Economia

Petrolio: l’Opec+ taglia 2 milioni di barili al giorno

Il cartello degli esportatori abbatte la produzione di greggio per far risalire i prezzi, sfidando l’inflazione energetica e aiutando Mosca a poche ore dal price cap dell’Ue. Biden: «Scelta miope»
Abdulaziz bin Salman Al Saud, ministro dell'energia, dell'industria e delle risorse minerarie dell'Arabia Saudita arriva alla 33° riunione dell'Organization of Petroleum Exporting Countries (OPEC) and non-OPEC, il 5 ottobre 2022
Abdulaziz bin Salman Al Saud, ministro dell'energia, dell'industria e delle risorse minerarie dell'Arabia Saudita arriva alla 33° riunione dell'Organization of Petroleum Exporting Countries (OPEC) and non-OPEC, il 5 ottobre 2022 Credit: EPA/CHRISTIAN BRUNA
Fabrizio Papitto
Fabrizio Papitto giornalista
Tempo di lettura 3 min lettura
6 ottobre 2022 Aggiornato alle 21:00

L’Europa attacca, Mosca risponde. Anzi, delega all’Opec+.

Il cartello che comprende i 13 membri originari dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio – tra i quali Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait – più altri Paesi come la Russia, ha infatti stabilito che a partire da novembre ridurrà la produzione di greggio di 2 milioni di barili al giorno.

L’annuncio arriva al termine del vertice che si è tenuto ieri a Vienna, e segue di poche ore la decisione di Bruxelles di fissare un tetto al prezzo del petrolio prevista all’interno dell’ottavo pacchetto di sanzioni che l’Ue ha spedito all’indirizzo di Mosca.

Di fronte all’attuale calo della domanda, determinata anche dalle ripercussioni della crisi in Cina, il cartello conta di far crescere i prezzi abbattendo la produzione col taglio più alto registrato dall’aprile 2020. Nonostante 2 milioni di barili rappresentino circa il 2% della produzione mondiale di petrolio, il Wall Street Journal stima che la perdita effettiva rispetto agli attuali livelli di produzione sia di circa 600.000 barili al giorno.

La decisione, fa sapere l’organizzazione in un comunicato, “è stata presa alla luce dell’incertezza che circonda le prospettive economiche e del mercato petrolifero globale e della necessità di migliorare le linee guida a lungo termine per il mercato”. Ma secondo gli analisti, anche nelle migliori intenzioni, si tratterebbe di un regalo alla politica di Vladimir Putin.

«L’Arabia Saudita ha messo l’Opec in rotta di collisione col mondo libero. Si sono schierati con la Russia in nome della gestione protettiva del mercato petrolifero, proprio mentre i consumatori di tutto il mondo stanno combattendo l’inflazione e l’aumento del costo della vita», ha dichiarato al Financial Times Bill Farren-Price della società di consulenza Enverus.

Oltre a contenere le perdite della Russia, che dall’inizio della guerra ha perso circa un milione di barili al giorno, secondo il New York Times questa mossa potrebbe inoltre ridurre la possibilità che altri importanti acquirenti del petrolio russo, in primo luogo India e Cina, aderiscano al tetto sul petrolio.

Dura la reazione di Washington, che teme le ripercussioni sul mercato anche in vista delle elezioni di metà mandato in programma a novembre. «È chiaro che con la sua decisione, l’Opec+ si sta allineando con la Russia», ha commentato la portavoce della Casa Bianca, Karine Jean-Pierre.

Il presidente Usa Joe Biden si è dichiarato «deluso dalla miope decisione dell’Opec+ di tagliare le quote di produzione mentre l’economia mondiale fa i conti con l’impatto negativo dell’invasione dell’Ucraina da parte di Putin».

Il ministro dell’Energia saudita, il principe Abdulaziz bin Salman, ha tuttavia respinto le accuse. «Dimmi dov’è l’atto di belligeranza – ha risposto in conferenza stampa in merito al rapporto con gli Stati Uniti – Agiremo e reagiremo a ciò che sta accadendo all’economia globale nel modo più responsabile e reattivo».

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