Ambiente

Qualcosa è cambiato: Consiglio di Stato e Tar danno ragione alle rinnovabili

Nonostante l’opposizione di comitati e associazioni nimby, diverse sentenze sembrano guardare alla transizione ecologica. Sbloccando progetti finiti nella morsa dei ricorsi e della burocrazia
Credit: Enrique/Pexels
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20 ottobre 2022 Aggiornato alle 18:30

Regione che vai nimby (Not In My Back Yard) che trovi. Dal Molise alla Basilicata, dalla Puglia alla Campania, una lunga serie di comitati e associazioni “Non nel mio giardino” stanno tenendo in scacco, a suon di ricorsi al Tar o richieste alle sovraintendenza dei beni culturali, decine di progetti legati alle energie rinnovabili.

Secondo l’Alleanza per il fotovoltaico (che rappresenta i principali operatori energetici impegnati nello sviluppo di soluzioni per l’energia solare), molti impianti non passano l’iter approvativo. Addirittura quando si parla di eolico e solare «oggi il 97% dei progetti da fonte rinnovabile sono in forte ritardo in termini di autorizzazione o sono stati bocciati o non vanno bene», ha detto l’associazione.

Senza entrare nel merito delle singole questioni, è importante sottolineare come nuove sentenze da parte di Consiglio di Stato e Tar, stanno virando a favore dell’accelerazione della transizione ecologica sbloccando progetti finiti nella morsa dei ricorsi e la burocrazia.

Per esempio, il 23 settembre scorso il Consiglio di stato ha di fatto ha annullato le prescrizioni di tutela indiretta disposte dalla sovrintendenza e accolto il ricorso dell’amministrazione comunale di Tufara (Campobasso) e della società che proponeva un impianto eolico. Come scrivono i giudici “l’interesse pubblico alla tutela del patrimonio culturale non ha, nel caso concreto, il peso e l’urgenza per sacrificare interamente l’interesse ambientale indifferibile della transizione ecologica”.

Lo stesso vale per sentenze che arrivano da tribunale del Tar di Lecce con indicazioni a favore dell’agrovoltaico: “Gli impianti agrivoltaici sono meritevoli di un trattamento peculiare rispetto ai classici impianti a terra, anche alla luce delle misure programmatiche dettate dal Pnrr e dalle misure incentivanti introdotte dal legislatore statale” si legge nel testo.

In casi come quello di Lecce, viene oltretutto ricordato come sia necessario “l’interesse alla conservazione della trama agraria di riferimento, e l’interesse all’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili; il tutto tenuto conto, a tal fine, degli obiettivi declamati dalla stessa Regione nonché di quelli sostenuti dal legislatore eurounitario” e sulla questione “dovrà infine tenersi conto degli obiettivi dichiarati dal governo centrale con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr)”.

Altre sentenze di aprile e luglio, per esempio di tribunali pugliesi, andavano nella stessa direzione sbloccando progetti eolici e solari impigliati nelle maglie dei ricorsi. Tutte indicazioni che qualcosa si sta finalmente muovendo, spesso con considerazioni che mettono al primo posto l’urgenza di implementare la transizione ecologica anche laddove si fa opposizione.

Intanto, a inizio ottobre il Consiglio dei ministeri su proposta di Mario Draghi, ha approvato 8 progetti di impianti di produzione di energia elettrica alimentati da fonti rinnovabili (da circa 314 megawatt) che erano fermi in attesa di autorizzazione e sempre il governo uscente ha ricordato di aver adottato più di 100 norme per implementare le rinnovabili da quando è entrato in carica. Il sole splende e il vento tira.

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