Ambiente

L’Artico si fonde sempre di più

«Dal Polo Nord possiamo imparare cosa potrebbe succedere al mondo nelle prossime due decadi. Per questo tutti lo stanno osservando», ha dichiarato Petr Chylek, ricercatore al Los Alamos National Laboratory
Credit: Dean Murray/Cover Images via ZUMA Press
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20 agosto 2022 Aggiornato alle 20:00

Le condizioni dell’Artico stanno peggiorando drammaticamente, mentre nuovi studi scientifici rivelano che negli ultimi 43 anni le temperature della regione sono aumentate quattro volte più velocemente rispetto alla media globale, a causa della crisi climatica-ambientale.

La ricerca è stata condotta da un gruppo di ricercatori dell’Istituto meteorologico finlandese, che ha esaminato la velocità del fenomeno conosciuto come “amplificazione artica” rivedendo le precedenti stime: «I nostri risultati dimostrano che i modelli climatici tendono a sottostimare l’amplificazione artica nell’arco temporale 1979-2021», hanno scritto gli scienziati nel loro studio.

L’accelerazione del riscaldamento globale al Polo Nord non è distribuita in maniera omogenea, ma presenta addirittura aree come il Mare di Barents dove l’aumento delle temperature è stato sette volte più veloce. Questi dati confermano che mentre nel corso degli ultimi decenni la media planetaria ha raggiunto un aumento di temperature di circa 1,1 gradi, nell’Artide si è arrivati addirittura a + 3 gradi rispetto al 1980.

L’impatto della crisi climatica sta determinando l’accelerazione della fusione dei ghiacci artici che hanno visto un assottigliamento del 66%, quasi 2 metri, dalla metà del XX secolo. La stessa loro estensione è declinata del 13%, per ogni decade, nel mese di settembre, come se fosse scomparsa un’area grande come lo Stato americano del Sud Carolina. Più le temperature salgono a causa delle emissioni prodotte dal nostro modello di sviluppo, più accelera la loro scomparsa con pure la diminuzione della loro capacità di riflettere la luce del Sole, aumentando ulteriormente le temperature in rialzo.

Le conseguenze di questa catastrofe, considerato il ruolo fondamentale dell’Artide nell’ecosistema planetario, si stanno propagando a cascata: «Ciò che sta succedendo nell’Artico non resta confinato nell’Artico», ha affermato Richard Davy, climatologo del “Nansen Environmental and Remote Sensing Center” in Norvegia.

Oltre al rialzo del livello dei mari, vi è un progressivo condizionamento dei processi chiave che guidano la circolazione generale degli oceani, fra cui l’importantissima Corrente del Golfo, con alterazioni della circolazione oceanica termoalina (Amoc).

Le terre circostanti al Polo Nord stanno registrando anomalie sempre più forti, con ondate di calore e temperature record in Siberia, e una generale compromissione del permafrost con il rischio concreto del rilascio di miliardi di tonnellate di metano, un gas serra con potere climalterante 80 volte superiore a quello della CO2.

Di fronte a questi enormi pericoli diversi scienziati si stanno interrogando su possibili soluzioni che vadano oltre i piani di mitigazione e di riduzione drastica delle emissioni, dalla geoingegneria a nuove tecnologie, che però sono ancora allo stadio preliminare e necessitano di imponenti ricerche.

Sicuramente la regione artica rimane il punto di osservazione prioritario per capire il futuro: «Dall’Artico possiamo imparare cosa potrebbe succedere al mondo nelle prossime due decadi. Per questo c’è una ragione per cui tutti lo stanno osservando», ha dichiarato Petr Chylek, ricercatore al Los Alamos National Laboratory.

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