Diritti

Le detenute di Rebibbia si raccontano con la street art

Disegna le tue idee - L’arte non ha sbarre ha coinvolto gli artisti Jorit, Moby Dick e Barbara Oizmud in un laboratorio di co-progettazione insieme alle ragazze del carcere romano
Barbara Oizmud, Us, Cascina, 2015
Barbara Oizmud, Us, Cascina, 2015
Caterina Tarquini
Caterina Tarquini giornalista
Tempo di lettura 4 min lettura
23 ottobre 2022 Aggiornato alle 13:00

Su un muro del Quarticciolo, storica borgata romana, lo street artist Jorit – soprannominato il Banksy italiano e famoso per le strisce rosso scuro che traccia sui volti che dipinge - completerà entro il 25 ottobre un’opera per il progetto Disegna le tue idee – L’arte non ha sbarre, dedicata alla politica, sociologa e attivista brasiliana Marielle Franco, assassinata a Rio de Janeiro nel 2018 per il suo impegno civile.

Un’iniziativa che si colloca in un quadro di interventi più ampio, che coinvolge anche Moby Dick - artista romano e pompiere saltuario, noto per i suoi murales di denuncia dei maltrattamenti e della caccia ad animali come squali, balene, lupi, specie in via d’estinzione - e Barbara Oizmud – artista, illustratrice e fotografa che ha realizzato un’opera per Street Art for Rights all’interno della Casa Internazionale delle donne durante la Biennale MArtelive 2019 - in un laboratorio di co-progettazione con le detenute della Casa Circondariale di Rebibbia.

Il progetto, vincitore del bando Vitamina G della Regione Lazio, col patrocinio del Garante dei Detenuti, è promosso da LiberaMente, associazione guidata dall’attivista Leonardo Maria Ruggeri Masini e coordinato da Oriana Rizzuto, curatrice di progetti culturali legati alla street art e ai diritti umani per MArteSocial.

Si tratta di un percorso di educazione artistica durato 8 mesi e che ha visto protagoniste le detenute della Casa Circondariale di Rebibbia. Il laboratorio svolto all’interno della sezione femminile del carcere aveva come intento, attraverso incontri, lezioni pratiche e sviluppo di idee creative, quello di avvicinare concretamente le ragazze all’arte, ma anche di fornire loro nuovi strumenti per esprimere se stesse.

I bozzetti disegnati dalle detenute nel corso dell’attività hanno rappresentato la fonte di ispirazione e in un certo senso, il lavoro preparatorio per la realizzazione da parte degli artisti delle due opere, una all’interno e l’altra all’esterno dell’istituto penitenziario.

«Avevo molta paura prima di cominciare - ha raccontato a La Svolta Barbara Oizmud - invece pian piano ho scoperto che l’insegnamento mi ha messa in contatto diretto, pieno e in alcuni casi persino intimo con le ragazze. Erano tutte piuttosto entusiaste di partecipare a quello che per loro era innanzitutto un momento ricreativo, di sfogo collettivo, anche se alcune si sono davvero messe in gioco, portando alla luce qualcosa di speciale, una sorta di specchio interiore. Ci vuole coraggio, onestà e anche desiderio di farlo. Vedere questa evoluzione è stata la vittoria più grande per me».

Disegno realizzato all’inizio del laboratorio di Disegna le tue idee - L’arte non ha sbarre da FLDLC (per questioni legali possiamo riportare solo le iniziali), una delle detenute della Casa Circondariale di Rebibbia
Disegno realizzato all’inizio del laboratorio di Disegna le tue idee - L’arte non ha sbarre da FLDLC (per questioni legali possiamo riportare solo le iniziali), una delle detenute della Casa Circondariale di Rebibbia
Disegno realizzato a conclusione del laboratorio di 8 mesi dalla stessa FLDLC
Disegno realizzato a conclusione del laboratorio di 8 mesi dalla stessa FLDLC

Ogni workshop si è svolto con il coinvolgimento, oltre che degli artisti, anche di docenti, sociologi, assistenti sociali e giovani volontari. In particolare, grazie alla sociologa e criminologa Wilma Ciocci, che ha seguito da vicino tutte le attività, anche i volontari dell’associazione hanno avuto l’occasione di portare avanti un percorso di formazione professionale.

«Questo è un progetto, realizzato in rete con tutte le categorie coinvolte nel mondo delle istituzioni penitenziarie, dalla magistratura alle istituzioni, dalle associazioni alle donne private delle libertà, dai cittadini agli esperti - ha spiegato Leonardo Ruggeri Masini - Attraverso l’arte, LiberaMente ha voluto offrire l’opportunità alle detenute di apprendere un mestiere ed esprimere idee e ambizioni, superando i limiti delle sbarre del carcere. Rivelatorio è stato l’intenso coinvolgimento dei giovani che, colpiti dall’ambiente carcerario e spogliato questo luogo dalle suggestioni impresse nei film e nei romanzi, sono divenuti coscienti dell’importanza di mantenere comportamenti responsabili nella quotidianità. L’arte non ha sbarre ha evidenziato l’importanza di mostrare ai ragazzi gli ambienti carcerari come strumento fondamentale per la prevenzione dei crimini nella società».

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