Culture

Perfetti sconosciuti, una pellicola da record

Il film di Paolo Genovese ha centrato un nuovo Guinness dei primati con l’annuncio del 20° remake: è il più “rifatto” della storia del cinema
Credit: Ashab wala aaaz. (Netflix)
Tempo di lettura 5 min lettura
12 gennaio 2023 Aggiornato alle 11:30

Unire critica e favore del pubblico e cosa pressoché impossibile nel mondo del cinema. Ma c’è un film che è riuscito nell’impresa titanica e dal 2016 colleziona premi e riedizioni. Stiamo parlando di Perfetti Sconosciuti. La pellicola diretta da Paolo Genovese che, dopo aver ottenuto nel 2019 il record per numero di riproduzioni, qualche giorno fa ha centrato un nuovo Guinness dei primati con l’annuncio del 20° remake di produzione islandese.

Il film più “rifatto” nella storia del cinema. I primi a riprodurlo nel proprio Paese sono stati i greci che il 15 settembre 2016 - appena 7 mesi dopo la pubblicazione italiana - pubblicarono Teleioi Xenoi. A seguire, anche Spagna, Turchia (con la produzione di Ferzan Özpetek), Francia, Cina, Russia, ma anche Polonia (dove ritroviamo Kasia Smutniak nello stesso ruolo interpretato nel film originale italiano), Giappone. Anche negli Usa era stato annunciato un remake, poi bloccato a causa delle traversie giudiziarie del produttore Harvey e del conseguente fallimento della sua società, la Weinstein Company.

Un successo internazionale che spesso, però, ha subito un cambio nei temi trattati. Nel caso della Cina, per esempio, il regista Kill Mobile si è concentrato di più sul rapporto pervasivo che si ha con la tecnologia; mentre il turco Stranger in My Pocket ha impostato il focus su quanto quei rapporti che teniamo “in tasca” vadano presi di per sé con le pinze.

A suscitare maggiore scalpore, però, è stato il remake mediorientale, fortemente voluto da Netflix e presentato come il primo film in lingua araba lanciato sulla piattaforma di streaming. La pellicola, girata, ambientata e prodotta a Beirut, in Libano (meta scelta appositamente per aggirare la censura egiziana) è stata accolta da grandi polemiche, soprattutto in Paesi come l’Egitto dove sono stati criticati temi ancora tabù nella cultura del territorio, come l’omosessualità e il tradimento.

“Il ritratto degli arabi nel film non è conforme al codice morale egiziano” avrebbe scritto il politico e conduttore televisivo Mostafa Bakry. Le denunce formali e la richiesta di rimozione del film dai canali egiziani ha portato, lo scorso anno, il colosso americano a esporsi ufficialmente, in difesa della produzione e dell’intero cast.

Ma cos’è che in questa commedia, apparentemente tradizionale e accomodante, ha prodotto, invece, un clamore così imponente, tanto da divenire un modello da esportare? La forza della verità. E come questa viene raccontata. Un codice univoco a cui tutti possiamo rivolgere il nostro interesse. Tradimenti, segreti, fedeltà: tutto viene messo alla prova e non esistono vinti, né vincitori. Proprio come nella vita.

“Ognuno di noi ha 3 vite: una pubblica, una privata e una segreta”: da questo tag line parte il messaggio universale che il regista romano ha voluto lanciare con la fortunata commedia corale. Tutto si fonda su una strana cena tra amici che porterà a far vacillare certezze, istigare dubbi e buttare, finalmente, giù le maschere dei protagonisti. Nel cast alcuni dei più apprezzati attori italiani: da Kasia Smutniak, Marco Giallini a Edoardo Leo e Alba Rohrwacher, Valerio Mastandrea, Anna Foglietta e Giuseppe Battiston.

Un festival di confessioni su fedeltà e tradimenti che vengono introdotti dallo strumento più utilizzato da ognuno di noi: il cellulare. Ogni chiamata, messaggio viene letto, ascoltato e commentato dai commensali. Un esperimento sociale che porterà a esiti assolutamente inediti e imprevedibili.

Perfetti Sconosciuti, a 7 anni dalla sua pubblicazione nel nostro Paese, ha centrato la passione della critica e quella del pubblico, vincendo i più svariati riconoscimenti: dai David di Donatello per Miglior Film e Sceneggiatura, ai Nastri D’Argento e Globo d’Oro. Ma, per affermazione dello stesso Genovese, ha avuto un impatto anche sulle dinamiche umane sociali, come l’impennata di divorzi e tradimenti causati dalla riproduzione, nelle realtà familiari, del gioco al centro della pellicola pluripremiata.

Un turbinio di emozioni in cui tutti i telespettatori si sono potuti immedesimare, lasciandosi infastidire anche dalle tipicità umane che caratterizzano ognuno di noi all’interno delle relazioni. Ma, probabilmente, il vero successo di Perfetti Sconosciuti è racchiuso nella metafora morale. Un finale non scontato per un genere che, spesso, non induce per forza a riflessioni spontanee. La commedia di Paolo Genovese porta con sé un messaggio forte, cristallizzato dalle parole di Rocco, interpretato da Marco Giallini: «Però una cosa importante l’ho imparata. Saper disinnescare. Non trasformare ogni discussione in una lotta di supremazia. Non credo che sia debole chi è disposto a cedere, anzi, è pure saggio».

Un insegnamento a sopravvivere, a vincere la guerra della quotidianità mostrandosi fragili e dimostrando di poter fare un passo indietro. Disinnescando.

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