Storie

Matteo Salvini, in tivù sin da piccolissimo

Proseguiamo la serie ritratti politici con il leader della Lega, partendo con il suo primissimo - e non politico - debutto mediatico
Matteo Salvini a Porta a Porta nel giugno 2022
Matteo Salvini a Porta a Porta nel giugno 2022 Credit: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI
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19 settembre 2022 Aggiornato alle 19:00

Ha iniziato negli anni Novanta come leader dei comunisti padani contro Roma ladrona, ma è stato il leader che ha portato la Lega nord al sud, sdoganandola dal suo tradizionale territorio padano. Matteo Salvini è uno dei politici più imprevedibili in campo in queste elezioni. La sua è una parabola unica e per capirla oggi, vale la pena ripercorrerne l’inizio.

Gli inizi

Le prime apparizioni mediatiche di Salvini in realtà non hanno a che fare con la politica: nel 1988 appare giovanissimo nel programma tv Doppio slalom e nel 1993 partecipa al quiz Il pranzo è servito. In entrambi cita come passioni “i funghi e la montagna”. Di politica, almeno pubblicamente, non c’è traccia, ma in realtà Salvini è già entrato nella galassia leghista e nel 1993, a vent’anni, è eletto consigliere comunale a Milano diventando il più giovane a ricoprire questo ruolo.

Le sue prime uscite pubbliche sono per difendere uno storico centro sociale milanese: il Leoncavallo. Salvini manifesta fuori dalla sua nuova sede dicendo di essere stato un suo frequentatore e che la nuova struttura gli sembra “una buona soluzione”. 25 anni dopo Salvini cambierà idea sui centri sociali dichiarando, in qualità di ministro dell’Interno, di volerli “chiudere tutti” in quanto “utili come i campi rom”.

Il Salvini dell’epoca è la personificazione di uno strano incrocio: il comunismo e il sogno dell’indipendenza padana. Non a caso si iscriverà ai Comunisti padani, gruppo del parlamento padano (uno dei tanti esperimenti indipendentisti della Lega di quegli anni). Interessante anche il ragionamento del Salvini ventenne sul 25 aprile interpretato come un “fenomeno esclusivamente padano”.

Le prime battaglie

Il comunismo e i centri sociali non sono gli unici temi su cui Salvini dovrà, giocoforza, cambiare idea nel corso degli anni. L’uomo che ha reso la Lega un partito nazionalista e patriottico era il ragazzo che agli Europei del 2000 faceva sapere, da direttore di Radio Padania, di tifare “il vero tricolore, quello francese” e che nel 1999 si rifiutava di stringere la mano all’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi invitandolo a “girare le periferie milanesi senza la sua chilometrica scorta”.

Nella sua attività da consigliere comunale Salvini si fa riconoscere anche come promotore di iniziative volte al “bilinguismo” in funzione padana, proponendo di scrivere in italiano e dialetto milanese in un primo momento solo le delibere e successivamente anche le insegne e i cartelli stradali.

Ma ci sono tratti che invece rimangono immutati dopo questi anni. Come la fede calcistica nel Milan che lo porta nel 1999 a presentarsi con la sciarpa del Milan in consiglio comunale per festeggiare la vittoria dello scudetto da parte dei rossoneri. Anche la lotta all’invasione dei migranti islamici è una caratteristica che risale alle origini: nel 2003 Salvini e altri militanti distribuiranno il Corano in segno di protesta contro la proposta di costruire una moschea a Milano. La convinzione del futuro leader leghista è che “il Corano se lo conosci, lo eviti”.

Curioso inoltre notare un altro fil rouge: quello delle bambole gonfiabili. Nel maggio 2004, divenuto capogruppo leghista in consiglio comunale, Salvini appenderà delle bambole gonfiabili in piazza San Fedele per protestare contro l’ esposizione su un albero in piazza XXIV Maggio dei fantocci dell’artista Maurizio Catellan che rappresentavano bambini impiccati. Nel 2016 un’altra bambola gonfiabile esibita da Salvini scatenerà le polemiche. Il segretario leghista la mostrerà infatti al pubblico definendola “la sosia della Boldrini”, ex presidente della Camera e acerrima rivale politica di Salvini.

L’ascesa politica fino a oggi

Nel frattempo, tra bambole gonfiabili e lotte per l’indipendenza padana, Salvini si è fatto notare dai vertici leghisti e nel 2004 è eletto europarlamentare, una carica che sarà trampolino di lancio nella politica nazionale. La sua elezione è tutt’altro che scontata. È Bossi a decidere di mandarlo a Strasburgo scegliendo di farsi eleggere nel collegio del Nord est e liberando così un posto al Nord ovest.

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