Ambiente

Dovremo dire addio all’Amazzonia?

È possibile secondo il Potsdam Institute for Climate Impact Research, che ha analizzato i principali punti di non ritorno causati dal cambiamento climatico
Credit: Galyna Andrushko/Envato
Tempo di lettura 4 min lettura
19 settembre 2022 Aggiornato alle 11:00

La crisi climatica ci sta travolgendo. E se non la fermiamo ci aspettano 5 disastrosi punti di svolta: a rivelarlo, lo studio condotto dal Potsdam Institute for Climate Impact Research (PIK) e pubblicato sulla rivesta Science.

Tra i 5 pericolosi punti critici, che potrebbero già essere stati superati a causa del surriscaldamento globale che ha portato a un innalzamento complessivo delle temperature di 1,1°C, ci sono il crollo della calotta glaciale della Groenlandia; un pericoloso innalzamento dei livelli del mare; il crollo di una corrente chiave nell’Atlantico settentrionale; l’interruzione delle piogge e un improvviso scioglimento del permafrost ricco di carbonio.

Secondo l’analisi, con il raggiungimento di 1,5°C di surriscaldamento - temperatura che indica l’aumento minimo previsto fino a ora - 4 dei 5 punti di non ritorno passano da possibili a probabili (gli scienziati definiscono l’attraversamento dallo status “possibile” quando la sua specifica soglia di temperatura minima viene superata e “probabile” quando su supera la stima della soglia centrale).

Inoltre, alla stessa temperatura, diventano probabili anche modifiche irreversibili alle foreste settentrionali e la perdita di quasi tutti i ghiacciai di montagna.

In totale, i ricercatori hanno individuato ben 16 punti di non ritorno, di cui 6 si raggiungeranno con l’innalzamento del riscaldamento globale di almeno 2°C. E tutti questi cambiamenti provocheranno effetti su un’ampia scala temporale, che varia da pochi anni a secoli.

La Terra potrebbe aver lasciato uno stato climatico “sicuro” quando ha superato il riscaldamento globale di 1°C - si legge nel report - con l’intera civiltà umana che si è sviluppata a temperature inferiori a questo livello. Ma è possibile che il superamento di uno solo dei punti critici ne attivi altri a catena.

In merito, Johan Rockström, direttore del Postdam Institute for Climate Impact Research, ha dichiarato: «Il mondo si sta dirigendo verso 2-3°C di riscaldamento globale. Questo mette la Terra sulla buona strada per attraversare molteplici punti di svolta pericolosi che saranno disastrosi per le persone in tutto il mondo. Per mantenere condizioni di vita vivibili sul nostro Pianeta dobbiamo fare tutto il possibile per evitare il superamento di questi punti».

Il Professor David Armstrong McKay, che ha preso parte alla ricerca insieme a Rockstörm, si è dichiarato molto preoccupato per il futuro del clima, anche a causa dei segni di destabilizzazione nella foresta pluviale amazzonica, la cui perdita avrebbe profonde conseguenze per il clima e le biodiversità a livello globale. Così come conseguenze disastrose le hanno lo scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia e la compromissione della corrente del Golfo.

L’analisi, nel complesso, ha valutato oltre 200 studi precedenti sui punti di svolta passati, osservazioni climatiche e studi di modellizzazione. 9 sono i punti critici globali identificati: collasso della Groenlandia; dell’Antartico occidentale; di due parti delle calotte glaciali dell’Antartide orientale; il collasso parziale e totale di Amoc (Atlantic Meridional Overturning Circulation); il deperimento dell’Amazzonia; il collasso del permafostrs; la perdita del ghiaccio marino nell’Artico.

Altri 7 punti, invece, porterebbero a gravi conseguenze in specifiche regioni: tra questi, l’estinzione delle barriere coralline tropicali e le modifiche al monsone dell’Africa occidentale. E tra potenziali punti di svolta ancora in fase di studio includono perdita di ossigeno oceanico e importanti cambiamenti nel monsone estivo indiano.

Niklas Boers, docente dell’Università Tecnica di Monaco (Technische Universität München) ha dichiarato che la minaccia è reale e che sono necessarie molti più sforzi di ricerca per restringere le soglie di temperatura critica.

Infine, Tim Lenton, della University of Exeter e coautore della ricerca, ha spiegato che da «Da quando ho valutato per la prima volta i punti di non ritorno nel 2008, l’elenco è cresciuto e la nostra valutazione del rischio che rappresentano è aumentata notevolmente. Il nostro nuovo lavoro fornisce prove convincenti che il mondo deve accelerare radicalmente la decarbonizzazione dell’economia. Ma per arrivare a questo, sono necessari punti di svolta sociali positivi».

Leggi anche
Cambiamento climatico
di Alessandro Leonardi 3 min lettura
Sostenibilità
di Alessandro Leonardi 2 min lettura