Ambiente

Centrodestra: crisi climatica, grande assente

Per la serie Valutazione dei programmi elettorali, dove cerchiamo di capire quanto il climate change è centrale nell’agenda politica, diamo oggi uno sguardo alle idee di Meloni, Salvini e Berlusconi
Giorgia Meloni a Porta a porta' nel febbraio 2022.
Giorgia Meloni a Porta a porta' nel febbraio 2022. Credit: ANSA/ANGELO CARCONI
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7 settembre 2022 Aggiornato alle 07:00

Il tempo sta per scadere. Serve una svolta subito: questi sono gli anni delle scelte, cruciali, per la sopravvivenza del Pianeta minacciato dalla crisi climatica che abbiamo innescato. Ecco perché - in una Italia che fa parte dell’area mediterranea sempre più soggetta ai devastanti impatti del surriscaldamento - il voto del 25 settembre è fondamentale.

Gli scienziati (anche con una lettera appello) chiedono che la crisi climatica venga dunque messa al primo posto dell’agenda politica. Servono azioni immediate di mitigazione e adattamento, piani per rendere i territori resilienti a siccità, ondate di calore, innalzamento dei livelli del mare.

Decisivo, ricorda la scienza, è quindi ridurre le emissioni di gas serra, andando verso l’azzeramento delle estrazioni di combustibili fossili. E per assicurare un futuro alle nuove generazioni serve una vera transizione energetica ed ecologica, oltre che di economia circolare, e una visione che non sia solo emergenziale ma preventiva.

Quante e quali, di tutte queste esigenze, rientrano nei programmi elettorali dei partiti in vista del voto? La questione climatica e ambientale è centrale? Ci sono impegni precisi e percorribili?

Nelle 17 pagine del testo Per l’Italia. Accordo quadro di programma per un governo di centrodestra non appare mai la parola clima, ma solo una volta “cambiamenti climatici nel dodicesimo dei 15 capitoli del programma. Stessa cosa per la “transizione ecologica”, citata una sola volta, mentre si contano sul palmo d’una mano le volte che viene usato il termine “ambiente”.

Per capire cosa e come la coalizione di centrodestra intende affrontare la lotta al surriscaldamento globale bisogna scorrere il file sino ai capitoli 11, 12 e 13, decisamente meno centrali rispetto alle politiche estere e di sicurezza.

Nell’undicesimo punto, quello sulla “sfida dell’autosufficienza energetica”, viene indicata una generica “transizione ecologica sostenibile” con un “aumento della produzione dell’energia rinnovabile”, senza però indicare né quote né tempi. Così come si parla di “diversificazione degli approvvigionamenti energetici” (quali?) e di un pieno utilizzo delle risorse nazionali, senza nascondere di puntare sul gas. Il centrodestra parla infatti di “riattivazione e nuova realizzazione di pozzi di gas naturale in un’ottica di utilizzo sostenibile delle fonti”.

Ancor più chiara, l’idea di un ritorno al nucleare: “Ricorso alla produzione energetica attraverso la creazione di impianti di ultima generazione senza veti e preconcetti, valutando anche il ricorso al nucleare pulito e sicuro” si legge nel programma.

Nel dodicesimo punto su 15, il centrodestra scrive che “l’ambiente è una priorità”. Già, ma come tutelarlo? Senza mai addentrarsi in date, piani specifici o punti fermi, nel programma si legge l’intento di “rispettare e aggiornare gli impegni internazionali assunti dall’Italia per contrastare i cambiamenti climatici”. Questa è l’unica frase dedicata a quella che è l’emergenza prioritaria del nostro Pianeta, la crisi climatica.

Viene poi proposta la “definizione e attuazione del piano strategico nazionale di economia circolare in grado di ridurre il consumo delle risorse naturali, aumentare il livello qualitativo e quantitativo del riciclo dei rifiuti, ridurre i conferimenti in discarica, trasformare il rifiuto in energia rinnovabile attraverso la realizzazione di impianti innovativi e sostenibili”.

Seguono, in tema ambientale, una serie di spunti simili a quelli di altri partiti, seppur molto generici: per esempio l’esigenza di un “piano straordinario per la tutela e la salvaguardia della qualità delle acque marittime e interne ed efficientamento delle reti idriche per limitare il fenomeno della dispersione delle acque” o ancora “un programma straordinario di resilienza delle aree a rischio dissesto idrogeologico con interventi mirati”.

Più che di politiche di conservazione, oppure di ripristino di habitat, o ancora di battaglie agli inquinanti, per salvare gli ecosistemi il centrodestra parla di “salvaguardia della biodiversità, anche attraverso l’istituzione di nuove riserve naturali” (dove, quali?), di “promozione dell’educazione ambientale e al rispetto della fauna e della flora” oppure, come annunciato con enfasi da Silvio Berlusconi con quel “milione di alberi da piantare”, si ipotizza un “rimboschimento e piantumazione di alberi sull’intero territorio nazionale, in particolare nelle zone colpite da incendi o calamità naturali”.

Infine, senza specificare quali e se gratuite o meno, si intende “incentivare l’utilizzo del trasporto pubblico e promuovere e favorire politiche di mobilità urbana sostenibile”.

Scorrendo il pdf, l’intero capitolo 13 viene dedicato all’agricoltura “la nostra storia, il nostro futuro”. In questo passaggio, più che a politiche ambientali, tutto gira attorno alle “promozione di una Politica Agricola Comune e di un piano strategico nazionale, capaci di rispondere alle esigenze di oggi, per uno sviluppo che coniughi indipendenza e sostenibilità ambientale ed economica”.

Anche qui pochi riferimenti ai problemi dell’agricoltura legati alla crisi climatica (vedi siccità, specie aliene, ondate di calore, danni da monocolture, perdita di ecosistemi ecc.) ma più concetti dedicati alla “salvaguardia del comparto agroalimentare, lotta al nutri-score e all’italian sounding”, con una generica “tutela delle eccellenze agricole italiane” oppure “promozione di una filiera italiana per l’innovazione in agricoltura” o ancora “interventi di contrasto al fenomeno della proliferazione della fauna selvatica e alla diffusione delle epidemie animali”.

Unico riferimento un po’ più mirato, legato per esempio alla crisi idrica che ha portato a perdere oltre un terzo dei raccolti negli ultimi mesi, è la volontà di “interventi per un piano nazionale invasi per l’irrigazione agricola”.

In generale, la questione crisi climatica è quasi assente - per esempio nel fondamentale impegno di lotta alle emissioni - dal programma della coalizione di centrodestra. Più chiaro, al contrario, l’obiettivo di puntare su gas naturale e nucleare, così come un generico “aumento di rinnovabili”: tutti passaggi - delicati - su cui non viene specificata mai una data, una percentuale o un impegno preciso.

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