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8 aziende su 10 sono pronte alla svolta green

Ma solo 1 su 5 ha ridotto le emissioni di CO2. I dati emergono dall’indagine Le imprese italiane e la transizione ecologica, che sarà presentata agli Stati Generali della Green Economy in occasione di Ecomondo e Key Energy
Credit: Bruno Figueiredo/unsplash
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7 novembre 2022 Aggiornato alle 21:00

Più di 8 aziende su 10 (83%) ritengono che la transizione ecologica sia il vero e unico driver per lo sviluppo futuro, un cambiamento fondamentale per superare le crisi economiche e ambientali di questi decenni.

Il dato importante e per nulla scontato è emerso dall’indagine Le imprese italiane e la transizione ecologica, che sarà presentata agli Stati Generali della Green Economy - promossi dal Consiglio nazionale della Green Economy - che si svolgeranno domani e il 9 novembre nel contesto di Ecomondo e Key Energy, i 2 eventi organizzati al quartiere fieristico di Rimini da Italian Exhibition Group e dedicati rispettivamente ai nuovi modelli di economia circolare e alle energie rinnovabili.

La ricerca, realizzata con l’obiettivo di indagare l’atteggiamento degli imprenditori nei confronti della transizione ecologica, ha offerto una panoramica interessante su un’imprenditoria italiana che punta a essere sempre più green.

Destreggiandosi tra potenzialità, ostacoli, aspettative e timori di una svolta sostenibile, l’indagine ha fatto emergere «un quadro dell’impegno delle imprese italiane per la transizione ecologica più avanzato di quanto diffusamente si ritenga - ha spiegato Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo sostenibile e incaricato alla presentazione della relazione annuale sullo stato della green economy durante gli Stati Generali di domani - Non mancano difficoltà e ritardi, nel complesso però la sfida green è vista sia come ineludibile necessità sia come possibile opportunità», ha aggiunto.

Secondo quanto emerso nel corso della ricerca, che ha coinvolto un campione di 1.000 imprese italiane (piccole sopra i 10 dipendenti, medie e grandi, appartenenti ai principali settori), il 62% delle imprese vede nell’attuale periodo storico il momento giusto per intraprendere un percorso green, considerato una grande opportunità strategica.

3 aziende su 4 (il 76%) sono inoltre convinte che l’Italia dovrebbe essere fra i promotori della transizione ecologica perché questa scelta collocherebbe il Paese nel gruppo avanzato delle economie mondiali.

Per metà dei partecipanti alla ricerca (esattamente il 50%), l’ostacolo maggiore è però rappresentato dalla burocrazia. «Autorizzazioni troppo lente e incertezza nei procedimenti normativi scoraggiano il cambio dei modelli di business, l’innovazione degli impianti e l’ingresso di nuove applicazioni nei processi aziendali. A monte, esiste una vera barriera determinata da un problema, ormai cronico, di efficienza della macchina amministrativa», denuncia Ronchi.

Un ostacolo, quello burocratico, che comunque non ha fermato molte imprese che si sono già mosse in direzione di una svolta green: oltre 1 su 2 ha già adottato misure per usare in modo più efficiente energia e acqua, il 49% per ridurre e per riciclare i propri rifiuti e il 34% per l’utilizzo di fonti rinnovabili. Agendo in questa direzione, per circa 3 imprese su 10 si potrà andare incontro a una riduzione dei costi operativi, mentre per il 51% degli imprenditori intervistati si viaggerà verso un miglioramento del posizionamento dell’azienda e per il 60% si promuoveranno investimenti per innovazioni.

Tentare la strada della transizione ecologica, quindi, vale la pena. C’è una dilagante preoccupazione per l’aumento degli eventi atmosferici estremi, ormai diffusa tra gli imprenditori, che convince ancora di più a provare a percorrere la via sostenibile per le aziende: solo il 25% degli imprenditori dichiara di non esserne preoccupato, contro il 75% che dichiara un livello di preoccupazione medio o elevato.

Una preoccupazione che, però, solo in sporadici casi si traduce in azione: infatti, i numeri indicano che solo 1 impresa su 5 ha attuato al suo interno misure di riduzione di gas serra.

A voler vedere il bicchiere mezzo pieno ci pensa Ronchi, secondo cui «Il dato non è negativo e deve essere letto nel suo complesso. La riduzione di gas serra non è parametro che incide sul prodotto aziendale; quindi, non ha un vantaggio diretto sul conto economico, ma è un’azione che rientra nella responsabilità sociale d’impresa. Di fatto, si fa per il bene della comunità: il fatto che 1 impresa su 5 persegua questo obiettivo non è un dato da sottovalutare».

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