Futuro

I cittadini dicono no al rigassificatore di Piombino

Qualche giorno fa si è svolta la riunione per raggiungere un accordo al riguardo. Ma l’intesa non convince sindaco e cittadini, tanto che sabato si sono riuniti per protestare
Il rigassificatore galleggiante Bw Singapore acquistato da Snam, 6 luglio 2022.
Il rigassificatore galleggiante Bw Singapore acquistato da Snam, 6 luglio 2022. Credit: ANSA/ UFFICIO STAMPA
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18 luglio 2022 Aggiornato alle 15:15

Da qualche giorno si è svolta la riunione per raggiungere un accordo sul rigassificatore di Piombino: erano presenti il Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, il Ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Mariastella Gelmini, i rappresentanti della Presidenza del Consiglio, il Commissario straordinario per il rigassificatore, nonché Presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, l’amministratore delegato di Snam, Stefano Venier.

La Snam è uno dei principali operatori mondiali nel trasporto, stoccaggio e rigassificazione del gas naturale che, grazie a grandi navi collocate in prossimità di un’area portuale, ricevono gas naturale liquefatto a una temperatura di -160° da altre navi metaniere e lo rigassificano (cioè lo portano allo stato gassoso) per poterlo poi immettere nella rete nazionale di trasporto del gas. Queste grandi navi sono dei rigassificatori galleggianti, in gergo tecnico si chiamano FSRU (Floating Storage and Regasification Units) e al mondo ne esistono 48.

Mediamente, per non intaccare la gestione ordinaria del porto in cui viene collegato il rigassificatore galleggiante, si fa arrivare una nave metaniera alla settimana e le operazioni, sempre gestite sotto la supervisione delle autorità marittime, durano quattro-cinque ore e sono pienamente compatibili con le altre attività portuali.

Per garantire la sicurezza energetica nazionale nei tempi stabiliti, il Governo ha ribadito che si è discusso della «inderogabile necessità di installare il rigassificatore nell’area di Piombino», città che ha una banchina portuale a un’altezza già sufficiente, per cui basterà costruire otto chilometri di tubi per collegare la nave alla rete del gas sulla terraferma. Il Presidente toscano è riuscito a ottenere un accordo per i prossimi 3 anni, rispetto ai 25 anni chiesti dalla Snam, per un territorio che è già afflitto sul piano ambientale.

Ripercorrendo la storia, infatti, va ricordato che è lo stesso Stato italiano a riconoscere, nel 1998, la zona di Piombino come SIN, Sito di Interesse Nazionale, a causa dell’elevata contaminazione ambientale dovuta alla presenza dello stabilimento siderurgico più grande d’Italia, secondo solo all’ILVA di Taranto, ai traffici turistici verso le isole, alla centrale termoelettrica ENEL Torre del Sale, dismessa poi nel marzo 2015 e, per finire, la presenza di discariche di rifiuti esaurite di Poggio ai Venti.

L’intesa ovviamente non soddisfa il Sindaco di Piombino che lamenta un mancato coinvolgimento del territorio e dei cittadini, che si preparano a manifestare il loro disaccordo. Sabato scorso, infatti, un cordone umano di cittadini ha manifestato il loro NO ad un’opera che viene dichiarata pericolosa perché troppo vicina alla costa: la nave si posizionerà a un paio di chilometri di distanza dalla riva.

I vari comitati protagonisti del movimento popolare contro il rigassificatore hanno posto l’accento sulla sottovalutazione dei rischi che il Governo vuole attuare con un decreto a hoc. Il corteo, composto da un migliaio di partecipanti, ha visto tra le fila anche il Sindaco Francesco Ferrari da subito contrario all’ipotesi.

La questione è però momentanea. Nel corso di questi tre anni la società Snam deve occuparsi di individuare un luogo alternativo che consenta l’utilizzo del FSRU per un periodo più lungo. È chiaro come il problema della sicurezza energetica nazionale sia divenuto un tema caldo a seguito della guerra in Ucraina: basti pensare alla recente notizia che il gasdotto Nord Stream 1, tra Russia e Germania, non riprenderà i flussi regolari a causa di lavori di manutenzione, anche se è forte il sospetto di una mossa d’attacco, come in una partita a scacchi, da parte del Cremlino.

La Comunità Europea si sta già muovendo per il futuro: una bozza di piano prevede per il prossimo inverno un ridimensionamento delle temperature massime consentite, e incentivi sul PRNN ai Paesi per ridurre i consumi. Insomma, la partita a scacchi sul piano energetico è appena iniziata, peccato che, come sempre, i pedoni che soccomberanno per difendere il re EU siano i cittadini di tutti gli Stati membri, nel mentre gli alfieri di Boris Johnson e di Macron sono già fuori dalla partita a causa dei loro problemi di politica interna.

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