Ambiente

Il Terzo Polo punta ai rigassificatori e nucleare

Chiudiamo la serie Valutazione dei programmi elettorali a tema ambiente con le proposte della neonata coppia Calenda - Renzi
Matteo Renzi all'apertura della campagna elettorale del Terzo Polo il 2 Settembre 2022.
Matteo Renzi all'apertura della campagna elettorale del Terzo Polo il 2 Settembre 2022. Credit: ANSA/MATTEO CORNER
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9 settembre 2022 Aggiornato alle 07:00

Il tempo sta per scadere. Serve una svolta subito: questi sono gli anni delle scelte, cruciali, per la sopravvivenza del Pianeta minacciato dalla crisi climatica che abbiamo innescato. Ecco perché - in una Italia che fa parte dell’area mediterranea sempre più soggetta ai devastanti impatti del surriscaldamento - il voto del 25 settembre è fondamentale.

Gli scienziati (anche con una lettera appello) chiedono che la crisi climatica venga dunque messa al primo posto dell’agenda politica. Servono azioni immediate di mitigazione e adattamento, piani per rendere i territori resilienti a siccità, ondate di calore, innalzamento dei livelli del mare.

Decisivo, ricorda la scienza, è quindi ridurre le emissioni di gas serra, andando verso l’azzeramento delle estrazioni di combustibili fossili. E per assicurare un futuro alle nuove generazioni serve una vera transizione energetica ed ecologica, oltre che di economia circolare, e una visione che non sia solo emergenziale ma preventiva.

Quante e quali, di tutte queste esigenze, rientrano nei programmi elettorali dei partiti in vista del voto? La questione climatica e ambientale è centrale? Ci sono impegni precisi e percorribili?

Quello pensato dal Terzo Polo della coppia Carlo Calenda - Matteo Renzi è un programma che in 68 pagine prova a toccare un gran numero di emergenze italiane: la questione energia e ambiente viene messa ai primi posti (dopo la produttività e la crescita del Mezzogiorno), con una attenzione mirata che va dai trasporti sino al nucleare (sul quale c’è una netta apertura).

A differenza di altri programmi, seppur la crisi climatica non venga spesso esplicitata o chiamata in causa, così come poco si parla di politiche di mitigazione e adattamento, per molte criticità vengono poste date, percentuali e obiettivi precisi.

Il capitolo cruciale, quello su Energia e Ambiente, inizia con la necessità di raggiungere l’indipendenza dal gas russo. Per farlo il Terzo Polo prevede di “completare con procedure straordinarie la costruzione di due rigassificatori galleggianti che consentano l’importazione di gas naturale liquefatto in sostituzione di quello russo” e allo stesso tempo “aumentare la produzione di gas nazionale riattivando e potenziando gli impianti già esistenti, anche valutando possibili partnership con le imprese di produzione del gas per la condivisione dei costi in cambio di forniture a prezzi concordati” si legge nel testo.

Se c’è chiarezza sull’idea di puntare sui rigassificatori, meno limpido è invece il passaggio sulla necessità di rafforzare la strategia sulle rinnovabili”, se non “completando il processo di individuazione delle aree idonee all’installazione di impianti di generazione elettrica da fonti rinnovabili per velocizzare il processo di localizzazione e autorizzazione; completare l’opera di semplificazione delle autorizzazioni per gli impianti; programmare le nuove aste FER; valorizzare l’idroelettrico come asset strategico per il paese; favorire lo sviluppo dell’idrogeno” (con che tempi e che percentuali?).

Per Calenda e Renzi è necessario poi “aiutare le imprese a ridurre i costi della bolletta elettrica incentivando con garanzia statale la produzione di energia rinnovabile per autoconsumo” così come promuovere in Europa “un price cap a tutto il gas importato” e “intervenire sul prezzo della CO2 a carico delle imprese (incluse quelle energetiche)”.

Sul tema decarbonizzazione, nel medio periodo il Terzo Polo intende seguire la strada europea di riduzione del 55% delle emissioni di CO2 entro il 2030. Come? “Per raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni – si legge nel testo - è quindi necessario sviluppare sin da ora strumenti alternativi come i sistemi di cattura e stoccaggio della CO2 prodotta dalle centrali termoelettriche. È inoltre fondamentale scorporare il prezzo dell’energia prodotta da fonti rinnovabili da quello dell’energia da fonti fossili per ridurre il prezzo medio ed evitare che l’attuale crisi possa ripetersi, anche attraverso l’efficientamento del mercato energetico”.

Interessante l’idea di “rilanciare il ruolo del c.d. Prosumer sia a livello delle Comunità Energetiche (famiglie e Pubblica Amministrazione), sia a livello di distretti industriali (PMI e grandi imprese) attraverso un accesso prioritario alle aree idonee per gli “impianti rinnovabili” di cittadini e imprese. Così, si conterrà in modo strutturale il costo dell’energia, promuovendo al contempo la competitività e accelerando il processo di decarbonizzazione”.

Osservando le strategie nel lungo periodo (ovvero al 2050) Calenda e Renzi aprono al nucleare, sostenendo che “è necessario utilizzare il giusto mix di generazione, che includa rinnovabili e nucleare, impiegando le migliori tecnologie disponibili. Generare tutta l’energia elettrica necessario al 2050 con sole tecnologie rinnovabili variabili richiederebbe impianti eolici e fotovoltaici, sistemi di accumulo di breve e lungo termine, reti elettriche e conseguente occupazione di suolo in misura almeno tripla rispetto a un mix ottimale con rinnovabili e nucleare. Inoltre, i costi del sistema elettrico sarebbero fino al 50% più elevati. Per raggiungere questo obiettivo, occorre sin da ora definire il quadro regolatorio che disciplini il dispiegamento nel tempo delle tecnologie necessarie, alle migliori condizioni economiche” scrivono.

Nella parte dedicata agli obiettivi della transizione ecologica c’è chiarezza su quali settori intervenire “trasporti (responsabili del 26,6% delle emissioni totali), edilizia (che producono il 19,2% delle emissioni totali) e foreste (sottraggono un decimo delle emissioni)” ma non c’è un riferimento specifico ad agricoltura e allevamenti intensivi che costituiscono una larga fetta delle emissioni.

A livello di trasporti non si parla come altrove di trasporto pubblico gratuito in maniera netta, ma si punta su “ringiovanire il parco mezzi, ripristinando il super e iperammortamento al 130% e 140%, destinato alla progressiva sostituzione delle flotte con mezzi meno inquinanti per il trasporto merci”, così come si parla di favorire il trasporto su ferro (bisogna investire 8 miliardi di euro al fine di integrare le reti ferroviarie italiane nei corridoi europei) e per diminuire l’uso di mezzi privati inquinanti bisognerà invece “aumentare la costruzione annuale di metropolitane (da 14,2 km a 20 km) e di tramvie (da 16,9 km a 25 km) per un costo di 1 miliardo di euro l’anno”.

Fondamentale è anche “procedere con lo svecchiamento del parco autobus (5 miliardi in tre anni) e del parco treni (2 miliardi di euro); aumentare car e bike sharing con incentivi mirati ad ammortizzare i costi di acquisto dei mezzi”. Infine, per favorire l’acquisto di macchine ibride ed elettriche da parte dei privati, “bisognerà aumentare gli incentivi per queste macchine, e favorire l’installazione di punti ricarica pubblici urbani (sia stradali che privati) ed extra-urbani per auto elettriche e ibride plug-in”.

Punto a favore del programma del Terzo Polo è l’attenzione dedicata al riscaldamento e alla necessità di “abbassare i consumi di energia, migliorando l’efficienza energetica degli edifici e aumentando il calore generato da fonti rinnovabili non nocive per l’ambiente”. Allo stesso tempo si parla anche di investire nel biogas e il biometano. A livello di foreste invece viene chiesta una gestione sostenibile maggiore e il rilancio della filiera del legno.

Sempre scegliendo di parlare poco nello specifico di crisi del clima, il programma mostra però idee chiare sulla necessità, per esempio, di “un piano per la gestione del dissesto idrogeologico e aumentare gli investimenti in prevenzione e in infrastrutture di contenimento”, così come per affrontare la crisi idrica “recuperare e realizzare nuovi invasi e bacini per trattenere le acque piovane, ristrutturare la rete idrica italiana per ridurre le perdite e promuovere un piano per il riuso delle acque di depurazione”.

Anche in tema di economia circolare idee precise da parte del Terzo polo: “Realizzare un piano di investimenti per nuovi impianti di trattamento dei rifiuti (con attenzione anche all’importante recupero delle terre rare e dei RAEE); aggiungere sulle confezioni maggiori informazioni sull’impatto ambientale dei prodotti in vendita e incoraggiare l’applicazione della tariffazione puntuale per la TARI”, così come “creare un sistema di premialità per i Comuni che riducono la quota di rifiuti non inviati a riciclaggio”.

In conclusione, la parte relativa ad ambiente, energia e clima è affrontata con chiarezza nel programma di Azione e Italia Viva, anche se non c’è - come indicano a esempio i giovani dell’onda verde - una netta presa di distanza dai sussidi alle fonti fossili o uno specifico paragrafo dedicato al piano di adattamento al cambiamento climatico. Presenti invece i sì a rigassificatori e nucleare.

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