Economia

Quota 41: soluzione per pensionati (e giovani)?

La nuova misura proposta dalla Lega promuoverebbe gli stessi meccanismi di Quota 100. Poco efficace per incentivare l’occupazione giovanile, e secondo Inps costosetta: quasi 75 miliardi
Realpolitik Exhibition by Luca Santese e Marco P.Valli, BASE/Milan photo week, Milano, 2019
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7 ottobre 2022 Aggiornato alle 21:00

Uno dei cavalli di battaglia della campagna elettorale della Lega è stato il superamento della legge Fornero in favore dell’introduzione della cosiddetta “Quota 41”: un provvedimento che permetterebbe di andare in pensione dopo aver versato i contributi per 41 anni, indipendentemente dall’età anagrafica.

Il leader della Lega Matteo Salvini ha spesso ribadito su Twitter che Quota 41 servirebbe a «aiutare chi lavora da una vita ad andare in pensione e consentire a tanti giovani la possibilità di entrare nel mondo del lavoro».

È effettivamente così? Una misura simile, in cui il dato anagrafico non si somma a quello contributivo, è prevista nell’ordinamento attuale per il caso dei “lavoratori precoci”, ovvero per coloro che hanno maturato 12 mesi di contributi prima di compiere 19 anni di età e che raggiungono i 41 anni di contributi prima del 31 dicembre 2026.

Per comprendere eventuali pregi e limiti della proposta, è utile confrontare la misura con il funzionamento dell’attuale sistema pensionistico, disciplinato dalla legge Fornero, e con “Quota 100”, cavallo di battaglia del partito di Salvini quando si trovava al governo nel 2018.

Con la legge Fornero l’età del pensionamento si raggiunge con il compimento dei 67 anni di età ed è anticipabile (con il taglio dell’assegno di pensionamento) per i lavoratori che hanno versato 42 anni e 10 mesi di contributi e per le lavoratrici con 41 anni e 10 mesi di contributi.

Con Quota 100, introdotta in maniera sperimentale per i lavoratori che hanno maturato i requisiti tra il 2019 e il 2021, è stata invece inserita la possibilità di anticipare il pensionamento (sia per requisiti di vecchiaia, sia con “pensione anticipata”) con 62 anni di età e almeno 38 anni di contribuzione.

Nonostante, dati Inps, nel 2019 con Quota 100 si sia assistito effettivamente a un aumento del numero delle pensioni anticipate (del 39% per gli uomini e del 31% per le donne rispetto al 2018), alla crescita del numero dei pensionamenti non è corrisposto un aumento del numero di giovani introdotti nel mondo del lavoro: contrariamente a quanto sostenuto dai suoi promotori, che sostenevano avesse determinato “l’assunzione di 200.000 giovani”.

A ogni due lavoratori andati in pensione con Quota 100, infatti, si è introdotto sul mercato del lavoro un solo nuovo lavoratore e non necessariamente “giovane”, determinando un calo dell’occupazione: al 31 dicembre 2021, sono stati 379.860 i lavoratori che hanno anticipato la pensione, ma, sottolineava l’Inps, “non appaiono evidenze chiare di uno stimolo alle maggiori assunzioni da parte dell’anticipo pensionistico”.

Una misura, Quota 100, scarsamente efficace dunque dal punto di vista dell’introduzione giovanile nel mondo del lavoro e con costi elevati, 22 miliardi di euro in tre anni. La nuova misura proposta dalla Lega, Quota 41, promuoverebbe gli stessi meccanismi di Quota 100 ma, ha calcolato l’Inps ipotizzando che la misura fosse introdotta dal 2022 al 2031, riducendo il requisito dell’anzianità contributiva a 41 di anni, avrebbe anch’essa costi davvero elevati: quasi 75 miliardi di euro.

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