Ambiente

Ritornano gli animali (ed è una bellissima notizia!)

Lupi, orsi, bisonti e tante altre specie che popolano i territori europei sono in crescita grazie alle politiche di conservazione, divieti di caccia e reintroduzioni. A confermarlo, il report European Wildlife Comeback
Credit: Federico Di Dio photography/unsplash
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30 settembre 2022 Aggiornato alle 12:00

Orsi, lupi, perfino bisonti stanno lentamente tornando a popolare gli ecosistemi in tutta Europa, racconta il nuovo rapporto European Wildlife Comeback, stilato dagli esperti della Zoological Society of London (ZSL), di BirdLife International ed European Bird Census Council Europe.

Tornano le popolazioni di orsi, quelle di lupi che a esempio in Italia negli anni Settanta erano ormai poche centinaia e oggi sono più di 2.500, ma anche di lontre, aquile, linci, perfino di bisonti. «Negli ultimi ‘40-‘50 anni, le popolazioni di alcune specie selvatiche europee sono cresciute, sia per dimensioni che per area geografica» ricorda il rapporto, che ha tracciato come circa 50 specie siano oggi in espansione, da quelle di terra sino a quelle marine, come megattere o tartarughe caretta caretta, seppur minacciate dall’inquinamento da plastica.

«La natura selvaggia è resiliente e può riprendersi se le condizioni sono idonee» spiegano gli autori. Spesso queste condizioni devono essere create dall’uomo, con politiche di protezione e conservazione, talvolta anche con la reintroduzione.

Per molte specie ci sono dunque “ragioni di ottimismo” si legge in una nota, ma le minacce alla biodiversità, implementate dalla crisi climatica, restano altissime, tra declino degli insetti e rischi per uccelli (uno su otto a rischio estinzione) e mammiferi (uno su cinque).

Fra gli esempi più iconici di rinascita ci sono appunto i lupi, demonizzati e cacciati in passato, con una popolazione oggi cresciuta del 1.800% (almeno 17.000 esemplari). Oppure l’orso bruno, la cui popolazione dal 1960 è aumentata del 44%, ma anche delle foche grigie o ancora dei castori, che a inizio ventesimo secolo erano poco più di un migliaio e oggi sfiorano il milione.

Anche animali a noi italiani meno noti, come i bisonti, tra le praterie del nord est e altri Paesi stanno aumentando del 400% rispetto al 1971, favorendo di conseguenza - grazie al loro ruolo nel mantenere i paesaggi “liberi” da arbusti - gli habitat di diversi territori.

Secondo il rapporto, decisivi sono stati in generale i divieti di caccia e gli sforzi relativi al ripristino degli ecosistemi, così come appunto le politiche di reintroduzione delle specie più vulnerabili.

In certi casi, per esempio i lupi grigi nella foresta vergine di Białowieża in Polonia, il ritorno di specie ha portato a cambiare la distribuzione di cervi e cinghiali la cui riduzione innesca in alcune situazioni la rigenerazione di alberi.

«La nostra speranza è che questo rapporto rafforzi il messaggio che, sebbene possa essere complesso, il recupero e la convivenza della fauna selvatica non solo è possibile, ma è essenziale per la salute del nostro pianeta» afferma Sophie Ledger, autrice principale del rapporto.

Tra gli uccelli, sottolinea il report, positivi i segnali di ripresa dell’oca facciabianca, il grifone, l’airone bianco maggiore, il pellicano dalmata, ma anche gli avvoltoi. «Guardando al futuro, è fondamentale però capire perché alcune specie selvatiche europee stanno cavandosela bene, se vogliamo offrire a tutte le specie la migliore opportunità di riprendersi e adattarsi a fattori esterni come il cambiamento climatico» sottolineano gli autori.

Infine, gli esperti ricordano come aiutare la natura sia decisivo anche per la salute degli esseri umani: «Intuizioni recenti mostrano anche come la fauna selvatica aiuti a bloccare più carbonio atmosferico e aumentare la fertilità del suolo. In futuro, misure come una protezione giuridica più forte, una migliore connettività dei territori, gli sforzi per migliorare la convivenza uomo-fauna selvatica, livelli più elevati di monitoraggio e ricerca e un numero crescente di traslocazioni di animali saranno tutti fondamentali se vogliamo garantire che il ritorno della fauna selvatica europea prenda ritmo e coinvolga un numero crescente di specie. Tutti, dai professionisti del rewilding agli scienziati, dai responsabili politici agli imprenditori e ai cittadini comuni, hanno un ruolo importante da svolgere».

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