Futuro

Per Tim lo smart working funziona

L’azienda di telecomunicazioni sperimenta un modello lavorativo agile, proponendo 3 giorni a settimana da remoto. A guadagnarci sia i lavoratori che l’ambiente
Credit: Surface/ Unsplash  
Tempo di lettura 4 min lettura
25 novembre 2022 Aggiornato alle 18:00

Il lockdown del 2020 e l’impossibilità di recarsi fisicamente sul posto di lavoro, ha scaturito un dibattito interessante e attuale sul lavoro da remoto o smart working, cioè la possibilità di svolgere le proprie mansioni lavorative, che per la maggioranza degli impieghi necessitano di un computer, comodamente da casa o da un qualsiasi altro luogo con una connessione internet stabile.

La compagnia telefonica Tim, che a oggi conta 42.000 lavoratori in Italia, vuole sperimentare un nuovo modello organizzativo per 32.000 di loro. Il venerdì lavoreranno da casa, secondo l’accordo che il gruppo ha firmato con i sindacati su flessibilità e lavoro agile, che innalza da 2 a 3 i giorni da remoto a settimana.

Ci saranno due tipologie di lavoro agile: la prima riguarda ambiti organizzativi caratterizzati da attività con forte autonomia e flessibilità oraria e prevede 2 giorni in sede e 3 di lavoro da remoto e per gli under 35 è prevista anche la sperimentazione, d’intesa con il proprio capo, del lavoro da remoto fino a 5 giorni a settimana. Il secondo modello, che prevede invece l’attività lavorativa in sede 4 giorni a settimana si applica agli ambiti dove le attività sono etero-organizzate, e dunque c’è meno flessibilità.

Questa decisione segna un passo verso una visione differente di lavoro, e il fatto che a farlo sia un’azienda di queste proporzioni è importante. Dopo il lockdown, infatti, è nato un interessante dibattito, soprattutto nella fascia giovane di lavoratori e lavoratrici, riguardo il ruolo del lavoro nella nostra vita e il tempo che questo “prende” ad altre attività. Si è registrata anche un’ondata di dimissioni di persone che non riuscivano più a conciliare vita e lavoro ed erano riuscite a riflettere su questo tema solamento dopo un periodo così duro e confuso come quello della pandemia.

Il lavoro da remoto ha diversi aspetti positivi su tutte le fasce di lavoratori e lavoratrici. Come rileva Chiriotti, chief human resources e organization officer, da anni sono diversi «i progetti che garantiscono un supporto concreto nella gestione delle necessità familiari e questo è uno dei punti cardini del nostro welfare». Primo fra tutti, il guadagno è quello che riguarda il tempo: per la famiglia, per le attività nel tempo libero o anche solo per avere del tempo oltre al lavoro.

Inoltre, spiega sempre lo chief human resources, «con l’introduzione della chiusura delle sedi il venerdì» viene messo a segno «un importante risultato per l’ambiente e per la conciliazione vita-lavoro dei dipendenti». Questa scelta va nella direzione della sostenibilità ambientale, visto il risparmio e l’efficientamento energetico che consentirà, oltre alla riduzione di emissioni di CO2. Nella capitale, per esempio, Tim ha 12.000 potenziali lavoratori e lavoratrici che possono svolgere la loro attività da casa, a Milano 3.700: facendoli lavorare da casa, riduce il pendolarismo del 60% e alleggerisce il congestionamento del traffico.

Ultimo punto, ma non meno importante, riguarda quello che i sindacati hanno detto dell’intesa raggiunta dopo la decisione della Tim; si sono detti molto soddisfatti, perché questa decisione mette al centro i lavoratori e le lavoratrici, oltre ad allinearsi con i modelli lavorativi di molti altri paesi europei, che già da tempo hanno individuato nel lavoro da remoto uno strumento prezioso per mantenere la produttività e riappropriarsi del tempo. Insomma, una vittoria per tutti.

Leggi anche
Lavoro
di Manuela Sicuro 6 min lettura
Lavoro
di Pierluigi Casolari 5 min lettura