Economia

Il 2022 è stato “permacrisis”: cosa ci aspetta nel 2023?

Secondo l’Economist, quest’anno la maggior parte dei Paesi affronterà una recessione economica. L’Onu prevede 19 milioni di persone denutrite in più. In crescita il turismo e la domanda per le rinnovabili
Credit: Verne Ho/unsplash

Secondo il Collins English Dictionary la parola che meglio descrive il 2022 è permacrisis. Questo neologismo deriva dall’unione di due parole, “perma” che deriva da “permanent” e “crisis”. Il vocabolo assume, quindi, il significato di crisi permanente, “un lungo periodo di instabilità e incertezza”. Ma perché questo termine?

Il 2022 è iniziato con l’invasione da parte di Vladimir Putin dell’Ucraina, che ha portato il conflitto in Europa dopo settant’anni dalla Seconda Guerra Mondiale, ma non solo; alla Russia sono state imposte le sanzioni più dure della storia, che hanno portato l’inflazione a livelli altissimi.

Emblematiche sono state le parole della Presidente della Bce, Christine Lagarde, lo scorso aprile: «Alcuni dicono che viviamo in un’era di “permacrisi”: dove ci muoviamo continuamente da un’emergenza all’altra. Solo 10 anni fa abbiamo fronteggiato la peggiore crisi finanziaria dagli anni ‘30, poi la peggiore pandemia dal 1919 e ora la più grave crisi geopolitica in Europa dalla fine della guerra fredda».

Diverse sono state le ripercussioni in ambito economico. Ricordiamo che l’Ucraina è considerata da secoli “il granaio d’Europa”, la sua invasione ha messo dunque a rischio l’esportazione agricola, con il conseguente aumento dei prezzi in tutta Europa. Con la guerra, l’Europa ha mostrato la sua debolezza più grande, la quasi totale dipendenza energetica dalla Russia. Diversi Paesi del mondo si sono dovuti attrezzare riaprendo le centrali a carbone, estremamente inquinanti. Da qui, si passa al problema dell’inquinamento e del cambiamento climatico, altro aspetto importante che ha segnato il 2022.

Guerra, pandemia, inflazione: queste sono le tematiche centrali dell’anno appena trascorso. E invece il 2023 come sarà?

Cosa ci aspetta nel 2023?

Secondo l’Economist, la maggior parte dei Paesi del Mondo sarà in recessione nel 2023, ci sarà un autunno mite e il calo dei prezzi dell’energia ma questo non basterà. Gli inverni 2022-2023 e 2023-2024 saranno molto difficili, soprattutto in Europa. Ci saranno ancora problemi legati all’inflazione: i tassi d’interesse sono elevati e ridurranno la spesa dei consumatori mentre faranno crescere la disoccupazione. Nel 2022, ben 22 banche centrali hanno deciso di alzare i tassi di interesse, e ciò avrà inevitabilmente delle ripercussioni sul 2023. L’aumento dei tassi di interesse, per esempio, andrà a gravare sui prestiti ipotecari e farà crollare i prezzi delle case in alcuni mercati. In Gran Bretagna i prezzi potrebbero calare del 5% rispetto al 2022.

Anche la direttrice operativa del Fmi (Fondo monetario internazionale), Kristalina Georgieva, ha espresso la sua preoccupazione, sottolineando che il 2023 si prepara a essere un anno «più duro di quello che ci siamo lasciati alle spalle», soprattutto per l’Europa.

Un altro Paese che collaborerà a mettere a rischio l’equilibrio geopolitico sarà, probabilmente, la Cina, che diventa osservata speciale per il nuovo anno. Pechino avrà un’economia fortemente indebolita dalla politica zero covid attuata da Xi Jinping, allentata negli ultimi giorni del 2022, generando milioni di contagi. Questo intervento potrebbe dare uno scossone al commercio mondiale (inoltre non è previsto alcun innalzamento dei tassi d’interesse). Dall’altra parte, però, si stanno aggravando le tensioni con Taiwan, e ciò avrà delle ripercussioni sulle spese.

Tra guerra in Ucraina e tensioni con Taiwan, quindi, i Paesi saranno più propensi a spendere per la difesa. Secondo le previsioni, gli Stati Uniti aumenteranno del 9% le spese, raggiungendo il triplo di quanto spende la Cina.

Chi, attualmente, sembra avere un’economia più forte sono proprio gli Stati Uniti: la Fed ha sì rialzato i tassi di interesse, ma il mercato del lavoro rimane comunque molto forte. C’è però un risvolto negativo: la Fed aumenterà ancora i tassi e ciò rafforzerà il dollaro, e le altre banche centrali saranno costrette a tenere lo stesso passo.

Non solo previsioni negative

I Paesi del Golfo potrebbero prosperare grazie alla loro posizione economica, divenendo piano piano dei grandi centri finanziari.

L’India si appresta a superare la Cina per popolazione; inoltre, l’economia emergente indiana reagirà alla recessione molto meglio rispetto alle economie europee, complici anche lo sconto del petrolio russo e gli investimenti interni. Potrebbe diventare uno dei Paesi più importanti in ambito economico.

Un altro aspetto positivo riguarda l’energia green: lo shock energetico contribuirà a velocizzare il passaggio alle energie rinnovabili, puntando a un’energia pulita. Le automobili elettriche, per esempio, non avranno una grande accelerazione nelle vendite, però l’energia potrebbe risultare la speranza migliore per le case automobilistiche, le quali saranno più propense a creare nuovi modelli.

Inoltre, uno dei settori più colpiti durante il periodo pandemico è stato proprio quello automobilistico. Secondo le stime, nel 2023 le vendite delle automobili aumenteranno dell’1% rispetto al 2022, ma si fermeranno comunque al di sotto del 14% delle vendite nel 2019.

La crisi energetica non diminuirà, anzi si aggraverà soprattutto nel nostro continente. Ci saranno sempre meno forniture di gas dalla Russia. Le conseguenze? I prezzi di gas e petrolio rimarranno alti. Ma potrebbero esserci delle buone notizie. Si prospetta un aumento dell’11% della domanda per le energie rinnovabili, in particolare spicca l’energia solare; più complicato sarà per l’energia idroelettrica a causa della mancanza di acqua. La riduzione delle emissioni sarà comunque uno degli obiettivi del 2023.

Guerra e Covid-19: qual è lo scenario?

Covid-19 e guerra in Ucraina provocheranno ancor di più carenze di cibo, complici però anche i cambiamenti climatici. A lanciare l’allarme è l’Onu che prevede, nel 2023, un aumento di 19 milioni di persone denutrite, per un totale di 830 milioni di persone che soffrono la fame. A calare saranno soprattutto le esportazioni di grano dall’Ucraina, mentre meglio andrà per il riso. Tutto ciò comporterà dei cambiamenti nelle richieste. Dal momento che i prezzi di grano saliranno, i consumatori tenderanno a preferire il miglio, un cereale che resiste a condizioni climatiche difficili e che, inoltre, richiede un consumo minore di acqua rispetto al riso.

Come si evolverà la pandemia? Il Covid-19 continuerà a infettare, ma i decessi dovrebbero scendere sempre di più. La Cina ha allentato, negli ultimi giorni del 2022, la politica “zero covid” provocando milioni di contagi. Questo spingerà le grandi potenze a testare nuovi vaccini per scongiurare nuove varianti potenzialmente pericolose.

L’Onu ha, inoltre, sottolineato che, a partire dal 2023, l’aspettativa di vita potrà aumentare, dopo le diminuzioni avute tra il 2020 e il 2022.

E per il settore tecnologico?

Si prevede un aumento del 6% rispetto al 2022 della spesa per dispositivi tecnologici. Le vendite di smartphone diminuiranno, però, a causa delle difficoltà nel reperire semiconduttori. L’e-commerce rallenterà, mentre Amazon si prepara a entrare in Nigeria, Colombia e Sudafrica nel 2023.

Turismo, si tornerà ai livelli pre-pandemia?

Sicuramente c’è più ottimismo rispetto all’anno passato; le stime prevedono un aumento di arrivi di turisti internazionali del 30%, ma il livello è ancora al di sotto rispetto al 2019. I motivi? Aumento del costo della vita e la politica restrittiva attuata dalla Cina.

Anche i viaggi d’affari non torneranno ai livelli del 2019 a causa della persistenza delle riunioni online. Si è comunque sulla buona strada per ricominciare.

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