Diritti

Così cinema e tv rappresentano la sordità

Dal film premio Oscar CODA - I segni del cuore al nuovo personaggio dei Simpson, la comunità sorda “entra” nel mondo dell’intrattenimento: è un vero passo avanti verso l’inclusione?
L'episodio dei Simpson con il primo personaggio sordo che utilizza la lingua dei segni americana.
L'episodio dei Simpson con il primo personaggio sordo che utilizza la lingua dei segni americana.
Valeria Pantani
Valeria Pantani giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
19 aprile 2022 Aggiornato alle 07:00

La rappresentazione mediatica della sordità fa piccoli passi in avanti: prima con il film CODA - I segni del cuore e Troy Kotsur, primo attore maschile sordo a vincere un Premio Oscar, poi con I Simpson. La serie, infatti, dopo 33 anni di programmazione e 722 episodi ha presentato per la prima volta un personaggio sordo che comunica con la lingua dei segni americana.

Per Martina Panini, influencer, make up artist e persona con disabilità uditiva, c’è ancora molto da fare. «Secondo me non basta la premiazione di un film o un personaggio dei Simpson. Bisogna spronare le persone, sia udenti che sordi, a partecipare alle conversazioni. Non pensare a cose tipo: “Mi sentirà? Mi capirà? Io non conosco la lingua dei segni”. Queste idee portano a una totale disinformazione al riguardo». Per Panini le opportunità lavorative per i sordi sono ancora troppo poche, mentre la disinformazione che aleggia attorno all’argomento è ancora tanta. «È fondamentale dimostrare, sui social e in televisione, che le persone sorde sanno fare tante cose e che possono fare tutto, anche se non hanno l’udito» spiega a La Svolta.

Nel 2020 Netflix ha mandato in onda Deaf U, un documentario statunitense che racconta le vite di alcuni studenti della Gallaudet University, college americano per sordi e ipoudenti. «È la storia di un gruppo di giovani che si apprestano a entrare nell’età adulta piuttosto che una trattazione sulla sordità. Ma anche una riflessione sull’identità delle persone sorde e sulla loro “cultura”», si legge su Redattore sociale.

Esistono altri esempi, altri film che parlano della sordità, alcuni dei quali raccolti da The Deaf Soul, pagina Instagram che si occupa della corretta comunicazione e informazione delle persone con disabilità uditiva.

È infatti proprio tramite i social che molte persone si attivano per raccontare cos’è la sordità: oltre The Deaf Soul e la stessa Panini, anche Irene Fraioli, interprete della lingua dei segni italiana (LIS). «Cerco di fornire le giuste informazioni a chi non conosce la lingua dei segni», ha raccontato a La Svolta. Lei, ragazza udente, utilizza la sua pagina per sensibilizzare riguardo la disabilità uditiva, non per sostituirsi alla comunità sorda ma per dare un aiuto in più, mettendo al servizio degli utenti tutta la sua conoscenza sulla LIS.

Anche lei, infatti, crede che a livello mediatico serva un maggiore impegno: «Nel mondo del cinema non è frequente che ci siano film o serie tv con persone sorde o che si affronti questo tema - ha spiegato - La sordità è invisibile, non la si vede e forse per questo che la si conosce così poco».

Nella maggior parte dei casi, i mass media creano e rafforzano questi pregiudizi. «Dopo la premiazione di CODA, ho fatto fatica a trovare articoli di giornale dove venivano usati i giusti termini», ha detto Fraioli.

E se sul fronte della rappresentazione mediatica della sordità bisogna fare ancora qualche passo in più, intanto tutti noi possiamo impegnarci nel rendere i nostri contenuti social più accessibili: per esempio, inserendo i sottotitoli (automatici o manuali) nei nostri video. E facendo sempre attenzione a utilizzare le giuste parole.

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