Ambiente

Piombino: l’autunno è iniziato con lo stallo sul rigassificatore

La partita va avanti ma i cittadini non cambiano idea e restano compatti sul NO. Ma a cosa servirebbe davvero questa nave?
Il rigassificatore di Livorno
Il rigassificatore di Livorno Credit: UFFICIO STAMPA OLT
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27 settembre 2022 Aggiornato alle 13:15

La scorsa settimana a Firenze si è tenuta la prima riunione della Conferenza dei Servizi, in cui hanno partecipano 36 enti chiamati a valutare il progetto della nave che l’ex Governo ha deciso di installare a Piombino e che la Snam ha già acquistato.

I cittadini, guidati dal loro Sindaco, restano compatti sul NO al rigassificatore mentre il commissario straordinario, il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, dovrà derimere la questione entro il 27 ottobre, scadenza di legge per la concessione del rigassificatore che durerà tre anni, a patto che la Snam indichi il posizionamento della nave al termine del triennio. Su questo ultimo punto Giani si è detto disposto a un via libera temporaneo di un mese: 30 giorni in più alla società per indicare il destino della nave allo scadere dei tre anni.

La partita non si chiuderà certo velocemente, sul tavolo c’è già il prossimo appuntamento, il 7 ottobre, quando la conferenza dei servizi è stata aggiornata. Gli enti statali dovranno esprimersi con parere unico il 13 ottobre a Roma, mentre il 27 ottobre ci sarà la mossa finale per il parere definitivo. Ma perché è così importante questa nave rigassificatore?

La mossa Piombino diventa vitale per arrivare a non essere più dipendenti dal gas russo, anche se gli stessi dati rilasciati dal Ministero della Transizione Ecologica confermano che non sarà facile. I primi sette mesi dell’anno è stato importato il 38 % in meno di gas russo rispetto allo stesso periodo del 2021 e la dipendenza dalla fornitura russa è passata dal 40% al 18%.

Il consumo di gas in Italia nel 2021 importato dalla Russia era pari a 29 miliardi di metri cubi, sui 76 totali importati, ma da fine febbraio 2022, come riportano i dati della Snam, di questi 29 ora 18 sono stati rimpiazzati da altri fornitori e altre fonti, mentre resta il problema su 11 miliardi di metri cubi.

Da qui l’importanza del tema sul rigassificatore, perché la soluzione più rapida, considerando che siamo già in autunno e che in Italia dal 15 ottobre in alcune regioni si possono accendere già i risaldamenti, è importare gas naturale liquido, che viaggia su navi e che quindi si può acquistare ovunque, e poi rigassificarlo.

In Italia abbiamo 3 rigassificatori esistenti: uno degli anni ’70 ancora funzionante sulla costa ligure con una capacità di 3,5 miliardi di metri cubi l’anno; il secondo in Veneto che è stato già aumentato da 8 a 9 miliardi di metri cubi l’anno; il terzo è al largo di Livorno, anche questo potenziato fino a 5 miliardi di metri cubi.

A questi vanno aggiunti 2 progetti autorizzati ma mai partiti: il rigassificatore di Porto Empedocle, in provincia di Agrigento, e quello di Gioia Tauro, in provincia di Reggio Calabria, entrambi non rientrati nelle infrastrutture che il Governo nel 2017 escluse dal Piano Energetico Nazionale. La popolazione siciliana si dice contraria, mentre il Presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, lo vorrebbe, ma il costo dell’operazione è di circa 3 miliardi di euro e almeno 4 anni di attesa.

Quindi per rigassificare il gas nel modo più veloce non ci resta che utilizzare le due navi comperate da Snam, la Golar Tundra e la BW Singapore che hanno una capacità di 5 miliardi di metri cubi arrivando così quasi a colmare l’ammanco di 11 miliardi. La questione centrale di questa partita, come abbiamo già più volte raccontato, è il loro posizionamento.

Si sa che i maestri nel gioco degli scacchi sono i russi, ma questa volta non possiamo assolutamente uscirne sconfitti.

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