia Meloni.

Tra i leader europei ci saranno la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, il vice Valdis Dombrovskis, la Presidente del Parlamento Roberta Metsola, il Commissario per gli affari economici Paolo Gentiloni, il Commissario per il bilancio Johannes Hahn, la Commissaria per l’energia Kadri Simson, e infine la Presidente del Fmi - Fondo Monetario Internazionale, Kristalina Georgieva.

La questione su cui ci si concentrerà maggiormente sarà la crisi climatica. Il Global Risks Report, infatti, non promette bene e lancia l’allarme.

Secondo il rapporto, realizzato in collaborazione con Marsh McLennan e Zurich Insurance Group, una serie di fattori porterà a danneggiare gli sforzi globali per combattere povertà e crisi climatica. E questo sarà un grande rischio per l’economia mondiale. “I rischi climatici e ambientali sono al centro delle percezioni dei rischi globali per il prossimo decennio e sono i rischi per i quali si ritiene che siamo meno preparati”, si legge nel rapporto.

Il Global Risks Report, che ha coinvolto 1.200 analisti, esperti o imprenditori, ha evidenziato che ci troviamo in un periodo storico di “policrisi” o “crisi multiple”, tutte legate tra loro e scaturite, essenzialmente, dalla pandemia e dalla guerra in Ucraina. Ma quali sono queste crisi?

Sicuramente l’inflazione, che persisterà o forse aumenterà nei prossimi 2 anni; poi il conseguente aumento del costo della vita; la crisi di approvvigionamento energetico e di generi alimentari; e infine l’aumento del debito pubblico. Tutte queste crisi contribuiranno a mettere in pericolo le iniziative per la lotta contro il cambiamento climatico.

Infatti, sempre secondo il sondaggio, tra i 10 fattori di rischio principali, 6 sono inerenti al clima e all’ambiente: il fallimento di mitigare il cambiamento climatico, il fallimento delle misure per l’adattamento, la perdita di biodiversità, il collasso degli ecosistemi, il sovrasfruttamento e quindi crisi delle risorse naturali, e infine il rischio di incidenti che possano avere impatti ambientali molto grandi.

In merito si è espresso John Scott, Head of Sustainability Risk di Zurich, e ha sottolineato che il rischio che si corre è quello di andare verso una «transizione climatica caotica», soprattutto per il grande divario che esiste tra ciò che è necessario fare, e ciò che è politicamente fattibile attuare.

Leggermente più ottimista è invece Giovanni Giuliani, Ceo di Zurich Italia, che sostiene che sia ancora possibile fare qualcosa, grazie alla cooperazione e all’impegno dei Paesi. «Nel lungo periodo, il rischio climatico continua a rappresentare la minaccia globale più allarmante ma con un grande impegno tra i Paesi e la continua cooperazione tra pubblico e privato possiamo ancora sperare di raggiungere l’obiettivo di 1,5°C e affrontare l’emergenza entro la fine del decennio». Sulla stessa linea si pone anche Saadia Zahidi, Managing Director del Wef, che ritiene che «la cooperazione è l’unica strada percorribile».

Tutti questi fattori sono profondamente interconnessi, e si rischia il collasso. Il tempo è poco, è necessario agire subito, prima che sia troppo tardi, e si giunga a un punto di non ritorno. È fondamentale puntare su nuove politiche e nuovi provvedimenti; se non si comincia a collaborare, il riscaldamento globale aumenterà ancora, portandoci sempre più vicini a un collasso ecologico. I prossimi 10 anni saranno, dunque, cruciali.

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