Economia

Crisi energia: c’è bisogno di uno sforzo comune

Secondo il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro, l’Ue ha può puntare a una transizione energetica che coinvolga fornitori del Mediterraneo orientale
Il presidente Cnel Tiziano Treu durante la presentazione della "VI Relazione annuale sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadini" alla Camera dei Deputati il 18 luglio 2018.
Il presidente Cnel Tiziano Treu durante la presentazione della "VI Relazione annuale sui livelli e la qualità dei servizi offerti dalle pubbliche amministrazioni centrali e locali alle imprese e ai cittadini" alla Camera dei Deputati il 18 luglio 2018. Credit: ANSA/ANGELO CARCONI
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28 ottobre 2022 Aggiornato alle 18:00

Cresce la necessità di attuare misure reali sull’energia per salvaguardare l’Europa e indirizzarla verso una concreta transizione energetica. Secondo il Parere, documento pubblicato dal Cnel sull’Atto della Commissione Europea Risparmiare gas per un inverno sicuro, nel 2021 lo scenario globale risultava ancora dominato dalle fonti energetiche fossili: a preoccupare, è stato il rimbalzo del carbone.

Le fonti fossili possono essere realisticamente sostituite con quelle rinnovabili, come è stato dimostrato nel decennio 2011-2021, ma c’è bisogno ancora di tanto impegno da parte delle nazioni europee. La questione è stata affrontata nella conferenza congiunta Cnel (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) e Cese (European Economic and Social Committee), Geopolitica delle strategie energetiche nella regione euro-mediterranea.

Tiziano Treu, Presidente Cnel, ha aperto la conferenza ricordando che, per far fronte alla crisi energetica in atto e alla transizione ecologica, «la solidarietà europea deve essere effettiva», evitando qualsiasi tipo di «scricchiolio», ossia tensioni tra i vari Paesi.

Nel Parere, infatti, sono inserite diverse proposte che premono sulla responsabilità dell’Unione Europea e su quella di ciascuno stato membro. Peraltro, spiega Treu, «La transizione deve essere giusta e va portata avanti. Su materie come queste non serve solo essere performanti al nostro interno ma bisogna guardare fuori […] L’Europa, dove i vertici politici formali e informali si susseguono senza esito, deve fare di più, deve decidere su una risposta unitaria e solidale di fronte alla crisi energetica, che appare peggiore della crisi pandemica».

È importante per l’Europa mirare a collaborazioni verso nuove regioni del Mediterraneo per diversificare gli scambi di energia e materie prime. La Presidente del Cese, Christa Schweng, è convinta che la guerra in Ucraina abbi «posto l’energia al centro delle relazioni euro-mediterranee» e che per questo motivo «dobbiamo intensificare la nostra cooperazione in tutta la regione e garantire una transizione di successo verso un sistema energetico sostenibile in grado di migliorare la sicurezza energetica e la nostra autonomia».

Secondo Patrizia Toia, membro del Parlamento Europeo, non si può pensare al raggiungimento di un’autonomia energetica senza collocare «gli obiettivi in uno schema mondiale, all’interno di una visione internazionale. Questo Mediterraneo tanto invocato dall’Europa, a volte tralasciato, è luogo di molteplici fattori internazionali che giocano spesso anche contro la stessa Europa, ma dove bisogna impegnare una politica più attiva».

A mettere in risalto i dati preoccupanti della situazione internazionale è Paolo Gualaccini, Coordinatore della Commissione Cnel per le Politiche Europee e la Cooperazione internazionale: «La situazione economica internazionale volge a ribasso, il cambiamento del mercato dell’energia e la scarsità del reperimento del gas hanno messo in seria difficoltà l’Europa; infatti, è evidente l’inflazione da record dell’Eurozona, che ha raggiunto e superato il 9%. Nelle previsioni per il 2023 è prevista nell’Area Euro una crescita del Pil dello 0,3% e per l’Italia invece una contrazione dello 0,2%. In questo scenario, l’Europa si sta muovendo sicuramente in ritardo e a oggi serve un’Europa unita e solidale, capace di fare quello che ha fatto per fronteggiare la pandemia con NextgenerationEu».

Per superare questa tensione è richiesto uno sguardo proiettato al di fuori, soprattutto da parte dei Paesi europei che si trovano sulla sponda del Mediterraneo; essi devono intraprendere un dialogo sociale con gli Stati africani vicini. Nelle varie sessioni della conferenza tenutasi al Cnel sono stati affrontati differenti temi e avanzate diverse soluzioni da prendere in considerazione per una necessaria transizione energetica.

Rispetto alla ricerca di nuovi fornitori di energia, Sohbet Karbuz, esponente del Mediterranean Observatory for Energy (Ome), tenta di spiegare come l’Ue può smettere di dipendere dai combustibili fossili russi, rivolgendosi a nuovi Paesi esportatori, come Libia, Egitto e Israele.

Queste esportazioni di gas provenienti dal sud del Mediterraneo potrebbero incrementare il gas europeo nel 2030 di 40 miliardi di metri cubi. L’idea di una collaborazione con i Paesi africani quali Libia e Egitto viene confermata anche da Youssef Bassim, Membro del Consiglio della Federazione delle Industrie Egiziane, il quale sottolinea come l’Egitto possa diventare «uno degli hub energetici del Mediterraneo».

A sostegno di ciò, Marika Karagianni, ricercatrice della Fondazione Ellenica per l’Europa e la politica estera, spiega come sia di rilevante importanza valorizzare la zona del Mar Caspio e il Mediterraneo orientale come fornitore alternativo di gas, volgendo lo sguardo verso il «Southern gas Corridor», corridoio del gas meridionale.

Numerosi sono stati gli interventi intorno alla geopolitica dell’energia di transizione e sulle possibilità di ridurre la dipendenza dell’energia, in particolare dei combustibili fossili. L’Europa deve compiere uno sforzo, uno sforzo per una cooperazione interna e una cooperazione esterna, specialmente verso il Mediterraneo orientale.

Pierre Jean Coulon, membro del Cese, ha ricordato che il tema dell’energia non può essere trattato come secondario, «l’energia è un bene di prima necessità, è un diritto come è il diritto alla salute, quindi la povertà energetica deve essere trattata immediatamente. Come non si può immaginare una società senza protezione sociale e senza sanità, così non si può immaginare una società senza energia».

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