Ambiente

Perché finanziamo chi alimenta le emissioni climalteranti?

Lo studio Global Report of the Lancet Countdown rivela quanto la crisi climatica stia impattando sulla salute umana. Secondo i ricercatori, la decarbonizzazione ci permetterebbe di prevenire ogni anno più di un milione di morti premature causate dall’inquinamento atmosferico
Credit: DS stories/ Pexel
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28 ottobre 2022 Aggiornato alle 12:00

Viviamo in un paradosso: in certi casi stanziamo più soldi per le fonti fossili che per la salute pubblica e la dipendenza da questi combustibili mette a rischio la salute sia delle attuali generazioni che di quelle future.

In sostanza siamo dipendenti da qualcosa che sta consumando la salute nostra e del Pianeta in cui viviamo.

È una analisi cruda e l’ennesimo campanello d’allarme quella che esce dall’autorevole studio The 2022 Global Report of the Lancet Countdown on health and climate change: health at the mercy of fossil fuels, realizzato da quasi cento esperti internazionali (tra cui anche italiani) appartenenti a oltre 50 istituti ed enti (tra cui anche l’Oms).

Lo studio mette in relazione l’uso di combustibili fossili, le emissioni climalteranti e il surriscaldamento globale con i suoi effetti, come le ondate di calore a esempio.

Queste ultime sono una delle minacce principali alla nostra salute: in India a esempio solo negli ultimi vent’anni i decessi da caldo sono aumentati del 55%, su scala globale da inizio millennio invece del 68%.

E sappiamo chiaramente che se supereremo la famosa soglia del +1.5 gradi rispetto ai livelli preindustriali queste ondate saranno ancora più intense e frequenti, letali: anziani, bambini, persone che vivono in aree già bollenti saranno sempre più esposte e a rischio morte.

La crisi del clima causata dall’uomo che continua a basare le sue economie su carbone, petrolio e gas, sta aumentando i morti per caldo, sta portando alla fame diverse aree del mondo (basti pensare alla siccità africana e non solo), sta veicolando la diffusione di malattie infettive. E che facciamo per fermarla? Continuiamo a finanziare e dare sussidi alle imprese legate al fossile.

Appare paradossale ma è proprio così. «La crisi climatica ci sta uccidendo», ha detto senza mezzi termini il segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, parlando del rapporto Lancet.

«Sta minando non solo la salute del nostro Pianeta, ma la salute delle persone ovunque - attraverso l’inquinamento atmosferico tossico, la diminuzione della sicurezza alimentare, i maggiori rischi di epidemie di malattie infettive, il caldo record, la siccità, le inondazioni e altro ancora».

Non solo, sta perfino impattando profondamente sul lavoro e sulle economie: nel 2021 sono state perse quasi 500 miliardi di ore di lavoro a causa del caldo estremo (il 40% in più rispetto agli anni Novanta), soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

Eppure, come racconta la dottoressa Marina Romanello, a capo del Lancet Countdown e dell’University College London (Ucl), «stiamo assistendo a una dipendenza persistente dai combustibili fossili. Governi e aziende continuano a favorire l’industria dei combustibili fossili a scapito della salute delle persone».

Con il nuovo clima per esempio cresce la possibilità di trasmissione della dengue, la malaria, della diffusione di nuove epidemie.

In questo contesto, in cui le concause legate alla crisi del clima appaiono limpide, il rapporto Lancet sottolinea però come l’80% di 86 governi analizzati continui a sovvenzionare le industrie del fossile: in alcuni casi, come in Egitto o Iran, le spese per il fossile erano anche del 20% superiori a quelle per la spesa sanitaria del Paese.

Sulla stessa scia di un altro rapporto, quello appena uscito dell’Agenzia internazionale dell’Energia che ci dice che sarà necessario spingere sulle rinnovabili per smarcarsi dalla dipendenza dal fossile, i ricercatori di Lancet concludono sostenendo che la rapida riduzione della combustione non solo ridurrebbe il riscaldamento globale, ma offrirebbe immediati benefici per la salute (ad esempio prevenire un milione o più di morti premature causate dall’inquinamento atmosferico all’anno).

Romanello si dice infine convinta che «nonostante le sfide, ci sono prove evidenti che un’azione immediata, con un rapido passaggio all’energia pulita e all’efficienza energetica, potrebbe ancora salvare la vita di milioni di persone. Un’azione climatica accelerata porterebbe benefici a cascata, con sistemi sanitari, alimentari ed energetici più resilienti. Con il mondo in subbuglio, i governi e le imprese hanno l’opportunità di mettere la salute al centro di una risposta allineata a queste crisi simultanee e offrire un futuro sano e sicuro per tutti».

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