Diritti

Disabilità: qual è la situazione in Italia?

Chi sono le persone con disabilità nella Penisola? Quali sono le loro condizioni di vita rispetto al resto della popolazione? In occasione della Giornata internazionale a loro dedicata abbiamo fatto il punto della situazione
Cottonbro studio/ Pexels
Cottonbro studio/ Pexels
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 5 min lettura
3 dicembre 2022 Aggiornato alle 07:00

Chi sono le persone con disabilità in Italia? Quali sono le loro condizioni di vita rispetto al resto della popolazione? Come vivono tra le mura domestiche, sui banchi di scuola o in ufficio? Come trascorrono il tempo libero?

A dare una definizione più precisa al concetto di disabilità è stata nel 2006 la Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, con un atto ufficiale che per la prima volta ha spostato l’attenzione dalle caratteristiche individuali a quelle contestuali, chiarendo quanto i fattori ambientali e sociali siano determinati.

Nel testo si parla infatti di «coloro che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che in interazione con barriere di diversa natura possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella società su base di uguaglianza con gli altri».

Secondo la ricerca Conoscere il mondo della disabilità condotta periodicamente dall’Istat, in Italia le persone con disabilità nel 2019 erano il 5,2% della popolazione (3 milioni e 150 mila persone), principalmente donne o anziane che sopra i 75 anni. Le isole e il Centro Italia riscontrano una percentuale maggiore, mentre i numeri calano al Nord.

Quando un soggetto con disabilità decide di prendere la metropolitana o di salire su un autobus, incontra maggiori difficoltà rispetto al resto della popolazione ma oltre a questo aspetto più noto ce ne sono altri che spesso si ignorano, come quelli relativi alla violenza fisica o sessuale.

Se nella popolazione femminile in generale le vittime sono il 32%, la percentuale sale al 37% in caso di donne con limitazioni gravi.

Per non parlare del benessere economico e del lavoro (il reddito annuo equivalente medio comprensivo dei trasferimenti da parte dello Stato è di 17.476 euro, inferiore del 7,8% a quello nazionale e nel 2019, nelle persone tra i 15 e i 64 anni, risulta occupato solo il 32,2% di coloro che soffrono di limitazioni gravi contro il 59,8% delle persone senza limitazioni).

Non migliore la situazione nelle scuole. In classe, gli alunni con disabilità sono in aumento, ma il numero di insegnanti di sostegno o assistenti per ognuno oscilla notevolmente da regione a regione, e in quanto a barriere architettoniche solo una scuola su 3 risulta accessibile a studenti con disabilità motoria.

Il sistema di welfare italiano da parte sua cerca di contenere il rischio povertà, che per le famiglie con persone disabili è pari al 19% per coloro che usufruiscono dei contributi, e al 34% in assenza.

In tal senso un dato certamente positivo è l’aumento della spesa comunale per i servizi dedicati a questi soggetti. Dal 2003 al 2018 la cifra è raddoppiata, raggiungendo i 2 miliardi e 5 milioni di euro, grazie all’istituzione del Fondo nazionale per la non autosufficienza.

L’altra faccia della medaglia però è la situazione di deprivazione in cui versano molte persone con disabilità. Questa parola adottata dall’Istat indica un indicatore che misura la capacità di spesa di un soggetto disabile, relativa a esempio alla la possibilità di riscaldare adeguatamente l’abitazione, di affrontare una spesa imprevista, di consumare un pasto adeguato almeno una volta ogni due giorni, di potersi concedere una settimana di vacanza.

Nel Rapporto annuale 2022 si legge che un quinto delle famiglie con almeno una persona con disabilità è deprivato; lo sono più del 25% le famiglie monoreddito e quasi il 30% quelle residenti nelle regioni del Mezzogiorno; tutti questi valori superano sensibilmente quelli registrati tra le famiglie senza disabilità (12,4 per cento del totale famiglie, 16,6 di quelle monoreddito, 16,8 di quelle residenti nelle Isole e 22,9 per cento nel Sud).

Tra i motivi primari di questa situazione, il fatto che i nuclei delle persone con disabilità sono spesso costretti a sostenere spese ingenti: nel 2017, quasi un quarto ha acquistato servizi per assistenza e cura, il 91% ha sostenuto costi per l’acquisto di medicinali e il 79,2 % per cure mediche. Circa nella metà dei casi tali spese incidono fortemente sul bilancio familiare e si sommano a quelle volte a garantire l’assistenza domiciliare con personale specializzato.

La disabilità è una condizione che può colpire chiunque e può essere permanente o temporanea, ma anche in questo secondo caso, si rendono necessari degli adattamenti allo stile di vita.

Per aiutare le persone che si trovano in questa situazione, l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2001 ha sviluppato l’Icf, una classificazione internazionale del funzionamento, della disabilità e della salute che tenta di fotografare in maniera limpida il rapporto fra menomazioni e limitazioni delle attività e della partecipazione e fattori ambientali.

Un piccolo grande passo per assicurare le pari opportunità e l’autodeterminazione delle persone con disabilità.

Leggi anche
Pubblica Amministrazione
di Andrea Baglioni 3 min lettura
Parità
di Andrea Baglioni 3 min lettura